Se ne parla da anni, a volte anche forzatamente, quasi a voler alimentare a tutti i costi quella retorica del ragazzo solo contro il mondo dal fascino apparentemente irresistibile, in grado di sedurre indifferentemente tifosi e addetti ai lavori. Tuttavia, sembra proprio che sia valsa la pena di attendere: il Dame Time è finalmente arrivato.
Parliamoci chiaro: nonostante il fattore campo e l’ennesima regular season giocata ad alti livelli, in pochi avrebbero scommesso sui Blazers vittoriosi in sole cinque gare sui Thunder di Russell Westbrook e Paul George. Vuoi per il grave infortunio patito da Jusuf Nurkic che ha privato Portland del loro centro titolare, vuoi per la (presunta, dati alla mano) solidità degli avversari, vuoi per il roboante sweep subito un anno fa per mano dei Pelicans, i Trail Blazers non si sono certo presentati ai blocchi di partenza di questi Playoff con i favori del pronostico.
In un clima decisamente rovente, Lillard e soci si sono aggiudicati i primi due match della serie prima di volare in Oklahoma, dove con la vittoria in Gara-3 i Thunder hanno dato l’impressione di poter riaprire i conti. Impressione non del tutto corretta, dato che i ragazzi di coach Donovan non sono riusciti a dare continuità alla buona prestazione di Gara-3, con le provocazioni inscenate ai danni di Lillard da Westbrook e Schröder che, come spesso accade in questi casi, non hanno dato i frutti sperati.
Anzi.
A chiudere i conti, con tanto di saluto finale agli avversari, ci ha pensato infatti proprio Lillard, che ha deciso di chiudere una Gara-5 fin lì in perfetto equilibrio sul punteggio di 115-115 con una tripla allo scadere da quasi metà campo. Non sarà stato un bel tiro, come dichiarato a fine partita da un Paul George ancora evidentemente e, se vogliamo, comprensibilmente scosso dal risultato, ma è impossibile annoverare una tripla scoccata da 10 metri allo scadere in una partita che può decidere serie, Playoff e carriera dei protagonisti come il tentativo disperato di un folle. Molto più probabilmente abbiamo assistito all’esecuzione di un tiro studiato, provato e riprovato in allenamento, per quanto apparentemente privo di senso.
Archiviata la pratica Thunder grazie a un Lillard in formato MVP, i Blazers hanno beneficiato di qualche giorno di riposo prima di dedicarsi alla preparazione in vista delle Semifinali di Conference. Lo stesso non può dirsi per i Denver Nuggets di coach Malone, che soltanto nella notte tra sabato e domenica sono riusciti a domare una volta per tutte gli Spurs al termine di una serie più equilibrata e combattuta del previsto.
Dopo la sconfitta patita tra le mura amiche in Gara-1 e l’immediata reazione, in rimonta, di Gara-2, la serie si è spostata in Texas, dove un super Derrick White da 36 punti ha messo in serio pericolo la qualificazione di Jokic e compagni. Proprio come in Colorado, i Nuggets sono riusciti a riportare la serie in parità per poi passare in vantaggio per 3-2 a seguito del successo casalingo in Gara-5. Proprio quando il passaggio del turno sembrava ormai cosa fatta, la reazione d’orgoglio degli Spurs, guidati da LaMarcus Aldridge e DeMar DeRozan, ha costretto Denver a giocarsi il tutto per tutto in un’infuocata e tiratissima Gara-7, decisa dall’ottima fase difensiva dei ragazzi di coach Malone e per certi versi anche dal pubblico di casa.
Primo successo in una serie di Playoff da 10 anni a questa parte per una squadra che nel giro di un paio di stagioni è passata da oggetto di culto dell’NBA Game Pass a pretendente per il titolo, ma le inattese difficoltà incontrate contro degli Spurs lontani anni luce dai fasti di qualche anno fa non possono non far riflettere in vista dello scontro con i Trail Blazers di Damian Lillard.
Precedenti stagionali
Per tranquillizzare gli animi dei tifosi dei Nuggets, diciamo subito che Denver si è aggiudicata tre incontri stagionali su quattro contro Portland e che l’unica sconfitta è arrivata con Jokic, Millsap e Murray a sedere accanto a Mike Malone. A difesa dei Trail Blazers va anche detto però che i Nuggets non sono mai andati oltre i 5 punti di scarto finali, a testimonianza dell’incertezza che ha sempre fatto da sfondo agli incontri stagionali tra le due squadre e che con tutta probabilità caratterizzerà anche queste Semifinali di Conference. A segnare in negativo le sorti del primo match, nonostante un McCollum da 33 punti, è stata la serataccia di Damian Lillard, che aveva chiuso con soli 15 punti decisivi in negativo nel 113-112.
