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Road to NBA Draft 2019: Bruno Fernando

Squadra: Maryland (Sophomore)

Ruolo: Center

2018-2019 Stats Per Game: 

Pts TotRebs DefRebs OffRebs Asts Stls Blks FG% 3pts
FG%
Ft%
13.6 10.6 7.7 2.9 2.0 0.6 1.9 60.7 30.0 77.9

2018-2019 Advanced: 

Ast% Reb% OffReb% DefReb% TO% Usg% Blk% eFG% TS%
14.4 20.2 12.0 27.4 21.2 22.6 7.0 61.2 65.3

Bruno Fernando si presenta a questo Draft 2019 come il più quotato tra i big men in uscita dal College basket. Dopo una stagione da freshman discreta a livello di impatto statistico (10.3 punti, 6.5 rimbalzi e 1.2 stoppate), il centro angolano si è guadagnato l’attenzione degli scout NBA esplodendo durante la sua seconda ed ultima stagione. I suoi miglioramenti sono stati pressoché globali, essendo riuscito ad elevare il proprio livello in ogni categoria statistica. Da sophomore, ha fatto registrare 13.6 punti, 10.6 rimbalzi e 1.9 stoppate di media.
Il miglioramento più sensibile, tuttavia, si è potuto osservare negli assist medi, con il passaggio dagli 0.7 del primo anno ai 2 del secondo.

Lucidità, timing, visione. Well done Bruno!

In sostanza, si può dire, senza il pericolo d’essere smentiti, che il suo contributo alla causa Maryland sia stato totale, sotto ogni aspetto del gioco. Il suo cammino non ha visto rallentamenti neanche quando la palla iniziava a scottare per davvero, in periodo di March Madness. Le sue ultime due uscite collegiali sono state avvalorate da due doppie doppie rispettivamente da 14 punti e 13 rimbalzi contro Belmont e 10 punti e 15 rimbalzi contro LSU, che purtroppo, però, non sono bastate ad aiutare la sua squadra ad avanzare nel tabellone del Torneo NCAA. Il viaggio di Maryland verso la gloria si è concluso in data 23 marzo con una sconfitta di misura (69-67) proprio contro quella LSU che Fernando era riuscito a dominare sotto entrambi i tabelloni.
Il suo bigliettino da visita, dunque, rimane di tutto rispetto. Vediamo perché il suo matrimonio con la realtà NBA sarà, molto probabilmente, un matrimonio felice.

Punti di forza

In cosa eccelle Fernando? In primis, nella fisicità e nell’atletismo di base. Si sta parlando di un giocatore che sembra fatto su misura dal sarto per la pallacanestro moderna, in relazione al ruolo. A fronte di un’altezza “normale” (2.08 m.), il suo grande plus risiede nell’apertura alare da freak, avendo fatto registrare di recente una misurazione di poco superiore ai 2.13 m. Questo tipo di telaio fisico, unito ad un’esplosività non indifferente, gli ha permesso, a livello collegiale, di affermarsi in qualità di finisher di alto livello nei pressi del ferro, sia in situazioni da rollante che in situazioni di ricezione statica. Spesso lo si è visto concludere con roboanti schiacciate, ma non solo.

L’atletismo è di questo tipo, tanto per intenderci

La ciliegina sulla torta sta nel suo ambidestrismo, e nell’insospettabile morbidezza delle sue mani. Il suo bagaglio tecnico può fregiarsi di un semigancio destro e sinistro affidabili, di conclusioni in up-and-under e di eleganti spin moves. A questo, aggiunge un lavoro di piedi degno di un esterno ed un repertorio parecchio ampio di finte.
Si va configurando, dunque, come un giocatore dotato sia di un gioco sia a livello fisico, che raffinato a livello tecnico. La base di tutto rimane la sua mentalità da duro e la sua costante voglia di migliorarsi.
Soprattutto nella seconda metà di stagione, ha iniziato a far intravedere del potenziale anche in situazioni di ricezione fronte a canestro, dimostrando di poter far male alle difese avversarie con un primo passo profondo ed esplosivo e delle conclusioni sempre ponderate.

La rapidità di piedi e la capacità di coordinarsi in spazi ristretti sono degne del migliore degli esterni

Si è intravisto un miglioramento anche nella capacità di scaricare per i compagni più liberi con precisione o di subire furbescamente dei falli nel traffico. I viaggi in lunetta, poi, non sono mai stati un problema, come testimonia la sua percentuale del 77.9%, che di sicuro avrà fatto strabuzzare gli occhi a più di uno scout NBA.
In conclusione, non si può non fare riferimento alla sua fame a rimbalzo e alla sua abilità da bloccante, che l’ha aiutato nel creare costantemente dei vantaggi sia per sé che per i suoi compagni.
Ci troviamo di fronte ad un giocatore maturo a livello mentale, ma ancora acerbo e con enormi margini di crescita a livello tecnico.
La sensazione netta è che il meglio possa e debba ancora arrivare.

