Primo Piano

Road to NBA Draft 2019: Coby White

Squadra: North Carolina Tar Heels

Ruolo: Guard

2018-19 Stats Per Game:

Pts TotRebs DefRebs OffRebs Asts Stls Blks FG% 3pts FG% Ft%
16.1 3.5 3.2 0.3 4.1 1.1 0.3 42.3 35.3 80.0

2018-19 Advanced:

Ast% Reb% OffReb% DefReb% TO% Usg% Blk% eFG% TS%
24.4 6.4 1.3 11.3 15.5 26.8 1.3 51.6 55.6

 

Quello di Coby White non è un nome di primo piano.

Il suo destino pre-draft, come quello della stragrande maggioranza dei suoi colleghi, è di essere oscurato dalla gigantesca ombra di Zion Williamson, prima scelta unanime to-be e catalizzatore di una classe meno ricca di talento, sulla carta, rispetto a quelle degli ultimi due anni.
Oltre alla iconica pettinatura afro anni ’70, però, c’è tanto in questa guardia da North Carolina University che potrebbe renderlo uno dei prospetti più intriganti della draft class 2019.

White viene dalla sua prima e unica stagione di college come leader offensivo dei North Carolina Tar Heels (almeno per quanto riguarda i punti segnati), ma il suo stile di gioco fa pensare a un’evoluzione in arrivo nei prossimi anni e rende quindi difficile etichettarlo più come shooting guard definitiva che point guard to be.
A 196 cm e 83 kg incarna le dimensioni ideali di un #2 (un po’ leggero, ma potrà lavorarci), è un tiratore più che affidabile in catch and shoot dalla lunga distanza, ma le abilità sviluppate nel palleggio suggeriscono che potrebbe aver soltanto scalfito la superficie delle sue potenzialità offensive.
Al momento i principali mock draft d’oltreoceano lo danno tra la sesta e l’ottava scelta del primo giro, e non è difficile pensare che una squadra in cerca di un esterno rapido e capace di colpire dal perimetro decida di usare la propria prima scelta (o seconda nel caso degli Hawks) proprio per lui.

Punti forti

Come anticipato, il pezzo forte del gioco offensivo di White è il tiro da 3 punti in catch and shoot; l’internet non è particolarmente d’aiuto nel fornirci dati numerici sulle sue percentuali nelle diverse situazioni, ma è sufficiente dare un’occhiata ai suoi highlights stagionali per capire di cosa sto parlando:

Il video dura 4 minuti. (via NBA Draft Junkies Profiles)

White ha tratto vantaggio dalla sua abilità nel tiro da 3 già durante l’annata al college, chiudendo la stagione 2018/19 con un disarmante 52.3% di three-point attempt rate, dato che indica come White tiri da 3 più di una volta ogni due tiri tentati.

Senza scendere nei dettagli tecnici della North Carolina di quest’anno (una delle macchine da canestri migliori della stagione collegiale), è intuibile come lo spacing a livello NCAA sia per forza di cose meno elevato rispetto a quelle che sono le possibilità dei tiratori in NBA: se White è riuscito a investire già così tanto sul tiro dalla distanza, gli spazi offerti dal basket più moderno che si gioca al piano di sopra potranno solo aiutarlo ulteriormente.
Quest’abilità nel tiro in catch and shoot è determinata anche dalla grande capacità di White di muoversi senza palla. Durante l’anno a North Carolina la guardia si è dimostrata molto abile nello sfruttare i blocchi dei compagni e gli handoffs, riuscendo anche a trovare l’equilibrio una volta iniziato il momento di sospensione grazie a un ottimo controllo del corpo – seppur in quelle situazioni le sue percentuali non siano eccelse. Durante l’estate sarà necessario, in questo senso, un lavoro specifico sulla sua struttura muscolare, ma ci torneremo.

L’altra arma dell’arsenale di White è il primo passo molto rapido, che unito a un ball handling di primo livello per una guardia di quell’età lo mette a suo agio in situazioni di 1vs1, specie contro avversari più grossi e lenti. White ha dimostrato anche una certa tendenza a esplorare il tiro in step-back, movimento tanto caro ad alcune star NBA come James Harden e Luka Doncic; se riuscirà ad affinare quest’abilità, potrebbe esserci del go-to scoring potential.

 

Non ha problemi a cominciare lui il possesso, controlla il palleggio e sfrutta i compagni per crearsi tiri ad alta percentuale – anche se può migliorare nell’uso della mano sinistra. 

Se per forza di cose in questo momento White si presenta principalmente scorer, però, non è da sottovalutare il livello dei suoi passaggi.

Non siamo ancora in presenza di un progetto di point guard, e i passaggi decisivi che riesce a effettuare con sicurezza sono ancora di livello più o meno basico, ma già essere pronto su questo tipo di assist e riuscire a impattare l’attacco della propria squadra con qualcosa in più rispetto al tiro da 3 può rappresentare un primo mattone importante.
Ha chiuso la stagione 2018-19 con 4.1 assist di media, un numero non basso per, ancora, una non-point-guard, anche se perde decisamente troppi palloni paragonando questo dato a quando invece è in grado di gestire meglio i possessi. L’assist/turnover ratio (1.5) è troppo bassa, fattore che non gioca a suo favore, ma avrà tutto il tempo per lavorare e sviluppare meglio questo aspetto del gioco.

