Road To Draft

Road to NBA Draft 2019: Nassir Little

Squadra: North Carolina Tar Heels (Freshman)

Ruolo: Combo Forward

2018-19 Stats Per Game:

Pts TotRebs DefRebs OffRebs Asts Stls Blks FG% 3pts FG% Ft%
9.8 4.6 3.0 1.6 0.7 0.5 0.5 47.8 26.9 77.0

2018-19 Advanced:

Ast% Reb% OffReb% DefReb% TO% Usg% Blk% eFG% TS%
6.4 13.0 9.2 16.8 13.0 25.2 3.3 50.4 54.9

 

Fino a sette-otto anni fa, Nassir Little era un ragazzino solitario che trascorreva lunghe ore su internet o ai videogame. I suoi genitori Harold e April, entrambi nell’esercito, lo avevano portato con sé nei loro trasferimenti in giro per il mondo, dalle Hawaii alla Spagna, dall’Inghilterra al Giappone, prima di stabilirsi definitivamente nella natia Florida quando Nassir ha 12 anni. Di amicizie radicate, per lui, poche o nessuna. In compenso, una volta fatti i compiti (con la disciplina di due genitori militari non si scherza), tanto tempo libero da occupare. Fulminato dagli highlights di Kevin Durant, Nassir impara il gioco del basket guardando video su YouTube. Prima di allora non può dire di aver praticato una pallacanestro che non sia quella della PlayStation.

Una volta in campo, e con quel fisico che man mano diventa l’attuale 1,98 per 102 chili, il suo talento ci mette ben poco a emergere e a fargli capire che il basket sarebbe stata la sua vita.

Sì, ha imparato bene.

Nato a Pensacola nel 2000, uscito dalla Orlando Christian Prep, scuola frequentata da junior e senior dopo l’iniziale biennio alla Oakleaf High School di Orange Park, l’unica delle tante lettere di reclutamento a non essere scartata da Little è quella di North Carolina, di cui è grande tifoso papà Harold. Aspettative altissime per Nassir, dalle parti di Chapel Hill: ci arriva come uno dei migliori dieci liceali della nazione, fresco di MVP al McDonald’s All-American Game e al Jordan Brand Classic, e i pronostici da lottery pick si sprecano.

Ma a UNC il sistema di Roy Williams, per quanto avvantaggi quei giocatori che amano difendere aggressivo e correre in transizione, non è mai facile da digerire per un freshman. Little, tra l’altro, si ritrova chiuso, nei ruoli di ala, dai senior Cameron Johnson, Kenny Williams e Luke Maye. Mai in quintetto, sarà impiegato per 18,2 minuti a partita, con medie di 9,8 punti e 4,6 rimbalzi. Non esattamente quello che ci si aspettasse da lui.

Little cerca sempre di farsi trovare pronto e di fornire il massimo aiuto alla squadra, con determinazione e altruismo, firmando una stagione in ogni caso produttiva ed efficiente, in rapporto al tempo trascorso in campo. Ne vengono fuori, tra i momenti migliori, 21 punti e 7 rimbalzi alla seconda apparizione contro Elon e un high di 23+6 a gennaio 2019 contro Virginia Tech. È quindi al torneo NCAA, a marzo, che Little fa vedere le cose più interessanti: contro Iona è 19+4 con il 69,2% dal campo e nel turno successivo 20+7 ai danni di Washington, prima di arrendersi ad Auburn in semifinale Midwest Regional, tra l’altro debilitato da un attacco influenzale.


La prestazione di Nassir Little contro Washington al torneo NCAA 2019.

