All’indomani della sconfitta subita in Gara 6, che è costata l’accesso alla finale di Conference per i suoi Houston Rockets, James Harden è ritenuto il maggior responsabile della disfatta texana.
In molti, tra i giornalisti e gli analisti d’oltreoceano, continuano a puntare il dito contro le performance nella post-season del numero 13 di Houston. Da anni ormai, l’MVP in carica, ha abituato il pubblico ad un’incredibile involuzione nei Playoff.
Chiaramente il gioco di Mike D’Antoni è incentrato sul “barba”. Nelle stagioni vissute alla corte della città capoluogo della contea di Harris (Texas), la stella dei Rockets ha preso sempre molti tiri dal campo: la media a partita nell’ultima stagione è stata di 24.5 FGA (massimo in carriera) ed ha avuto come valore più basso i 16.5 tiri tentati dal campo a partita nella stagione 2013-2014. La produzione realizzativa del numero 13 è stata di 36.1 punti a partita durante le 78 gare di regular season e si è poi abbassata a 31.6 nelle 11 apparizioni ai Playoff di quest’anno.
La franchigia di Tilman Fertitta dipende quasi unicamente dal suo top scorer e chiaramente, così come è abituato a raccogliere i meriti per i risultati positivi, anche le più grandi critiche a seguito delle debacle di squadra vengono addebitate all’ex guardia degli Oklahoma City Thunder.
In questo senso vanno le ultime dichiarazioni di Skip Bayless e Shannon Sharpe. Queste le parole del giornalista di ESPN:
“Do la colpa a James Harden, lui non è da Playoff. E’ semplicemente un giocatore da stagione regolare. Quando sale la pressione inizia a svanire e alla fine scompare. Ha avuto quattro palle perse nel quarto periodo della gara che ha sancito l’eliminazione dei Rockets.”
Mentre Sharpe ha continuato con l’invettiva:
“E’ un giocatore con l’88% ai liberi in stagione. Ma ne ha mancati ben 5 in Gara 6, ed ha chiuso con il 58% dalla lunetta. Poi venitemi a dire che non sente la pressione. Questa è la terza volta negli ultimi tre anni che Harden perde una Gara 6 davanti i suoi tifosi.”
In realtà le Gare 6 perse da Harden davanti i propri tifosi sono due negli ultimi tre anni. Nel 2016-2017 infatti i San Antonio Spurs si imposero al Toyota Center mentre l’anno scorso i Golden State Warriors vinsero la sesta partita alla Oracle Arena per poi ipotecare la serie in Gara 7 in Texas.
E solo colpa di Harden? Non ha funzionato altro? O semplicemente i Warriors erano troppo forti? Continueranno a piovere pesanti critiche sulla sua figura.
Di certo, i Playoff continuano ad essere un punto debole del prodotto di Arizona State University. C’è bisogno di invertire questa tendenza, dato che ormai lo scorso anno il massimo titolo individuale è andato in cascina. C’è bisogno di raggiungere traguardi collettivi che hanno sempre un maggior appeal in uno sport di squadra.
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