I Toronto Raptors sono sempre stato visti come una franchigia di secondo piano. Dagli anni di Chris Bosh e Andrea Bargnani alle ultime stagioni competitive con DeMar DeRozan, il fatto di essere inconcludenti in postseason e per altro non americani è sempre sembrato danneggiarne l’immagine.
Poco più di due giorni fa hanno finalmente vinto il titolo NBA guidati da Kawhi Leonard, e già nessuno all’interno dell’universo NBA sta pensando a loro. It’s hard to be Canadians.
Che i giorni buoni per vedere completata la trade dell’estate fossero questi, tendevamo ad averlo capito.
Dai report di Adrian Wojnarowski sulle “advanced trade talks” tra Lakers e Pelicans (oltre ai Celtics), a quelli sulla volontà del VP di NOLA David Griffin di chiudere l’accordo prima del draft in modo da poter valutare meglio come muoversi, tutto puntava nella direzione di una fine vicina.
E così è stato, visto che nella notte proprio Wojnarowski ha riportato dell’accordo trovato tra Los Angeles Lakers e New Orleans Pelicans per il passaggio di Anthony Davis in California.
LA ha ottenuto esattamente quello che voleva. LeBron James ha 34 anni, per la prima volta da quando era sophomore non ha partecipato ai playoff, e durante il 2018-19 ha subito il primo infortunio semi-serio degli ultimi anni, che lo ha tenuto lontano dai campi per oltre un mese compromettendo le possibilità dei Lakers di raggiungere la postseason.
I gialloviola hanno James sotto contratto per altre tre stagioni, ma sono consci quanto il diretto interessato che il suo fisico non durerà per sempre, e che massimizzare più velocemente possibile il tempo passato insieme sia l’unico modo per non rendere questo matrimonio un fallimento anticipato.
Anthony Davis è stato il primo pensiero della dirigenza negli ultimi mesi, ancor prima della pubblica richiesta di trade del giocatore, ed essere riusciti a portarlo nella città degli angeli dopo il tentativo fallito della trade deadline dello scorso Febbraio deve essere considerato un successo.
Il pacchetto di qualche mese fa includeva Lonzo Ball, Josh Hart, Brandon Ingram e Kyle Kuzma. Solo i primi tre compiranno il viaggio verso la Louisiana, mentre Kuzma rimarrà con LeBron e Davis; a fare da contorno ai tre giovani ex-Lakers ci sarà il seguente assortimento di scelte:
- La quarta assoluta di questo draft (NOLA ha già la prima, forse lo aveva sentito)
- Una top-8 protected del 2021, che diventa non protetta nel 2022
- La possibilità per NOLA di scambiare la propria scelta con quella dei Lakers nel 2023 senza protezioni
- Una prima scelta non protetta nel 2024 posticipatile al 2025 dai Pelicans
A primo acchito qualcuno potrebbe storcere il naso, pensando che i Lakers abbiano concesso troppo a New Orleans e che il coinvolgimento di una terza squadra nella trade avrebbe potuto alleggerire il pacchetto da lasciar partire; oltre al ragionamento di cui sopra sul massimizzare gli anni rimasti di LeBron, però, è importante non perdere la visione d’insieme su quel che potrà essere la Western Conference nella prossima stagione.
A prescindere da quale sarà il loro futuro e che decisione prenderanno in estate, Kevin Durant e Klay Thompson salteranno gran parte se non addirittura tutta la prossima stagione, restringendo non poco il campo per i Golden State Warriors; gli Houston Rockets si presenteranno ancora ai blocchi di partenza per arrivare fino in fondo, ma con Chris Paul un anno più vecchio (ammesso che sia ancora in Texas a Ottobre); i Los Angeles Clippers rimangono i grandi favoriti per firmare Kawhi Leonard e saranno molto profondi a livello di roster, ma non automaticamente favoriti; gli Oklahoma City Thunder saranno ancora la squadra dalle grandi potenzialità ma prigioniera dei proprio limiti.