A differenza di molti prospetti che escono dal college con l’etichetta di scorer, White può aggiungere al suo bagaglio anche basi difensive più che solide, essendo in grado già ora di muoversi molto bene lateralmente e, grazie al fisico rapido e asciutto, rimanere a contatto con le guardie avversarie reggendo in 1vs1.

E’ già in grado di capire quando in alcune situazioni può permettersi di lasciare l’uomo e andare in aiuto. In stagione ha fatto registrare 1.1 rubate a partita. 

Punti deboli

Abbiamo parlato tanto del tiro di White, essendo come detto la conclusione dalla lunga distanza la sua arma principale. Ovviamente, però, trattandosi di una guardia che ha da poco compiuto 19 anni, anche il miglior aspetto del suo gioco avrà bisogno di tanto lavoro, sia in estate che nei prossimi anni.

Il primo ‘minus’ del tiro di White è il punto di rilascio: non va particolarmente in alto quando si eleva in sospensione, e nonostante un rilascio particolarmente veloce e una meccanica fluida e consolidata, tirare da altezze tendenzialmente limitate rischia di rappresentare un problema serio contro difensori lunghi e atletici come quelli che affronterà in NBA.

Stesso discorso per quel che riguarda le conclusioni al ferro, White dimostra una notevole abilità a disfarsi dell’avversario dal palleggio ma non è il più preciso dei tiratori nel traffico, viene spesso stoppato e, come detto prima, non fa minimamente affidamento sulla mano sinistra, fattore che almeno nei primissimi mesi di carriera professionistica potrebbe renderlo un attaccante monodimensionale.
Il primo passo è, ancora una volta, tante ore in palestra durante l’estate, aggiungere qualche chilo ed esplosività tanto per avere più forza nelle gambe al momento dei tiri in sospensione, quanto per arrivare con più decisione al ferro e venire stoppato meno dai lunghi avversari.

Il rischio è di vederlo finire così al ferro molte volte durante le prime stagioni NBA. 

Altra caratteristica negativa di White, comune a molti giocatori di quell’età e con quelle doti tecniche, è la ricerca ossessiva, nei momenti di maggiore difficoltà, di ‘cavarsela da solo’, fare troppo affidamento sulle proprie abilità in palleggio e finire per perdere palla o giocare hero-ball, con conclusioni fuori dal contesto.
Dovrà limare questo aspetto per non essere etichettato velocemente dal suo nuovo coach in NBA, ma ripetiamo, ancora, sono tutti passi normali e classici da affrontare per una guardia di quell’età.

Upside

Parlando di quel che White può diventare, come detto, il campo è piuttosto esteso.

Se la sua carriera si baserà principalmente sullo scoring, e sicuramente muoverà i primi passi in NBA come shooting guard, non è da escludere uno sviluppo – lento e che maturi negli anni – che lo porti a prendersi più responsabilità offensive, magari concedendo qualche tiro in più ai compagni e occupandosi di compiti di regia che adesso soltanto superficialmente gli appartengono.

Per capirci, il progetto non è un mini James-Harden, che già al college e nella prima stagione NBA aveva dato prova di basi molto più solide per quanto riguarda il playmaking, ma piuttosto un giocatore a suo agio nel mettere punti a referto che gradualmente si evolva in una specie di combo guard in grado di alternare conclusioni e regia – un passo simile a quello che potremo vedere fare, il prossimo anno o in un futuro ancora più lontano, a Donovan Mitchell.
Che il potenziale di White sia di go-to scorer, nessuno lo mette in dubbio.

Draft Projection

Abbiamo visto come i principali mock draft d’oltreoceano diano White quasi certamente nelle prime 10, oscillando tra la sesta e l’ottava-nona scelta.
A lottery compiuta, notiamo come molte delle squadre nelle posizioni ‘ideali’ per chiamare White non abbiano effettivamente bisogno di quel tipo di giocatore, da Cleveland con Collin Sexton alla 5 fino a Phoenix che cerca più un playmaker da affiancare a Booker alla 6, passando per la settima scelta di Chicago che di scorer ne ha fin troppi e cerca, come la franchigia dell’Arizona, un tipo di giocatore che possa portare più ordine.
Atlanta alla 8 potrebbe essere un’opzione sensata, ma fare previsioni per questo draft risulta difficile vedendo la volatilità dei mock draft e sopratutto un fenomeno sempre più sviluppato come quello di scambiare giocatori draftati pochi minuti prima, facendo una sorta di trade-up e trade-down tardivo.

In ogni caso, White, i suoi afro e il suo straordinario groove non dovrebbero uscire dalla top-10.

 

 

Guarda i commenti

  • ciao a tutti, bell'articolo, unico appunto sulla 3p rate, il 52% indica che sono praticamente uguali a quelli da due

    • Ciao, uguali a quelli da due inteso come numero di tentativi? Era questo che intendeva la frase.

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Pubblicato da
Leonardo Flori

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