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Road to NBA Draft 2019: R.J. Barrett

Squadra: Duke Blue Devils (Freshman)

Ruolo: Combo Guard

2018-19 Stats Per Game:

Pts TotRebs DefRebs OffRebs Asts Stls Blks FG% 3pts FG% FT%
22.6 7.6 6.0 1.6 4.3 0.9 0.4 45.4 30.8 66.5

2018-19 Advanced:

Ast% Reb% OffReb% DefReb% TO% Usg% Blk% eFG% TS%
23.5 11.2 4.8 17.2 13.2 32.2 1.2 50.6 53.3

La squadra dei Duke Blue Devils 2018-19, nonostante non abbia raggiunto i risultati che in molti si aspettavano, passerà ugualmente alla storia: per la prima volta nello stesso poster erano presenti i primi tre giocatori della recruiting class, Cam Reddish, Zion Williamson e R.J. Barrett.

Proprio il talento canadese era il n°1 di questa lista, sia per quello fatto vedere alla Monteverde Academy, ma anche, se non sopratutto, per le sue prestazioni al Mondiale U19 del Cairo, quando Barrett con il suo Canada venne eletto migliori giocatore della competizione (vincendo in finale contro la nostra nazionale), realizzando anche 38 punti, 13 rimbalzi e 5 assist nella vittoria in semifinale contro gli Stati Uniti (trovandosi di fronte tra i tanti anche il suo futuro compagno di squadra Reddish).

Durante la stagione NCAA, le sue quotazioni in vista del Draft sono leggermente scese più per meriti di altri che per suoi demeriti: il nativo di Toronto infatti ha fatto vedere tutto il suo talento quest’anno diventando il freshman con il maggior numero di punti nella ACC (860), sopraggiungendo a Kenny Anderson (721) e venendo inserito nel First Team All-American, al fianco di Grant Williams, Cassius Winston, Ja Morant e Zion Williamson. La coppia formata da lui e Zion ha portato l’hype del College Basket a livelli mai raggiunti, facendo diventare le partite di Duke un vero e proprio evento a livello nazionale.

Punti di forza

Scoring machine, questa è probabilmente il primo pensiero che viene in mente quando si pensa al R.J. Barrett: il prodotto di Duke è in grado di segnare in qualsiasi modo e le sue statistiche ne sono l’esatta dimostrazione.

Sopratutto con la mano sinistra Barrett è molto bravo ad assorbire il contatto e concludere a canestro portando molto spesso a casa canestro e fallo. Molto dell’attacco dei Blue Devils infatti proveniva dalla transizione, dove due giocatori come il canadese e Zion Williamson risultavano assolutamente inarrestabili con le loro capacità di condurre la transizione e concludere al ferro.

Una delle soluzioni più immarcabili nella faretra del canadese è il tiro dal mid-range, un tiro non tanto pregiato ma che Barrett ha continuato a realizzare con percentuali piuttosto elevate per tutto l’arco della stagione.

Un’altra grande abilità del numero 5 è quella di sapersi arrestare nel pitturato con grande potenza ed equilibrio riuscendo poi a trovare molte soluzioni all’interno dell’area con la sua amata mano mancina. Come possiamo vedere nella maggior parte delle sue soluzioni Barrett cerca sempre di attaccare il centro dal lato destro del campo, in maniera da poter utilizzare la sua mano forte per concludere a canestro o servire un proprio compagno libero, principalmente una palla alzata per Zion o un passaggio in angolo per Cam Reddish.

È proprio il Barrett point guard uno degli aspetti più interessanti che si sono scoperti del giocatore durante questa stagione. Sia per il numero di possessi in mano al canadese, sia per alcune partite saltate da Tre Jones, la stella di Duke si è più volte dovuto adoperare anche come regista della squadra mostrando delle ottime capacità di trovare i propri compagni sia in area che sul perimetro. Sono state 12 le volte in cui ha concluso una partita con almeno 6 assist, per due volte sopra quota 10 (una concisa con una tripla doppia da 26 punti, 11 rimbalzi e 10 assist). Il 23% di assist percentage sono sicuramente un dato importante per il miglior realizzatore della squadra e della ACC. Probabilmente un qualcosa che non tutti si aspettavano. Il Canadese è anche un ottimo rimbalzista, sopratutto in difesa, (17.2% di DReb percentage) e poter avere un trattatore di palla di questo livello direttamente da rimbalzo catturato potrebbe essere una caratteristica molto importante per diverse squadre.

NBA ready. Nessuno probabilmente nell’intero panorama NCAA è sembrato più pronto sia fisicamente che mentalmente per il salto tra i professionisti; lo si era già intuito ad inizio stagione, ma con il passare del tempo la durezza mentale e la leadership del giocatore è venuta fuori sempre di più. Fisicamente non ne parliamo, si tratta di 201 cm per 95kg con 210 di winspan, un atleta fatto e finito per la NBA.

