“Fear the Deer”, recita il motto della casata Bucks di Milwaukee. E mai come quest’anno, probabilmente, i Cervi vanno rispettati e temuti. Sono reduci da una stagione mostruosa, a livello di continuità di risultati e di efficacia del sistema offensivo e difensivo. Il record con il quale si sono affacciati ai Playoff 2019 recita, infatti, 60 vittorie e 22 sconfitte.
Uno dei “segreti di Pulcinella” di questa scintillante versione dei Milwaukee Bucks è l’arrivo in panchina di coach Budenholzer, rivelatosi sin da subito un degno timoniere per la ciurma capitanata dal Greek Freak. L’impronta del coach ex Atlanta Hawks la si è vista a partire dal giorno zero del suo insediamento in Wisconsin: una squadra guidata da Giannis Antetokounmpo non poteva non correre sino allo sfinimento, esaltando le doti atletiche dei propri interpreti principali. I suoi dettami sono ruotati attorno ad un paio di cambiamenti decisivi: il greco in pianta stabile da power forward titolare e coinvolto da rollante nei pick-and-roll (non più da palleggiatore, come negli anni scorsi) e rimozione dei tiri dal mid range in favore di una mole molto più elevata di tiri da oltre l’arco.
A supporto di quest’ultimo punto, basta citare la differenza intercorsa tra le conclusioni da tre punti della scorsa stagione (24.7 a partita) e quelle di questa stagione (38.2), con una percentuale rimasta pressoché invariata (35.5% e 35.3%). Per raggiungere un miglioramento di tale portata, coach Bud aveva bene in mente cosa dovessero fare i suoi giocatori: correre, correre, correre, logorando gli avversari. I suoi ragazzi hanno abbracciato tale filosofia senza alcuna esitazione, e i risultati sono tutti lì da vedere. In questo senso, la serie di primo turno di Playoff contro dei Detroit Pistons decimati dall’infortunio del loro uomo franchigia Blake Griffin è stata a dir poco esemplare.
I ragazzi di coach Bud sono riusciti a scrollarsi prepotentemente di dosso l’etichetta di “squadra da Regular Season”, archiviando la pratica Pistons in sole 4 gare. I 41 punti, 9 rimbalzi, 4 rimbalzi e 3 assist di Giannis nel quarto e decisivo incontro sono un roboante messaggio per tutta la Lega: il papabile MVP non ha intenzione di fermarsi prima delle Finals. Le statistiche parlano di una squadra capace di affermarsi come migliore di tutto il lotto Playoff per percentuale media dal campo (51%), rimbalzi medi (53.3) e stoppate (8.8); occupano poi il secondo posto per assist medi (28.5), dietro ai soli Golden State Warriors, e il quinto posto per percentuale media da tre punti (37%).
I Bucks troveranno sulla loro strada dei Boston Celtics reduci da una stagione a dir poco altalenante e segnata da continue polemiche. Il loro record stagionale recita 49-33, e gli è valso un deludente quarto seed nella griglia Playoff della Eastern Conference.
Sin da subito ci si è accorti che qualcosa non stesse girando al meglio per la franchigia di Danny Ainge, ma la sensazione parallela è sempre stata che prima o poi le difficoltà sarebbero state superate, vista la quantità spropositata di talento e la profontità del roster a disposizione di Brad Stevens. Un primo passo verso il compimento di tali previsioni, ragionando ottimisticamente, potrebbe esserci stato con la serie di primo turno disputata contro dei Pacers orfani di Victor Oladipo. In pochi credo abbiano pronosticato lo sweep da parte dei Celtics, alla luce proprio delle problematiche riscontrate in Regular Season e della tegola dell’infortunio recente di Marcus Smart, anima difensiva della squadra, oltre che della stagione al di sopra delle aspettative dei Pacers.
