Ruolo: Forward
2018-19 Stats Per Game:
Pts | TotRebs | DefRebs | OffRebs | Asts | Stls | Blks | FG% | 3pts FG% | Ft% |
13.5 | 3.7 | 0.6 | 3.1 | 1.9 | 1.6 | 0.6 | 35.6 | 33.3 | 77.2 |
2018-19 Advanced:
Ast% | Reb% | OffReb% | DefReb% | TO% | Usg% | Blk% | eFG% | TS% |
10.7 | 6.5 | 2.0 | 10.7 | 16.5 | 25.3 | 1.9 | 45.9 | 49.9 |
Non è stata un’annata banale per Cam Reddish. Arrivato a Duke come terzo componente dei Big 3 più devastanti che il college basketball abbia mai visto (sulla carta), ha dovuto prendere il ruolo di terzo violino in una squadra che, nonostante la strepitosa stagione di Zion Williamson, non ha mai convinto fino in fondo dal punto di vista del gioco, considerata favorita più per lo straripante talento dei suoi singoli che per vera unità di squadra.
Tutta questa serie di problemi, passati anche per accuse contro un lavoro quasi nullo di Mike Krzyzewski e del suo staff, hanno colpito in particolare proprio Reddish (e in parte RJ Barrett), che ha trovato molte difficoltà nell’aggiustamento al nuovo ruolo richiestogli e non è mai riuscito a dare continuità di prestazione con le percentuali al tiro, vero grande problema della sua stagione.
Nonostante questo, però, parliamo ancora di uno dei più grandi talenti a disposizione in questo draft, e nel suo 2018-19 ci sono state anche cose positive:
Punti di forza e punti deboli
Di solito nei pezzi del Road To Draft punti di forza e punti deboli sono due sezioni separate. Nel caso di Reddish, però, la questione è ancora talmente raw e complessa nel giudizio sul giocatore che parlare separatamente di cosa fa bene, e cosa invece fa male, rischia di diventare impossibile (almeno per me).
Reddish è arrivato al college in modo molto diverso dai suoi coetanei – tecnicamente parlando.
Arrivare in NCAA come ‘star’, infatti, corrisponde o ad avere mezzi fisici straordinariamente superiori a quelli degli altri giocatori, oppure essere scorer di primo livello e giocatori tendenti alla ball dominance. Reddish non rappresenta nessuno dei due stereotipi.
Al liceo giocava point guard, passava la stragrande maggioranza del tempo con la palla in mano, dettava i ritmi di gioco della squadra e aveva quindi più responsabilità ma anche molta più libertà, essendo di stacco il miglior giocatore a roster.
Sul finire della sua carriera liceale però le cose sono cominciate a cambiare, Reddish si è sviluppato molto fisicamente e ha accentuato l’attenzione sul proprio tiro da 3, cominciando a usarlo in quantità massicce e dirigendosi verso un’evoluzione da specialista. Il passo, intuibilmente, è notevole, e passare da point guard ball dominant a terza forza di un attacco e specialista non è banale per nessuno, specie per un giocatore di 19 anni.
Un passaggio del genere, però, è stato reso necessario dalle idee che Reddish aveva sul college, ossia unire le proprie forze a quelle di Zion e Barrett; essendo i due tutto tranne che giocatori perimetrali, al momento, ed entrambi bisognosi di palla in mano, è stata quasi una logica conseguenza che a fare il passo nella direzione opposta sia stato proprio Reddish, che per caratteristiche tecniche e fisiche era anche quello meglio dotato per farlo.
Con 203 cm di altezza e 98 kg di peso Reddish rappresenta il prototipo della forward atletica che può allargare il campo di cui tutti in NBA sono alla ricerca in questo momento, e a prescindere da come sia andata la sua annata di college, questo fattore giocherà grandemente in suo favore al draft.
Resta la consapevolezza che i suoi risultati hanno scarseggiato ad arrivare a Duke: Reddish ha concluso con meno di 14 punti a partita in stagione, tirando con il 35.6% dal campo e 33.3% da 3 punti. Un dato che però non deve far troppo disperare è quello relativo alla selezione di tiro di Reddish, visto che durante l’anno da freshman i tiri da 3 punti hanno rappresentato oltre il 60% delle sue conclusioni totali dal campo.
Reddish ha fatto un passo indietro per quanto riguarda la gestione della palla, ma non per questo le sue responsabilità sono diminuite. In un quintetto in cui Zion e Barrett non erano considerate armi consolidate dalla distanza, la point guard Tre Jones ha tentato solamente 1.8 triple a partita in stagione, e i due centri Marques Bolden e Javin DeLaurier non rappresentavano a loro volta minacce dall’arco, Reddish ha avuto per tutto l’hanno il compito di spaziare il campo, rappresentando una minaccia credibile per le difese avversarie che avrebbero così liberato un po’ l’area per i suoi compagni. Le oltre sette triple tentate a partita sono solo una logica conseguenza.
Considerando quindi l’alto numero di tentativi con cui ha a che fare Reddish, il 33.3% da 3 rappresenta fino a un certo punto le sue reali capacità nel tiro dalla distanza. Oggi, in NBA, solamente 13 giocatori tirano da 3 più di sette volte a partita, e solamente sette di questi 13 lo fanno con una percentuale superiore al 35%. Seppur specialista, chiedere a un giocatore di meno di 20 anni di avere le stesse percentuali da 3 punti dei migliori tiratori del pianeta sarebbe leggermente ipocrita.
I problemi di Reddish vanno però oltre alle scarse percentuali fatte registrare nel 2018-19.
