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Road to NBA Draft 2019: Tyler Herro

Squadra: Kentucky Wildcats (freshman)

Ruolo: Combo Guard

2018-2019 Stats Per Game: 

Pts TotRebs DefRebs OffRebs Asts Stls Blks FG% 3pt
FG%
Ft%
14.0 4.5 4.1 0.4 2.5 1.1 0.3 46.2 35.5 93.5

2018-2019 Advanced: 

Ast% Reb% OffReb% DefReb% TO% Usg% Blk% eFG% TS%
15.0 8.2 1.6 13.9 11.8 21.4 1.1 53.6 58.0

 

Il nome di Kentucky è diventato, nell’immaginario degli appassionati di basket USA, sinonimo di “one-and-done”, di talenti straordinari di passaggio dal College per una sola stagione, con l’obiettivo di realizzare al più presto il loro sogno di giocare in NBA. Il reclutamento di coach Calipari e dei suoi scout, soprattutto negli ultimi anni, è stato di altissimo livello, essendo riusciti a portare -sistematicamente- in quel di Lexington i migliori prospetti dell’High-School. Si fa davvero fatica a ricordare il nome di un giocatore in uscita da Kentucky che non sia stato chiamato in Lottery, in sede di Draft. Tyler Herro potrebbe forse essere uno di quei pochi, nonostante un discreto potenziale ed una stagione da freshman di tutto rispetto. Trattasi di giocatore con la testa ben salda sulle spalle, capace di non uscire mai dalle partite e rendersi sempre utile per la sua squadra, in un modo o nell’altro. Un esempio? La partita conclusiva della sua carriera collegiale, coincisa con una sconfitta all’overtime contro Auburn. A fronte di una netta difficoltà nel trovare la via del canestro (soli 7 punti con 1/5 da tre, per demeriti suoi e meriti dell’asfissiante difesa avversaria), è riuscito comunque a dare valore alla sua prestazione chiudendo con 6 assist, a dimostrazione della sua grande solidità mentale.
La sensazione è che, probabilmente, non ci si trovi davanti ad un talento che possa spostare gli equilibri a livello NBA, ma che si abbia a che fare con un giocatore vero, capace di contribuire alla causa della propria squadra in ogni singola partita e in tanti modi diversi.

Punti di forza

Avventurandosi in una disamina tecnica del gioco di Herro, non si può non partire dalla sua meccanica di tiro delicata come la seta. Dal palleggio, in uscita dai blocchi, in catch-and-shoot, i suoi modi per rilasciare la palla sono numerosi ed egualmente efficaci.
Stiamo parlando di un tiratore d’élite, che farebbe comodo a qualsiasi franchigia della Lega. Ci sono tutti i presupposti per credere che la sua percentuale stagionale del 35.5% da oltre l’arco possa lievitare, in un contesto tecnico più organizzato.

Non so voi. ma io un tiratore del genere tenderei a volerlo nella mia squadra

In una versione di Kentucky non particolarmente scintillante, infatti, il cecchino originario di Milwaukee si è spesso trovato a dover forzare dei tiri, nel tentativo di dare un po’ di respiro ad un attacco stagnante. Dall’altro lato della medaglia c’è, però, un elemento positivo. Essendosi trovato di tanto in tanto a dover improvvisare, infatti, Herro è riuscito a sviluppare una discreta capacità di punire il difensore in situazioni di isolamento. In particolare, è risaltata la sua capacità di crearsi lo spazio necessario per scoccare il tiro dopo un passo di arretramento in step back.
Va menzionata, in un secondo momento, la sua sottovalutata capacità di arrivare al ferro, grazie ad un atletismo più che discreto e ad una velocità di piedi apprezzabile. Una volta raggiunta l’area avversaria, non è mai parso troppo creativo, ma ha spesso trovato il modo più semplice ed efficace di concludere, con entrambe le mani.

Contro i suoi pariruolo collegiali ha letteralmente giganteggiato

 

Benino anche con la mano debole.
P.S lo euro-step gli piace parecchio

Di sicuro, non gli mancano coraggio e caparbietà, avendo dimostrato a partire dal Day-One della sua carriera NCAA di non aver paura di subire dei contatti da parte dei difensori avversari. Se poi la tua percentuale dalla lunetta recita 93.5%, viene facile riuscire a comprenderne la ragione. Forte di questo vantaggio in termini di autostima, non solo non ha mai disdegnato di penetrare anche in aree affollate, ma è andato spesso a forzarlo lui stesso il contatto, nella speranza di ottenere un fischio arbitrale. Aspetto non da sottovalutare, nell’ottica dell’ NBA moderna.
Un ulteriore punto di forza sta nella sua estrema efficacia a rimbalzo, rapportata al ruolo e alla taglia: 4.5 rimbalzi di media, indubbiamente, sono davvero tanti per una guardia.
Per quanto riguarda la metà campo difensiva, stiamo parlando di un giocatore sempre attento, sia sul proprio uomo che in aiuto (dove riesce sempre a cogliere gli angoli migliori). Il suo enorme QI cestistico si è palesato anche in situazioni di anticipo sulle linee di passaggio e nell’andare a capitalizzare gli errori avversari in transizione.