Di fronte alle maldicenze e ai mille dubbi sulla loro tenuta mentale avanzati dagli addetti ai lavori, i Celtics hanno fatto quadrato attorno al loro allenatore e al loro leader Kyrie Irving, con la volontà di ribadire al mondo intero la serietà delle loro ambizioni. Manifesto di questa “rinascita” (o nascita, visti i numerosi passi falsi della Regular Season) è stata, probabilmente, la prestazione vintage di Gordon Hayward in gara 4 (20 punti con 7/9 dal campo e 3/3 dall’arco), sublimata con una una tripla dall’angolo a poco più di 1 minuto dal termine, che sapeva tanto di pugnalata decisiva al cuore degli avversari.
A tal proposito, proprio il tiro da tre punti è sembrato poter essere l’arma in più di questi Celtics formato Playoff 2019. I ragazzi di coach Stevens hanno tirato per ben 29.5 volte di media, convertendo i loro tentativi con il 39.8%. Se tale efficacia dovesse persistere anche in questo secondo turno contro i Bucks, probabilmente andremmo incontro ad una serie parecchio equilibrata.
Merita una menzione particolare Jaylen Brown, parso parecchio in palla nel corso di questi primi 4 incontri di Playoff. Complice l’infortunio di Smart (probabile assente per tutta la serie), lo swingman scuola California è tornato a partire in quintetto, come sperimentato ad inizio anno, ritrovando motivazione e fiducia nei propri mezzi. I suoi 11 punti di media in questo primo turno non rendono a pieno l’idea di quello che è stato il suo impatto nella serie; gli vengono in aiuto le medie del 58% dal campo e del 43% da tre punti e i 6.8 rimbalzi di media, numeri a dir poco impressionanti se si ripensa alla sua storia recente. Se mentalmente coinvolto nella serie, Brown potrà rivelarsi una pedina fondamentale nello scacchiere di coach Stevens.
Precedenti stagionali
I risultati dei tre precedenti stagionali tra Milwaukee Bucks e Boston Celtics vanno a favore della squadra di coach Bud, con 2 vittorie e 1 sconfitta.
La prima sfida, andata in scena in data 1 novembre 2018 presso il TD Garden di Boston, ha visto prevalere i Celtics con il risultato di 117-113. Una partita sostanzialmente equilibrata, dunque, per dei Bucks abbastanza diversi rispetto a quelli attuali (Henson era ancora parte del roster e mancavano elementi come Nikola Mirotic, George Hill e Pau Gasol).
Decisivo nel finale un Al Horford capace di limitare Giannis in situazione di isolamento dal post up, su un possesso fondamentale a 24 secondi dalla fine (con i Bucks sul meno 2), e di segnare i due liberi decisivi che hanno chiuso la contesa a 2 secondi dal termine. Lasciando spazio ai freddi numeri, non si può non citare la partita disputata da Kyrie Irving, autore di 28 punti con 10/20 dal campo ed un clamoroso 6/10 da oltre l’arco, così come quella dello stesso Greek Freak, trascinatore assoluto dei suoi con 33 punti e 11 rimbalzi.
Il secondo episodio della saga (21 dicembre 2018) ha avuto luogo sempre presso il TD Garden, dove stavolta a prevalere è stata la truppa di coach Bud con il punteggio finale di 120-107. I Bucks in questa occasione potevano già contare sull’apporto del veterano George Hill in uscita dalla panchina e su dei DJ Wilson e Sterling Brown capaci di conquistarsi a poco a poco la fiducia del loro allenatore.
Dopo un primo quarto da 35-22 a favore degli avversari, i Celtics non sono mai riusciti a ricucire lo strappo, trovandosi imbrigliati da una difesa asfissiante fondata su cambi sistematici in situazioni di pick-and-roll e da un attacco che oltre al solito stellare Giannis ha visto salire alle luci della ribalta anche Khris Middleton (21 punti, 9 rimbalzi e 5 assist, con 4/9 da tre punti) ed Eric Bledsoe (16 punti e 4 rimbalzi). Sul fronte biancoverde, invece, merita una menzione la prestazione maschia di Jaylen Brown, con i suoi 21 punti (8/14 dal campo e 3/6 da tre), i suoi 7 rimbalzi e le sue 4 palle rubate, uscendo dalla panchina.