Nonostante la stagione complessivamente non certo di primo piano dal punto di vista individuale, va avanti con perseveranza, portando nel cuore il ricordo del suo migliore amico Tommy, che si è tolto la vita il 30 agosto 2018 e che è stata la prima persona a dirgli che un giorno Nassir sarebbe arrivato in NBA. Make your own legacy è il tatuaggio che reca sul braccio sinistro, a riprova della sua voglia di lasciare un segno:

“Mi è sempre stato insegnato che se qualcosa ti viene dato, allo stesso modo può esserti portato via. Ma tutto ciò che ti guadagni con merito, con il lavoro duro, sarà tuo per sempre”.

 

Punti di forza

Prima di parlare delle doti tecniche, è opportuno sottolineare il dato caratteriale: Nassir Little, di testa, è uno solido. Uno che ascolta e studia. Un lavoratore. Non lo spaventa alzarsi ogni mattina alle sei e cominciare subito ad allenarsi duramente con due trainer. Non lo spaventano affatto le torture dei workout pre-Draft, anzi ci dà dentro ancora di più, perché sa che in quei provini gli staff delle franchigie NBA vogliono testare soprattutto la resistenza di un ragazzo allo stress di pesanti carichi di lavoro e valutare le sue performance da esausto, non da riposato. Lui non disdegna l’idea:

“Sono estremamente competitivo, così mi piace avere l’opportunità di giocare contro quanti più prospetti possibile”.

Nassir Little è un’ala piccola di grande versatilità, che può giocare anche da “4” in un quintetto small ball. L’atletismo e l’esplosività sono i dati che, a prima vista, emergono con maggior evidenza: sa concludere con facilità al ferro, anche con la mano sinistra, sfruttando al meglio la sua grande elevazione. Coach Roy Williams lo ha definito “il giocatore più esplosivo che abbia mai allenato”. In area pitturata sa destreggiarsi con un’ampia gamma di movimenti.

Rapido nel primo passo, dotato di un ottimo controllo del corpo, non teme contatti e ha uno spiccato intuito per i rimbalzi offensivi, grazie a cui sembra quasi prevedere dove finirà la palla riuscendo a farsi trovare nella giusta posizione, correggendo spesso in schiacciata gli errori dei compagni al tiro.

Oltre all’atletismo, ottima propensione al rimbalzo offensivo.

Dal punto di vista difensivo, il duro lavoro portato avanti nell’anno a North Carolina ha incrementato la sua efficacia sulle linee di passaggio e nella difesa perimetrale, rivedendo completamente angoli, tempi, posizioni, spaziature rispetto ai tempi del liceo, mosso dall’esigenza di abituarsi in fretta al ritmo e alla fisicità dei sistemi difensivi del college basketball. Per carattere, non ha alcuna remora nel prendere in consegna l’avversario più difficile da marcare e può controllare almeno quattro posizioni, grazie anche a un’apertura di braccia di 2,16.

All’aggressività in difesa fa conseguire inoltre una particolare abilità nel gioco in transizione. Le sue mani sono indubbiamente educate, il tiro da fuori e dalla media distanza necessità di innegabili miglioramenti, ma il livello è già buono e in particolare la sua rapidità di piedi gli consente di crearsi lo spazio in step back, una skill tutt’altro che indifferente in ottica NBA.

Mai dare nulla per scontato con Nassir Little.

 

Punti deboli

Nel quadro generale, come la stragrande maggioranza dei prospetti NBA, quello di Nassir Little è un talento ancora da sgrezzare, nella tecnica, nel fisico e nello stare in campo.

Scendendo nel dettaglio, è il tiro da tre – 26,9% nella sua prima e unica stagione al college – l’aspetto che necessita di maggior lavoro: lui lo sa ed è a questo che sta prestando maggiore attenzione negli allenamenti individuali.

Non è negato per il tiro, ma Nassir Little ha molto da acquisire in scioltezza.

Little, inoltre, deve ancora sviluppare un vero e proprio gioco nel midrange, sebbene al giorno d’oggi la NBA dia principalmente importanza al tiro da tre punti e alla capacità di attaccare il ferro, e su quest’ultima appare messo bene. Tuttavia non è ancora un tiratore continuo, non sembra avere un naturale istinto in tal senso e si configura principalmente come un realizzatore di striscia.