LA ha ancora tanto da fare, dal firmare un free agent di spessore a costruire un qualcosa di vagamente simile a una panchina, ma mettere insieme LeBron e AD, due dei primi 6-7 giocatori al mondo, potrebbe averli resi automaticamente i favoriti quantomeno per le Western Conference Finals 2020.
A proposito di free agent di spessore, il primo obiettivo ora diventa per forza di cosa Kemba Walker.
Kyrie Irving sembra sempre più diretto verso New York sponda Brooklyn Nets, tanto che varie fonti dalla lega parlano di una decisione già presa dalla point guard e solo in attesa di essere ufficializzata, dopo la più che prevedibile scelta di non esercitare la player option per il 2019-20 rimanendo ai Celtics (scelta che sarebbe arrivata anche in caso di volontà di Irving di rimanere a Boston, cosa che avrebbe fatto firmando un contratto completamente nuovo).
Perso Irving sulla carta, Walker era stato adocchiato dai New York Knicks come principale candidato a far da spalla a Kevin Durant in caso il #35 avesse firmato con NY, prima che uscissero nuovi report sulla priorità proprio da parte di Walker di riformare con Charlotte, mossa che gli avrebbe garantito un accordo più lungo e remunerativo rispetto a quanto gli potrà essere offerto da qualsiasi altra squadra.
L’arrivo di Anhtony Davis ai Lakers, però, cambia nettamente le cose. I Lakers hanno scambiato la propria point guard titolare (Lonzo) e la seconda guardia migliore che avevano a roster (Josh Hart), oltre al ball handler secondario dietro LeBron (Ingram). Con Irving virtualmente fuori dai giochi, firmare una point guard diventa la priorità assoluta dell’estate dei Lakers, e tra i free agent il migliore disponibile resta proprio Kemba, che potrebbe essere vagamente attratto da questo scenario rinunciando a qualche milione la relativamente esaltate compagnia di Nicolas Batum.
Un quintetto formato da Walker, X, Kuzma, LeBron ed Anthony Davis andrebbe a rappresentare una minaccia polivalente per qualsiasi difesa NBA.
LeBron resterebbe con ogni probabilità il principale ball handler, visto che l’area sarebbe occupata principalmente da Davis; Walker potrebbe adattarsi benissimo al nuovo ruolo, essendo perfettamente in grado di colpire anche con meno tempo con la palla in mano – è sottovalutato il suo lavoro off the ball, e in stagione ha tirato con oltre il 40% da 3 in situazioni di catch and shoot; Kuzma ha già dimostrato nei primi due anni di NBA di poter essere un tiratore pericoloso, sebbene la continuità resti il suo limite principale, ma un miglioramento da quel punto di vista e un’applicazione difensiva incrementata potrebbero renderlo un tassello fondamentale del nuovo (potenziale) quintetto dei Lakers. Con uno starting five del genere, LA sarebbe legittimamente fra le prime 3 squadre della Western Conference.
Le cose potrebbero anche andare incredibilmente male, però. Se Walker decidesse di giurare fedeltà a Charlotte, o magari di firmare comunque con i New York Knicks per tornare a vivere nell’area dove è cresciuto, LA dovrebbe buttarsi su free agent secondari – a-la-Tobias Harris – per completare il roster con del talento, ma non necessariamente i pezzi giusti da un punto di vista tecnico.
La mancanza di spaziature rischia di diventare un problema, anche in caso di arrivo di Walker la point guard rappresenterebbe l’unico tiratore veramente affidabile da tre punti, e il pochissimo spazio salariale che rimarrebbe ai Lakers in caso di arrivo suo (o di chi per lui) lascerebbe una libertà di manovra particolarmente limitata per provare ad aggiungere tiratori a roster, ossia la merce più pregiata e quindi costosa che la lega possa offrire oggi.
Aver spedito un pacchetto di scelte così importante a NOLA potrebbe rischiare di compromettere i prossimi dieci anni dei Lakers, che in caso di titolo mancato nelle prossime (e presumibilmente ultime) tre stagioni di LeBron potrebbero trovarsi con un Davis trentenne (ammesso che rifirmi la prossima estate) e nessuna scelta in proprio controllo per provare a muoversi in una direzioni piuttosto che in un’altra.
