Road To Draft

Road to NBA Draft 2019: De’Andre Hunter

Squadra: Virginia (Sophomore)

Ruolo: Small Forward

2018-19 Stats Per Game:

Pts TotRebs DefRebs OffRebs Asts Stls Blks FG% 3pt FG% Ft%
15.2 5.1 3.7 1.4 2.0 0.6 0.6 52.0 43.8 78.3

 

2018-19 Advanced:

Ast% Reb% OffReb% DefReb% TO% Usg% Blk% eFG% TS%
13.0 9.8 5.6 13.4 10.0 24.1 2.4 57.9 61.8

In una March Madness sconvolta dall’uscita inaspettata alle Elite Eight di Duke, squadra del protagonista indiscusso del prossimo Draft Zion Williamson, il sophomore di Virginia De’Andre Hunter è riuscito a trascinare i suoi Cavaliers alla vittoria del torneo NCAA per la prima volta nella storia dell’Università.
Nonostante tutti i riflettori fossero puntati, appunto, sul team di coach K, il nativo di Philadelphia ha dimostrato la propria solidità. In particolare, nella splendida finale contro i Texas Tech Red Raiders del nostro Davide Moretti (vinta da Virginia 85-77 all’overtime), Hunter è stato chirurgico e con 4/5 da 3 ha chiuso la gara a 27 punti e 9 rimbalzi, eclissando la stella avversaria Jarrett Culver.
Hunter è uno dei prospetti più “vecchi” del prossimo Draft. A dicembre, infatti, farà 22 anni e i soli 18/19 anni di Williamson, Barrett, White, Culver e di gran parte delle altre probabili top pick fanno sembrare l’ormai ex Cavalier “fuori età”.
A causa di un brutto infortunio al polso, la sua stagione da freshman si è conclusa con largo anticipo, dopo aver iniziato a mostrare comunque un grande potenziale. Non ha potuto, quindi, partecipare all’ACC e all’NCAA Tournament 2018 e, senza di lui, Virginia non ha ottenuto i risultati sperati. La stellina dell’Università, comunque, è stata inserita nell’All-ACC All-Freshman team a fine stagione ed è stato nominato Sesto Uomo dell’Anno nella sua conference.
Sebbene in molti si aspettassero che Hunter si rendesse eleggibile al Draft la scorsa estate, il ragazzo ha preferito restare un altro anno a Virginia. E ha avuto ragione; lui e la squadra, infatti, si sono presi la propria rivincita e, dopo una finale del genere e con il Draft alle porte, l’interesse nei suoi confronti è nettamente salito.

Punti di forza

Con un fisico di 201 cm per poco più di 100 kg, atletismo e forza fisica sono nettamente tra i principali punti di forza di De’Andre Hunter. È un incredibile difensore e, grazie alla combinazione di altezza e atletismo, è in grado di marcare quasi tutti i ruoli. A dimostrazione di questo, durante l’anno da sophomore a Virginia è stato eletto ACC Defensive Player of the Year.
Durante la finale del torneo NCAA, oltre ai 27 punti segnati, ha avuto un enorme impatto proprio sul piano difensivo. La sua versatilità gli ha permesso sia di marcare al meglio gli avversari sul perimetro sia di proteggere l’area e, in particolare, di cancellare Culver (5/22 al tiro e 3 palle perse). I centrimetri e l’energia lo rendono anche un ottimo difensore di post.

Braccia lunghe e piedi rapidi lo rendono un difensore di altissimo livello

La sua versatilità, comunque, non si limita alla metà campo difensiva. Anche in attacco, infatti, il 21enne è in grado di leggere al meglio la situazione e trarre vantaggio in base al difensore che si trova davanti. Ha la capacità di scegliere sempre la soluzione migliore e raramente forza tiri o perde il controllo della situazione. Nonostante la stazza, è comunque molto agile e può tranquillamente giocare sia da small che da power forward. Il fisico e il controllo del corpo, inoltre, gli permettono di segnare nonostante i contatti e di attaccare molto bene in post e andando a canestro. Non mancano, per finire, un solido tiro dal mid-range e delle ottime medie da 3 punti (quasi il 44% in stagione) – specialmente in catch and shoot.