Il fisico a prima vista può intimidire, perché è fuor di dubbio che ci si trovi di fronte a una struttura da giocatore NBA, ma basta seguirlo per un po’ e comprendere che dovrà lavorare molto per sviluppare una reale abilità a creare attacco al di fuori del palleggio. Spazia bene il campo, ma gli manca un vero e proprio gioco off the ball, senza tralasciare il fatto che è un passatore trascurabile (0,7 assist nella sua stagione a North Carolina).

In generale comprensione del gioco e feeling con la partita non appaiono di primissimo livello, i movimenti offensivi sono ancora rigidi e predeterminati e a volte risulta troppo dipendente dai suoi mezzi fisici, cosa che può funzionare in NCAA ma che potrebbe trovare ostacoli tra i professionisti.

Esplosivo lo sei, Nassir. Lavora duro su tutto il resto e vedrai…

 

Upside

Il paragone più allettante è quello con Kawhi Leonard, con cui Nassir Little condivide il tipo di struttura fisica e che è inoltre, insieme a Paul George, il giocatore più studiato da lui per la difesa e per l’abilità di segnare in modi diversi. Entrambi, Leonard in particolare, hanno migliorato il loro tiro soltanto una volta entrati in NBA e questo fa ben sperare anche per la situazione di Little, che al pari dei suoi “mentori” ha le potenzialità per diventare un 2-way player in grado di lasciare il segno su entrambi i lati del campo.

Qui fa perdere palla a Zion Williamson al McDonald’s All-American Game.

Altri affiancamenti lo vedono come un Jaylen Brown leggermente più piccolo di statura ma con braccia più lunghe (raggiunge i 2,67 di standing reach), Andre Iguodala, Jae Crowder, Gerald Wallace.

La versatilità lo prospetta come una moderna combo forward NBA, ma inizialmente potrebbe incontrare difficoltà e non essere subito in grado di portare il suo contributo. Wingspan, energia, istinto difensivo e capacità di marcare su più di un ruolo ne faranno sicuramente un difensore di livello, mentre sul fronte offensivo potrà trarre vantaggio dalle spaziature del gioco NBA, creando opportunità per se stesso così come crearne per i compagni.

Sarà interessante osservare i suoi progressi nel pick and roll, gioco in cui ha le carte in regola per fungere sia da portatore di palla sia da rollante.


Nassir Little incontenibile per Iona al torneo NCAA 2019.

Draft projection

Anche alla luce delle non esaltanti statistiche individuali nell’one-and-done a North Carolina, quella di Nassir Little sarà una scelta che ricadrà più sul potenziale futuro che su ciò che potrà fornire fin da subito alle esigenze di una squadra NBA. Molto dipenderà dal contesto in cui finirà, perché quel che è certo è che uno come lui ha bisogno di una franchigia in grado di seguirlo e di farlo crescere con costanza.

Le aspettative di un anno fa si sono notevolmente raffreddate e al momento potrà risalire i mock draft soltanto convincendo con decisione qualcuno attraverso l’impegno nei workout. E la sua etica del lavoro induce a un certo ottimismo.

Realisticamente, si può prevedere una scelta in bassa lottery, tra la decima e la quattordicesima, e sarebbe un successo. Scenario interessante se dovesse finire a Boston proprio con la 14, soprattutto se partisse Tatum e sempre che non venga usato come pedina di scambio. Altre destinazioni plausibili Minnesota alla 11 e Charlotte alla 12, a meno che non salga addirittura alla 9 di Washington. Atlanta alla 10 sarebbe una confortante situazione per lui, anche se gran parte dei mock draft d’oltreoceano ipotizzano che scenderà sotto i top 14, dove c’è una suggestiva scelta 19 dei San Antonio Spurs.

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Pubblicato da
Francesco Mecucci

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