Il 21 febbraio 2019 si è disputato il terzo ed ultimo incontro stagionale tra le due contendenti, nel Fiserv Forum di Milwaukee, con i ragazzi di coach Bud vincenti con il punteggio di 98-97. A fronte di tre quarti di gioco sostanzialmente equilibrati (conclusi con 2 o 3 punti massimo di scarto), è stata decisiva in particolare la seconda frazione, che ha visto prevalere i Bucks con un parziale finale di 33-25.
Mattatore dell’incontro, tanto per cambiare, il Greek Freak, con 30 punti, 13 rimbalzi, 6 assist ed un super 11/19 dal campo in 36 minuti di gioco. Da parte loro, i due leader avversari Kyrie Irving (22 punti e 5 assist) e Al Horford (21 punti, 17 rimbalzi e 5 assist) sono riusciti comunque a ben figurare, nonostante delle percentuali dal campo deficitarie (9/27 per Kyrie e 8/21 per Horford).
Chiavi tattiche
L’elemento più importante per le sorti delle due squadre in questa serie sarà, probabilmente, il controllo delle transizioni offensive e difensive.
Contenere lo strapotere di un atleta del genere e allo stesso tempo tenere sotto controllo quattro super tiratori sul perimetro è legale come cosa?
In tal senso, andando a sviscerare l’efficacia dei Bucks e dei Celtics emerge, infatti, una discrepanza abbastanza netta: i primi sono, per distacco, la squadra che in questi Playoff segna con più continuità in situazioni di transizione, con la bellezza di 29.5 punti medi prodotti a partita (al secondo posto i Rockets con 21.8); i secondi, invece, producono la miseria di 16.8 punti in campo aperto. Stiamo parlando di quasi 13 punti medi di differenza: uno sproposito, se si pensa a quello che potrebbe essere l’equilibrio tecnico-tattico di questa serie.
Per i ragazzi di coach Stevens, potrebbe essere cruciale la gestione del Pace, provare ad imporre i propri ritmi più compassati, la propria pallacanestro giocata a metà campo. Anche perché i Bucks si sono rivelati una squadra parecchio efficace nel limitare le transizioni avversarie, concedendo solo il 44.1% di Score Frequency agli avversari nell’arco delle prime quattro gare di Playoff (meglio di loro solo i Raptors, con il 42.6%).
Il vero problema per i biancoverdi, però, sorge nell’altra metà campo. Questi ultimi, infatti, troppo spesso durante la loro Regular Season si sono rivelati distratti e approssimativi nel limitare le transizioni avversarie, forse a causa di un’eccessiva fiducia nelle loro possibilità offensive. Stando alle statistiche racimolate in questo primo turno, Kyrie e soci sono stati la terza peggior squadra del lotto per punti per possesso concessi in transizione (1.24) e la quarta peggiore per Score Frequency con un preoccupante 52.5%.
Pare davvero decisivo, dunque, un miglioramento in quest’ottica, se si vuole evitare che il Greek Freak indirizzi la serie verso il Wisconsin senza troppe difficoltà.
In linea generale, ritengo che le sorti di questa serie ruotino attorno alla fase difensiva. Se i Bucks sembrano più propensi a limitare le sortite offensive degli esterni dei Celtics, con i vari Bledsoe, George Hill e Malcolm Brogdon (stando alle ultime indiscrezioni, di ritorno per gara 3 o gara 4) che si alterneranno in single coverage su Kyrie e con Middleton che probabilmente prenderà in consegna Jayson Tatum, dall’altra parte, alla luce dell’assenza di Smart, potrebbero esserci problemi maggiori. Irving, Brown, Tatum, Rozier ed Hayward non sono, presi singolarmente, dei difensori perimetrali di gran livello. Starà quindi a Brad Stevens e al suo coaching staff provare a trovare delle soluzioni innovative a livello di difesa di squadra. Un’idea potrebbe essere quella di estremizzare la pressione sul palleggiatore in situazioni di pick-and-roll, con l’obiettivo di sporcare la ricezione di Giannis o dei tiratori sempre molto abili nell’occupare gli angoli.