Punti deboli

Struttura fisica e ball-handling. Questi i due più grossi punti deboli della guardia in uscita da Kentucky.
La prima di queste due lacune, chiaramente, non dipende da lui, ma dall’operato di Madre Natura. Nonostante un’altezza adatta al ruolo (196 cm), è dotato di una wingspan di soli 194 cm, che potrebbe causargli più di un problema al piano di sopra (sia offensivamente che difensivamente). Il suo atletismo di base non è così carente come si possa pensare, ma non è neanche d’élite, se rapportato a quello degli extraterrestri che si ritroverà ad affrontare tra pochi mesi. Viene da sé che, in un primo periodo (forse anche più a lungo), Herro potrebbe avere molta difficoltà nel battere il suo difensore in palleggio e nell’andare a concludere in area, contro il Gobert di turno. Potrebbe essergli d’aiuto un lavoro sulla muscolatura e sull’elasticità fisica, che ai tempi di Kentucky non è parsa esattamente delle migliori, avendo fatto registrare, di recente, una percentuale di grasso corporeo del 12.4%. Probabilmente gran parte di questa evoluzione a livello fisico verrà da sé con il tempo, considerando che che la sua carta d’identità recita soltanto 20/01/2000.
Un ulteriore difetto, correlato a questa sua carenza di agilità, è da rintracciare nel suo primo passo poco esplosivo, che l’ha costretto troppo spesso a dover forzare dei palleggi di troppo, nel tentativo di eludere gli scivolamenti difensivi dell’avversario. Di conseguenza, si è spesso trovato a fare i conti con i fantasmi del suo mediocre ball-handling e con quelli delle sue doti di passatore non eccelse; in particolare, si è trovato spesso in difficoltà nel passare la palla al lungo in post, subendo troppo la pressione avversaria e non riuscendo a trovare l’angolo migliore per servire il compagno.
Nella metà campo difensiva, a causa dei suoi difetti di natura fisica, si è dimostrato carente nel contenere in scivolamento gli avversari più rapidi e atletici di lui. Alla luce dell’organizzazione difensiva delle squadre NBA e del loro lavoro di studio sugli avversari, questo tipo di difetto potrebbe rivelarsi decisivo -in negativo- per le sorti della sua carriera.

Upside

La più verosimile tra le prospettive è quella che lo vede legato ad un ruolo importante in uscita dalla panchina. Un sesto/settimo uomo con licenza di colpire dalla lunga distanza e portare scompiglio nelle aree avversarie. Perché, va ripetuto ulteriormente, Herro non è solo un tiratore.
Herro è un giocatore capace di colpire la difesa in tanti modi, grazie ad un atletismo sottovalutato e ad un mid-range game di alto livello. Dovesse riuscire a colmare la sua lacuna nel playmaking, riuscire a perdere quel tantino di massa grassa di troppo e rafforzare la parte inferiore del corpo (le gambe, in particolare), potremmo trovarci di fronte a qualcosa di più che ad un panchinaro di lusso. Di sicuro, la sua versatilità e la sua pericolosità dal perimetro farebbero comodo a chiunque nella Lega, e il suo nome potrebbe legarsi a quello di una squadra con un progetto ambizioso, in cerca di un giocatore che sappia far male muovendosi off-the-ball.

Draft Projection

Il nome di Tyler Herro sembra gravitare attorno alla scelta numero 20, in ogni Mock Draft presente sul web. A mio parere, la scelta più verosimile potrebbe essere la 21, con quegli Oklahoma City Thunder che -ormai da anni- sono a caccia di tiratori perimetrali di livello e di pedine affidabili in uscita dalla panchina. Stando a queste premesse, il loro sembra essere un matrimonio annunciato. Ma si sa, in sede di Draft può accadere letteralmente di tutto, e non vanno escluse sorprese. Di sicuro, l’essere uscito da un College prestigioso come Kentucky e l’esser stato allenato per un anno da coach Calipari e dal suo staff potrà giocare a suo favore.
Staremo a vedere. Il giorno della verità è vicinissimo. 

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Pubblicato da
Cataldo Martinelli

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