Grazie alla sua forza fisica, riesce a trovare il canestro nonostante i contatti

La tripla per l’overtime nella finale contro Texas Tech

Hunter è un ottimo tagliante, questo lo porta ad essere molto efficiente anche nel gioco off the ball. Inoltre, grazie all’istinto e alla capacità di leggere velocemente le situazioni è un rimbalzista di altissimo livello.
La finale contro Texas Tech è solo una delle numerose situazioni in cui ha dimostrato la propria leadership e l’ottimo approccio al gioco. Nel suo percorso a Virginia ha continuato a crescere e i suoi numeri ne sono la prova.

Punti deboli

Hunter non ha un vero e proprio tallone d’achille. Può ancora crescere molto come ball handler e come passatore, ma grazie all’energia e alla lucidità riesce generalmente a compensare tali lacune.

Ok, il palleggio non è il suo forte…

Per quanto riguarda il suo fisico, lunghezza e agilità lo rendono un ottimo difensore, ma le sue cifre nelle voci “palle rubate” e “stoppate” (entrambe 0.6 a partita) sono inferiori a quello che ci si potrebbe aspettare. Proprio per questo motivo, alcuni si chiedono se la sua solidità difensiva resterà di alto livello anche in NBA. L’atletismo rimane sicuramente una delle sue migliori doti, ma a volte tende a sembrare un po’ meccanico nei movimenti e non è molto rapido.
La velocità non è il suo forte nemmeno per quanto concerne il movimento di tiro. Inoltre, potrebbe ampliare la propria gamma di tiri e nonostante le ottime medie, non si può definire un vero e proprio tiratore. Il nativo di Philadelphia, infatti, tende a prendere poche conclusioni – specialmente da 3 punti – e la sua scarsa abilità nella creazione dal palleggio non lo aiuta in questo senso. Anche per questo non è riuscito a diventare il fulcro dell’attacco della propria squadra.
Bisogna infine considerare che la squadra di Virginia nelle ultime due stagioni ha giocato con il pace più basso di tutta l’NCAA e il salto a un’intensità maggiore potrebbe risultare per lui molto faticoso.

Upside

Per l’esperienza e il fisico già ben sviluppato, Hunter viene considerato spesso tra i prospetti più NBA ready di questo Draft. Sebbene il fatto che abbia qualche anno in più dei suoi colleghi sia considerato uno svantaggio, questo gli ha permesso di avere un gioco man mano sempre più definito.
I più ottimisti lo paragonano a Kawhi Leonard, visti la struttura fisica simile e il grande impatto che entrambi hanno sul piano difensivo. Per quanto riguarda la metà campo offensiva, come la stella di Toronto, anche Hunter ha un tiro dal mid-range sopra la media e sa attaccare discretamente il ferro. Con la maglia di San Diego State, però, Kawhi è stato un vero e proprio trascinatore e il suo ruolo come leader della squadra non è paragonabile a quello che ha avuto Hunter a Virginia. Il 27enne, inoltre, ha una capacità di palleggio assolutamente superiore rispetto a quella dell’ex Cavalier e, in generale, a livello offensivo il secondo è molto più limitato.
Un paragone più appropriato potrebbe essere – almeno per ora – quello con Rondae Hollis-Jefferson, ma con un tiro da 3 un bel po’ più solido. Il 21enne, infatti, si avvicina all’ala di Brooklyn per la capacità di andare a rimbalzo e di marcare diversi ruoli. Ci si aspetta, però, che Hunter sviluppi maggiore versatilità in attacco e che riesca a mantenere delle discrete medie anche in NBA.

Draft Projection

Proprio grazie alla sua versatilità, Hunter sembra calzare a pennello nella NBA moderna. Ci si aspetta che venga scelto con una pick alta, tra la #4 e la #8.
Secondo diversi giornalisti, potrebbe trovare il suo spazio ideale ad Atlanta, che possiede proprio l’ottava scelta. Giocare accanto a un passatore di alto livello come Trae Young gli potrebbe permettere di dimostrare al meglio il proprio talento. Andrebbe, inoltre, a completare il core giovane e sempre più solido degli Hawks, portando energia e difesa.
Altri, invece, pensano che possa finire addirittura alla 5, ai Cleveland Cavaliers. Secondo Jeremy Woo di Sports Illustrated, infatti, la franchigia sarebbe alla ricerca di un giocatore di carattere su cui ricostruire e fondare una nuova cultura vincente dopo l’addio di LeBron e Hunter sarebbe un ottimo candidato.
Se non dovesse riuscire a esplodere da subito, il 21enne ha in ogni caso ottime chance di diventare un sesto uomo di qualità o, comunque, uno specialista difensivo utile a molte franchigie NBA.

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Pubblicato da
Elena Zoppè

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