 

Punti deboli

Come spesso capita ai mancini, l’uso della mano debole è all’inizio piuttosto deficitaria, e così è per il Canadese; il figlioccio di Steve Nash (l’ex Phoenix Suns e il padre di Barrett hanno giocato insieme in nazionale) infatti predilige concludere con la mano sinistra in qualsiasi situazione, e nonostante riesca a trovare sempre modo con essa a volte i suoi movimenti possono risultare prevedibili e meno efficaci in questa maniera, sopratutto in prossimità del ferro e quando si troverà ad affrontare dei difensori di altissimo livello come ce ne sono in NBA.

Le percentuali da tre punti sono sicuramente migliorabili, sopratutto quelle aperte, il 30% scarso è un dato che non rende onore al grande talento offensivo del giocatore. Stesso discorso per la percentuale ai tiri liberi, assolutamente sotto la media: il suo 66%, combinato con il 64% di Zion Williamson sono stati un vero problema per la squadra di Coach K sopratutto se le due stelle complessivamente concorrevano per il 60% dei possessi della squadra. Proprio un tiro libero sbagliato nel finale di partita di Elite Eight contro Michigan State è stato decisivo ai fini del risultato.

Una cosa su cui Barrett può sicuramente lavorare sono le scelte di tiro; è capitato più volte che il giocatore di Duke si accontentasse di un tiro da fuori o si fidasse troppo del proprio atletismo andando poi a cozzare contro le difese avversarie, facendo difficoltà in primis ad entrare in partita e levando anche ritmo alla propria squadra. Quell’ Hero Ball comune a tante stelle del College che nei momenti decisivi pensano di poter sempre risolvere da soli le partite. C’è da dire che da questo punto di vista non ha troppo aiutato l’impostazione di gioco data da Coach K alla squadra, con l’attacco a metà campo lasciato alle invenzioni delle proprie stelle ed alcune semplici situazioni di gioco. Sicuramente inserito in un contesto di gioco meglio organizzato il nativo del Canada potrebbe sfruttare al meglio le proprie caratteristiche.

Anche nella metà campo difensiva RJ Barrett può sicuramente fare passi da gigante, sia come applicazione sulla palla, sia come attenzione che mette off the ball sul lato debole e sulle linee di passaggio. Con quelle braccia lunghe e quella forza fisica il nativo di Toronto potrebbe essere un difensore molto più efficace di quanto le 0.9 steals a partite sembrino dire: i suoi numeri stagionali come il Defensive rating  (95.6) sono “drogati” dall’applicazione dei suoi compagni come Tre Jones e Zion Williamson che permettevano alla squadra di essere una delle migliori difese della nazione.

 

Upside

Difficile da dirsi se il giocatore abbia possibilità di diventare un franchise player come il suo compagno di squadra e come è stato Luka Doncic per i Dallas Mavericks, sicuramente come detto in questo momento potrebbe risultare più pronto e funzionale per una squadra NBA, ma in quanto a potenzialità da sviluppare tra i due non sembrano esserci paragoni. Molto probabilmente dipenderà anche dalla realtà in cui potrebbe finire: in una squadra che gli possa dare la possibilità di avere tante responsabilità e l’opportunità di sbagliare (come è stato per il talento sloveno) Barrett potrebbe anche diventare un giocatore più completo di quanto già non lo sia. Attenzione ad un suo possibile sviluppo negli anni come point guard in grado di cominciare con la palla l’azione, ma allo stesso tempo di concluderla sfruttando il suo fisico e il proprio talento offensivo.

Come tipologia di giocatore il giocatore canadese entra nella Lega come uno che nella sua Toronto ci ha giocato per diverse stagione, e cioè DeMar DeRozan. Rispetto al prodotto di USC, Barrett possiede una maggiore pericolosità e confidenza (più di 6 conclusioni a partita) con il tiro da tre punti (da verificare a livello NBA), ma risulta terribilmente efficace nei pressi del ferro grazie alla propria fisicità.

 

Draft projection

#2 o #3 non si dovrebbe andare lontano da queste due possibilità per R.J Barrett; la sorte ha voluto che i New York Knicks, la squadra che aveva puntato una grossa parte della propria ricostruzione sull’arrivare ad avere la scelta #1 (finita poi, al termine di un Draft pieno di colpi di scena, in Louisiana ai Pelicans) per arrivare a Zion Williamson, siano scesi di due posizioni e ora dovrebbero i maggiori indiziati per scegliere il suo compagno di squadra canadese. Le due parti si sono già incontrate a Chicago mercoledì, appena dopo l’evento andato in onda su ESPN, con la franchigia della Grande Mela che continuerà a monitorare il giocatore, aspettando poi il 20 giugno quali saranno le scelte delle squadre che la precedono: New Orlenas Pelicans (Zion) e Memphis Grizzlies (che negli ultimi giorni hanno fatto sapere di voler puntare su Ja Morant per il post Mike Conley) .

 

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Pubblicato da
Francesco Grisanti

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