Trattandosi poi di una point-guard con una mentalità prettamente offensiva come Eric Bledsoe, alla luce anche dell’assenza del loro playmaker secondario Brogdon almeno fino a gara 3, questo tipo di strategia potrebbe pagare ottimi dividendi, a mio parere.
In conclusione, pongo una domanda da un milione di dollari: a chi toccherà la disgrazia di affrontare il Greco nella metà campo difensiva? Nei Playoff dello scorso anno, era stato Marcus Morris Sr ad immolarsi per i propri compagni, difendendo come meglio poteva su LeBron James, riuscendo, a sprazzi, a svolgere efficacemente il proprio compito. Qui però si sta parlando di un alieno con la velocità e il ball-handling di un esterno e l’altezza e la massa muscolare del più dominante dei centri. Non c’è stato un singolo avversario, nell’arco della Regular Season, che sia stato capace di mettere in difficoltà Giannis.
Le sue fortune o sfortune sono dipese sempre e comunque da lui stesso, dalla propria capacità di reggere la pressione delle difese nel pitturato e di gestire al meglio gli spazi concessi concessi sul perimetro. Complici i suoi miglioramenti nel gestire le situazioni di raddoppio e nel trovare degli scarichi illuminanti per i tiratori appostati sul perimetro, il rebus non può che farsi irrisolvibile. Contro un avversario di questo tipo, l’unica cosa da fare sembra essere il provare a provocarlo e a giocare sui nervi, sperando che perda il controllo emotivo della partita. In tal senso, un “duro” come Morris Sr potrebbe essere il più adatto ad avventurarsi nella mission impossible, sperando di poter contare sulla prontezza di Horford e Baynes negli aiuti difensivi. Una soluzione alternativa? Tirare fuori dalla naftalina Semi Ojeleye, che nella serie di Playoff dello scorso anno era riuscito a fare un discreto lavoro difensivo sul Greco.
Players to watch
In casa Bucks viene spontaneo pensare a quello che è stato l’apporto offensivo di Bledsoe, Middleton e Brook Lopez, tutti e tre molto vicini alla loro miglior stagione in carriera. Quest’ultimo, soprattutto, potrà rivelarsi un giocatore fondamentale tatticamente. La sua nuova predisposizione per il gioco perimetrale è stato forse ciò che più di ogni altra cosa ha permesso al Greek Freak di disputare una Regular Season da MVP.
Portare fuori dall’area degli abili difensori interni come Al Horford e Aaron Baynes metterebbe ancor più in difficoltà il giocatore biancoverde in marcatura su Giannis. Dalle sue percentuali al tiro da tre e dalle sue abilità da passatore dal post alto, dunque, dipende una bella percentuale della fluidità offensiva della sua squadra. In questo senso, i suoi 2 assist di media e il suo 37.5% da oltre l’arco (su 4 tentativi a partita) in questo primo turno, lasciano ben sperare.
Fondamentale sarà anche l’apporto di un giocatore talentuoso e tatticamente duttile come Nikola Mirotic, in uscita dalla panchina. La sua abilità nell’aprire il campo e nell’inventare canestri mettendosi in proprio potrebbe rivelarsi un’arma segreta utile a scompaginare i piani difensivi dei Celtics.