Molti scout americani hanno parlato più volte di una tendenza a isolarsi e ‘sparire’ dalla partita se i tiri non cominciano a entrargli dall’inizio, fattore che lo porta conseguentemente a rendere al di sotto delle sue potenzialità anche nella metà campo difensiva, dove avrebbe tutti i mezzi fisici per impattare meglio il gioco.
E proprio le sue potenzialità dal punto di vista atletico aprono un’altra serie di interrogativi sul ceiling che Reddish potrà raggiungere durante la sua carriera.
Come detto, sia per altezza che per peso le sue dimensioni incarnano quelle di un’ala atletica, che può usare la minaccia del proprio tiro da 3 per attirare le difese sul perimetro e poi colpirle in controtempo penetrando verso il pitturato. Non è un caso che Kevin O’Connor di The Ringer lo abbia paragonato, come potenziale, a Paul George nella sua draft guide, indicando come in Reddish ci sia realmente materiale per riuscire ad attaccare quasi con la stessa efficacia al tiro da 3 e al ferro – e abbiamo visto cosa sia capace di fare un giocatore del genere durante la regular season, proprio con George, e adesso nei playoff con Kawhi Leonard.
Reddish ha un fisico che molti giocatori già in NBA stanno ancora cercando di costruirsi, eppure si rifiuta di sfruttarlo fino in fondo, è debole nelle conclusioni al ferro, potrebbe avere molto più peso a rimbalzo sia difensivo che offensivo, e non fa valere il proprio mix di potenza e rapidità quando si trova immischiato in cambi difensivi che lo portano a mismatch contro i quali, sulla carta, potrebbe reggere benissimo il colpo.
Upside
Tutto questo rant non è per arrivare a dire che Reddish ha solamente una personalità tendente all’inconcludenza, che non riuscirà a limare gli aspetti più critici del suo gioco e quindi rischierà di rappresentare un bust per la squadra che spenderà la sua scelta in lottery per averlo. Anzi.
Nonostante tutti i problemi elencati fino a questo momento, infatti, stiamo ancora una volta parlando di un’ala di 19 anni, alta 203 cm e pesante 97 kg. Non è per risultare ripetitivo od ossessivo, ma queste sono esattamente le misure che un giocatore con le caratteristiche tecniche di Reddish dovrebbe avere.
Se pensiamo ai Playoff attualmente in corso, quali sono i due giocatori che ci vengono in mente per primi pensando a una sorta di MVP della postseason? Limitando il raggio di giudizio fino al momento in cui Kevin Durant si è infortunato nella serie contro gli Houston Rockets (variabile indipendente e imprevedibile), se dovessimo assegnare un premio del genere i due candidati principale sarebbero proprio KD e Kawhi Leonard. Cos’hanno in comune questi due giocatori (oltre a un talento forse irripetibile)? Sono due forwards in grado di mettere palla a terra, gestire un attacco e colpire quasi con la stessa efficacia al tiro da 3 e al ferro.
Chi è, invece, il terzo finalista per il premio di MVP della regular season, dietro ai poli opposti di Antetokounmpo dominatore del ferro e Harden dominatore dei tentativi da 3 punti? Paul George. Che tipo di giocatore è Paul George? Una forward atletica in grado di mettere palla a terra, gestire l’attacco e colpire quasi con la stessa efficacia al tiro da 3 e al ferro.
La strada per diventare un giocatore di questo calibro è senz’altro lunghissima per Reddish, che dovrà lavorare tanto e per prima cosa alzare le sue percentuali da 3 punti, in modo da preoccupare abbastanza i difensori avversari da poter poi usare contro di loro la preoccupazione di coprirlo dall’arco.
Draft Projection
Collocare Reddish al draft in arrivo è un’operazione complicata.
12 mesi fa, pensando alle prime posizioni, tutto era molto diverso da oggi; RJ Barrett era secondo tutti diretto verso la prima scelta, con Zion a insidiarlo e Reddish saldamente nei top 5.
Oggi, invece, Williamson si avvia a essere la prima scelta assoluta unanime, Barrett dovrebbe finire alla 3 ed essere scelto da New York, mentre la posizione in cui sarà chiamato Reddish rimane un mistero.
Molti mock draft americani lo danno fra l’ottava e la decima scelta, in calo per via della brutta annata al tiro di cui sopra, e in quelle posizioni si trovano gli Atlanta Hawks (che hanno sia l’ottava scelta che la decima, quest’ultima ottenuta da Dallas nella trade Doncic-Young dello scorso anno). In Georgia molto sarebbero entusiasti dell’arrivo di Reddish, che potrebbe essere visto come il pezzo finale per l’inizio del nuovo corso della squadra andando a costituire l’ossatura del roster con Trae Young, John Collins e Kevin Huerter.
Proprio per il fatto che le sua caratteristiche fisico-tecniche corrispondano a un profilo tanto ricercato in nba, però, è anche possibile che qualcuno si ingolosisca e decida di chiamare Reddish prima del momento di Atlanta, e se Chicago non avrebbe spazio da offrirgli immediatamente vista l’ingombrante presenza di Otto Porter nel ruolo (pick #7), lo stesso non si può dire delle due squadre che sceglieranno alla #5 e alla #6 (Cavs e Suns).
In attesa del verdetto, consolatevi con qualche highlight della pessima stagione collegiale di Reddish.
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E' vero, l'NBA è ancora il regno delle point forward, se poi sono anche degli ottimi difensori, sono i giocatori più in grado di fare la differenza.