Il season-high da 40 punti di Nikola Jokic basta e avanza per regolare i Blazers al Pepsi Center di Denver, dove i Nuggets colgono la seconda vittoria consecutiva in regular season contro Portland. La dichiarazione di coach Terry Stotts a fine gara racchiude tutta l’essenza di una partita tutto sommato molto combattuta, come testimoniato dal 113-116 finale, ma decisa da una delle migliori prestazioni stagionali di uno dei giocatori più dominanti della lega: “Jokic is a hell of a player!”.
La musica non cambia neppure nel terzo incontro tra le due squadre, datato 6 aprile 2019, quando con la terza vittoria su tre partite disputate contro i Blazers i ragazzi di coach Malone si aggiudicano il titolo della Northwest Division. Ancora una volta, a fare la differenza tra le due squadre è stato Joker, che ha realizzato 10 dei suoi 22 punti nell’ultimo periodo, sfiorando la tripla doppia con 13 rimbalzi e 9 assist.
Due giorni più tardi Portland riesce finalmente a portarsi a casa il primo incontro della serie con i Nuggets che, come già anticipato, si presentano al Moda Center in versione ampiamente rimaneggiata. È probabile che dietro la scelta di coach Malone, oltre alla volontà di far riposare i giocatori chiave in vista degli ormai imminenti Playoff, si sia celato anche qualche calcolo: sebbene gli accoppiamenti definitivi della Western Conference avrebbero preso forma solo al termine della regular season, la sconfitta contro i Trail Blazers avrebbe dato buone garanzie di evitare i temibilissimi Rockets nelle eventuali Semifinali di Conference.
Chiavi tattiche
Come abbiamo già avuto modo di vedere ripercorrendo gli incontri stagionali tra le due squadre, il pericolo numero uno in casa Blazers risponde al nome di Nikola Jokic. Nelle tre occasioni in cui è sceso in campo contro Lillard e soci, il serbo ha collezionato in media 25,7 punti, 9,7 rimbalzi e 8 assist, confermandosi come fonte primaria di gioco per la macchina quasi perfetta guidata da coach Malone.
Basandoci su quanto visto in regular season, ad oggi Portland non sembra avere un gameplan in grado di limitare l’estro di Jokic, il che rappresenta un limite non da poco in vista delle prossime Semifinali. Né il suo ex compagno Jusuf Nurkic, ormai fuori dai giochi per via del grave infortunio alla gamba sinistra subito il 26 marzo scorso, né Enes Kanter si sono rivelati in grado di contenere Jokic, che alla luce dei problemi fisici accusati dal lungo turco nel corso della serie contro i Thunder rischia di diventare lo spauracchio della difesa dei Blazers. Qualora il dolore alla spalla dovesse impedire a Kanter di scendere in campo nelle prime gare della serie, toccherà a Zach Collins e Meyers Leonard, oltre che al già testato – con risultati non proprio eccezionali – Aminu, prendersi cura di Joker. Pur essendo reduci da un buon primo turno, i due lunghi di Portland sembrano però avere davvero poche chance contro il vastissimo arsenale di cui Jokic dispone.
Lo smarrimento tipico di chi deve suo malgrado marcare Jokic.
È evidente come, a prescindere da chi si occuperà della stella dei Nuggets, il resto della truppa dei Blazers dovrà inevitabilmente dare una mano ai lunghi per tenere vive le speranze di approdo alle Finali di Conference. Già, ma come fare? Raddoppiare sistematicamente Jokic spianerebbe la strada ai tiratori sul perimetro, pronti a ricevere dal serbo cioccolatini soltanto da scartare. Sembra proprio che i Trail Blazers dovranno essere bravi a scegliere di che morte morire. In questo senso, una scelta sensata potrebbe essere quella di lasciare a Jokic qualche long two poco appetibile, nella speranza che Joker si lasci ingolosire e manchi il bersaglio. Quello legato a Jokic è un problema con cui il coaching staff dei Trail Blazers dovrà necessariamente fare i conti, e sarà interessante scoprire le contromisure che coach Stotts adotterà nel tentativo di annullare, o quantomeno contenere, la stella di Denver.