Va citata, infine, l’abilità di Sterling Brown nel mettersi a disposizione dei compagni difensivamente e offensivamente e nel colpire gli avversari lavorando tra le pieghe della partita. La guardia al secondo anno è stata una vera e propria sorpresa di questa stagione dei Bucks, partendo ad inizio anno ai margini delle rotazioni e arrivando a conquistarsi (complice la provvisoria assenza di Brogdon) un posto da titolare per questi Playoff. Le sue abilità da giocatore all-around non vanno sottovalutate, come testimoniano i suoi 8.3 punti di media, i 5.8 rimbalzi, i 3.8 assist e il mostruoso 55.6% da tre della sua serie contro i Pistons.
In casa Celtics, invece, tralasciando il leader maximo Kyrie Irving, i fari saranno tutti puntati sul pericolo pubblico numero 2 Jayson Tatum. Reduce da una annata abbastanza difficile dal punto di vista della continuità, il nativo di Saint Louis è parso più in difficoltà rispetto alla sua sfavillante stagione da rookie, a livello di lucidità nelle scelte e di durezza mentale, portando tantissimi addetti ai lavori a parlare addirittura di “regressione”, con lo spettro del ritorno dei vecchi difetti collegiali (abuso del tiro dal mid-range in situazioni di isolamento, con percentuali altalenanti).
Più forte di tutto questo vociare mediatico sul suo conto, Jayson ha disputato una serie di primo turno di tutto rispetto, mettendo assieme 15.7 punti, 6 rimbalzi e 2.1 assist di media, dimostrandosi spesso freddo nei momenti cruciali delle quattro partite contro i Pacers, e offrendo costante supporto offensivo al suo partner in crime Kyrie.
Importantissimo sarà anche l’apporto di Al Horford, vero direttore d’orchestra dell’attacco biancoverde. La sua intelligenza nel trovare i compagni smarcati in situazioni di taglio, il suo timing perfetto da rollante o da tiratore sul pick-and-pop, i suoi handoff capaci di mettere in ritmo le bocche da fuoco perimetrali, sono elementi davvero troppo importanti per la sua squadra.
Non si parla mai abbastanza di quanto l’efficacia dell’attacco a metà campo dei Celtics dipenda dall’ispirazione del centro dominicano. In questo primo turno contro i Pacers è apparso, però, troppo discontinuo a livello di percentuali di tiro, e nella serie contro i Bucks questo potrebbe rivelarsi un problema più serio del previsto. C’è bisogno che qualcuno attacchi l’area avversaria efficacemente, che metta sotto pressione Giannis e soci e li faccia lavorare anche all’interno del proprio pitturato, permettendo ai talentuosissimi esterni al servizio di coach Stevens di avere maggiori spazi e potersi liberare più facilmente dalla pressione dei difensori perimetrali dei Bucks.
La crescita a livello di cifre e di percentuali di Horford, quindi, è un elemento che non va assolutamente sottovalutato nell’economia di questa serie.
Infine, faccio menzione anche del talento enorme della second unit dei Celtics. Giocatori come Gordon Hayward e Terry Rozier, infatti, apparsi in grande spolvero contro i Pacers, potrebbero rivelarsi difficilmente arginabili per la panchina dei Bucks o per i titolari con parecchio minutaggio già nelle gambe. In una serie che, probabilmente, vivrà di equilibrio e di un continuo alternarsi di parziali, attenzione alle loro fiammate offensive e alla loro voglia di rivalsa (entrambi hanno più di un sassolino da togliersi dalle scarpe, per motivi diversi).
Pronostico
Consapevole che questi Celtics sono difficilmente leggibili e potenzialmente possono sovvertire ogni pronostico, la maggiore solidità su entrambi i lati dal campo mostrata in tutte le 86 partite disputate sinora dai Bucks porta a pensare questi ultimi possano spuntarla in questa serie.
Con Giannis e soci freschi atleticamente dopo una prima serie poco logorante contro i Detroit Pistons, credo che la serie si possa concludere con un 4-2 in favore della squadra di coach Budenholzer. Di sicuro, le emozioni non mancheranno, e la possibilità che si arrivi a Gara 7 non pare essere così peregrina.