Punti deboli

La prima delle red flags del suo gioco risiede nella totale assenza di tiro da tre punti. Nonostante una meccanica di tiro ed una sensibilità nei polpastrelli di buon livello, il centro da Maryland non è mai parso a proprio agio al di fuori dell’arco. Il potenziale per diventare un giocatore quanto meno non battezzabile sul perimetro sembra esserci tutto, per alcune delle ragioni elencate in precedenza. Una delle cause di questa difficoltà potrebbe risiedere sia nella sua mentalità prettamente da giocatore interno, che, di conseguenza, nella scarsa fiducia nel suo ball-handling. Probabilmente, il centro angolano non ha ancora preso atto di quello che è il suo potenziale. Per essere un big man, infatti, ha mostrato, nell’arco di questi due anni collegiali, sensibili miglioramenti nel palleggio e nelle skills da passatore. Talvolta, però, è sembrato abbastanza pigro nelle letture, andando ad intasare il flusso offensivo di Maryland. La spia rossa si è accesa soprattutto in situazioni di raddoppio della difesa, dove l’angolano è parso spesso in difficoltà nel dar via la palla con il timing corretto. Questo lo ha condotto verso palle perse banali, dovute al suo incaponirsi contro la difesa palleggiando eccessivamente in situazioni di post-up o, nel caso opposto, chiudendo il palleggio ed esitando troppo nel ricercare il compagno più libero. Da questo punto di vista, ci sarà da prendere confidenza con lo stile di gioco più rapido a livello NBA e con la “malizia” dei suoi futuri avversari.
L’ultima delle criticità del suo gioco, a mio parere, può essere rintracciabile nel suo lavoro di rim-protection. Le quasi 2 stoppate di media non sono state sempre il frutto di applicazione difensiva, ma sono derivate più che altro da un dominio fisico inevitabile contro i suoi pariruolo collegiali. La musica, tra i professionisti, potrebbe cambiare.
Inoltre, a livello di difesa sul pick-and-roll è parso talvolta distratto, facendosi infilare troppo facilmente dal tagliante sulla linea di fondo o concentrandosi eccessivamente sul rollante (lasciando eccessiva libertà al palleggiatore). In virtù della sua altezza non proprio di primissimo livello rispetto ai giocatori di frountcourt NBA, ci sarà da lavorare tantissimo sull’attenzione negli scivolamenti e nelle rotazioni.

Upside

Dovesse riuscire a migliorare il suo range di tiro e la sua propensione alla rim-protection, potremmo trovarci di fronte ad uno dei migliori lunghi dell’NBA futura.
Il suo percorso potrebbe accostarsi, in un primo momento, a quello di Bam Adebayo, cui assomiglia tantissimo a livello di struttura fisica e di storia collegiale. Quest’ultimo, entrato in NBA come un big man dal gioco prettamente interno, è stato capace, in tempi recenti, di trasformarsi in un giocatore duttile, dotato di un’ampia gamma di skills da ball-handler e passatore, che ai tempi del College davvero in pochi avrebbero previsto. Fernando, nelle sue prime 2-3 stagioni NBA, potrebbe ripercorrere le sue orme, con l’incognita dello crescita al tiro da tre.
In ogni caso, il suo mix di tecnica, fisicità e solidità mentale promette un contributo pressoché immediato alla causa della franchigia che sceglierà di puntare la propria fiche su di lui.

Guardare per credere:

Draft Projection

Gli esperti d’oltreoceano, al momento, collocano tutti Fernando al di fuori della top 10. Tenendo conto della possibilità che le sue quotazioni possano salire in prossimità del Draft, al momento il suo range di scelta pare aggirarsi tra la 11 e la 13.
Per quanto mi riguarda, ritengo che la scelta più plausibile a livello di necessità possa incasellarsi alla numero 12, con gli Charlotte Hornets disperatamente alla ricerca di un big man di talento che possa offrire alternative al talento di Kemba Walker (su cui comunque c’è un enorme punto di domanda legato alla prossima free agency). Il suo strapotere fisico, accostato all’estro del folletto newyorkese, potrebbe regalare parecchie soddisfazioni alla franchigia capeggiata da His Airness.

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Pubblicato da
Cataldo Martinelli

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