Il gioco, comunque, vale la candela. Dopo anni senza playoff i Lakers sono di nuovo una contender, e rappresenteranno a prescindere una delle squadre con più star power nel panorama NBA 2019-20. Starà a loro, ancora una volta, massimizzare il tutto.
I gialloviola non sono però certo gli unici vincitori di quanto successo la scorsa notte.
Per una franchigia che emerge da anni di buio e per la prima volta nella sua storia recente può tornare a sperare in un titolo, ce n’è un altra che in pochi mesi è passata da una situazione disastrosa, con rischio di relocation e superstar in partenza, a una delle situazioni più intriganti di tutta la NBA.
I Pelicans avevano già ottenuto un aiuto dal destino in sede di draft lottery, ricevendo la prima scelta assoluta che tra pochissimi giorni si tradurrà in Zion Williamson.
Il pacchetto ricevuto dai Lakers porta in dote pezzi che se mescolati bene potrebbero davvero rappresentare un piccolo gioiello per gli anni a venire.
Mettere insieme Lonzo Ball e Jrue Holiday rappresenta già di per sé una vittoria, unendo due dei migliori difensori della lega tra le guardie per un backcourt che avrà problemi provando a spaziare il campo, ma fornirà un’affidabilità difensiva che in pochi potranno pareggiare.
Zion comincerà la propria carriera NBA come dominatore dell’area, cercando di avere più impatto possibile su quanto succederà nelle immediate vicinanze del ferro in attesa di aumentare la propria pericolosità dal perimetro, e l’aggiunta di Ingram porta un altro ball handler in gradi mettere palla a terra e anche arrivare con decisione al ferro, vista l’altezza. Lo stesso Ingram non ha però rappresentato una minaccia affidabile al tiro dalla distanza nella sua breve carriera, sebbene i tentativi e le percentuali crescano gradualmente ogni anno.
Preoccupare le difese dall’arco per lasciare più spazio in area a Zion sarà senza dubbio il principale problema dei Pelicans nella prossima stagione, ma l’obiettivo per la squadra di Griffin e Gentry non è certo quello di lottare immediatamente per i playoff.
Il pacchetto di scelte ricevuto dai Lakers garantisce a NOLA flessibilità, tempo per provare a far coesistere i proprio giovani e valutare chi possa rendere al meglio, e chi invece potrebbe essere usato in futuro come materiale per portare qualcosa di nuovo. La quarta assoluta di quest’anno, che si tratti di Jarrett Culver o chi per lui, da la possibilità a Griffin di scegliere un altro giovane per completare ulteriormente il pacchetto, e le prossime due stagioni dovrebbero garantire altre scelte in lottery orientate più verso le prime posizioni.
I Pelicans non hanno mai goduto di entusiasmo attorno alla squadra, tutto è sempre girato attorno ad AD, e anche quando una seconda star era arrivata in Louisiana e le cose stavano funzionando la sfortuna ha rovinato le cose (sì, sto parlando di DeMarcus Cousins). La morte del proprietario della franchigia pochi mesi fa aveva gettato ulteriori ombre sul futuro di una squadra troppe volte accostata alla relocation per via di una direzione poco precisa da prendere per il futuro.
La richiesta di trade di Anthony Davis rischiava di dare davvero la sterzata definitiva verso il naufragio dell’esperimento New Orleans. Adesso, i Pelicans sceglieranno il rookie più eccitante dai tempi di LeBron James, hanno un pacchetto di giovani di grandi prospettive, e tutto il tempo e le scelte del mondo per provare a far funzionare il tutto. Unita a questo, c’è la presenza di un allenatore esperto e con le idee chiare come Gentry e un dirigente di livello assoluto come David Griffin. C’è vita in Louisiana.
La somma di questi fattori rende inevitabilmente entrambe le squadre vincitrici dopo questa trade: i Lakers sono tornati/torneranno la contender colma di stelle che rappresenterà l’epicentro mediatico della stagione 19/20, i Pelicans balzano forse addirittura in cima all’hypometro delle squadre in rampa di lancio.