Passiamo ora dall’altra parte della barricata per vedere come i Nuggets debbano far fronte ad una questione altrettanto delicata.
Già, perché i 50 punti rifilati in Gara-5 ai malcapitati Thunder rappresentano il biglietto da visita con cui Damian Lillard si presenta a queste Semifinali di Conference. A differenza di quanto visto in precedenza in casa Blazers, sulla carta coach Malone sembra aver elaborato una strategia vincente già in regular season. Fatta eccezione per l’ultimo incontro stagionale dal retrogusto di sconfitta premeditata, nella serie contro Denver Lillard ha fatto registrare la miseria di 18,3 punti di media, realizzati tirando con il 33% dal campo.
Dietro questi numeri che poco hanno a che fare con un attaccante del calibro di Lillard si cela il gran lavoro di Gary Harris, che in 78 possessi in cui si è ritrovato a difendere sul prodotto di Weber State ha concesso solo un canestro su otto tentativi ad un irriconoscibile Lillard. Con Harris che con tutta probabilità si alternerà a Torrey Craig in marcatura sul giustiziere dei Thunder, toccherà a Jamal Murray prendersi cura del pericolo numero due per la difesa dei Nuggets, CJ McCollum. Alla luce dell’assenza di un terzo violino di livello che possa caricarsi la squadra sulle spalle, i due esterni di Portland dovranno rivelarsi all’altezza della situazione se vogliono aggiungere un altro scalpo di prestigio a quello dei Thunder.
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Se anche a livello di profondità le due squadre sembrano viaggiare su due binari paralleli – i Nuggets possono vantare una delle migliori panchine della lega, mentre quella dei Blazers, con soli 18,8 punti di media, è risultata essere la peggiore del Primo Turno di Playoff per produzione offensiva – c’è però un fattore che rischia di pesare in modo decisivo nel bilancio della serie.
Se negli ultimi anni il nucleo storico di Portland, nel bene e nel male, è stato ospite fisso dei Playoff, la stragrande maggioranza dei giocatori dei Nuggets è alla sua prima esperienza in postseason, il che contribuisce anche a spiegare i motivi della grande fatica per battere gli Spurs. L’inesperienza potrebbe giocare brutti scherzi ai ragazzi di coach Malone: in questo senso, toccherà al veterano Millsap tenere alto il livello di attenzione della truppa nei momenti clou della serie.
Chiudiamo con una doverosa nota sul tiro da tre punti. È ormai innegabile che le percentuali dalla lunga distanza finiscano per indirizzare in un senso o nell’altro il cammino ai Playoff di una squadra. A questo proposito, concedendo soltanto il 33,9% dalla lunga distanza, Denver può vantare la miglior difesa perimetrale della lega in regular season. Basterà per limitare Lillard e soci, che contro i Thunder hanno tirato con un mostruoso 40,5% dall’arco?
Players to watch
In casa Nuggets occhi puntati, oltre che su Jokic, su Paul Millsap. Come abbiamo già avuto modo di vedere, l’ex Hawks è l’unico con una certa esperienza in postseason, ma il suo contributo non si ferma certo al sostegno psicologico ai compagni. Millsap è il leader di una delle migliori difese della lega: non è certo un caso che i Nuggets siano passati dall’avere lo scorso anno il ventitreesimo Defensive Rating della lega al decimo posto di questa stagione, frutto di soli 108 punti concessi su 100 possessi.
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Dall’altra parte, qualora per qualche motivo l’orologio di Lillard non dovesse segnare l’ora giusta, toccherà a CJ McCollum fare le veci del numero 0. Come dimostrato anche in regular season contro gli stessi Nuggets, il fido scudiero è ormai in grado di punire la minima disattenzione della difesa avversaria e toccherà a lui prendersi qualche tiro pesante nel caso in cui Lillard dovesse ricevere troppe attenzioni da Harris e soci.
Pronostico
Difficile dire come andrà a finire quella che si preannuncia come una delle serie più imprevedibili di questi Playoff. Sull’onda dell’entusiasmo del buzzer beater di qualche giorno fa, ci sentiamo di dare fiducia ai Trail Blazers. Tuttavia, non sarà certo impresa facile mettere la museruola a Jokic e avere la meglio su una delle più belle sorprese di questa stagione. È probabile che a sancire la fine delle ostilità debba necessariamente essere una Gara-7, decisa, perché no, da un altro brutto tiro.
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