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Il Pagellone del Mercato NBA 2019: posizioni 6-1

3• NEW ORLEANS PELICANS , Voto: 8,1

di Jacopo Gramegna

L’estate dei New Orleans Pelicans porta una firma molto ben marcata, quella di David Griffin, vicepresidente esecutivo della franchigia della Louisiana che, senza mezzi termini, non ha sbagliato una mossa nel corso dell’intera estate.

Arrivato a New Orleans con il mandato di sbrogliare nel modo più conveniente possibile l’affaire Anthony Davis, l’ex dirigente dei Cleveland Cavs ha portato a termine il compito già prima della notte del Draft, sfruttando al meglio la volontà di Davis e del suo agente Rich Paul. L’assoluta propensione per i Lakers della stella da Kentucky ha permesso a David Griffin di disporre di una fortissima leva contrattuale e di portare a casa un bottino di enorme valore composto da Lonzo Ball, Josh Hart e Brandon Ingram, oltre che tre prime scelte (compresa la numero 4 del Draft 2019). Un bottino che ha assunto, probabilmente, queste dimensioni anche a causa della scelta dei Lakers di non inserire Kyle Kuzma nell’accordo. In questo modo Griffin ha potuto costruire il miglior habitat possibile per l’arrivo di Zion Williamson, che è stato ovviamente scelto con la prima chiamata assoluta del Draft.

Sempre nella notte del Draft, i Pelicans sono stati anche protagonisti di un importante trade down che li ha visti acquisire le scelte numero 8 e 17 da Atlanta in cambio della quarta scelta assoluta che fu dei Lakers. Un trade down che ha portato Jaxson Hayes, filiforme ma intrigantissimo progetto a lungo termine da Texas, e Nickeil Alexander-Walker, elettrizzante combo guard da Virginia Tech, due giocatori che hanno già incantato in Summer League, guadagnandosi l’inserimento nel primo e nel secondo quintetto del torneo estivo. Al secondo giro, invece, i Pelicans hanno pescato Marcos Louzada Silva con la pick numero 35: una scelta interessante, soprattutto se si considera che a quel punto del Draft erano ancora disponibili giocatori molto più reclamizzati e famosi.

La miglior prestazione di Alexander-Walker, che ha sfiorato il titolo di MVP della Summer League

Certo, la componente-fortuna ha avuto un peso specifico di tutto rilievo all’interno della prima metà delle scelte di mercato operato da Griffin: senza la recente riforma delle percentuali di assegnazione delle pick in lottery New Orleans non avrebbe mai ottenuto la prima pick al Draft e i Lakers non avrebbero mai ottenuto la quarta posizione di scelta. In questo modo nessuna delle mosse effettuate dai Pelicans sarebbe stata possibile, ma analizzare il mercato NBA con i se e con i ma, lo abbiamo imparato, è puro esercizio di stile.

La direzione intrapresa dai Pelicans con queste scelte è diventata evidente: costruire un core giovane capace di andare a rimbalzo in massa e correre con efficacia e continuità il campo. Un quintetto moderno nel quale, però, il tiro perimetrale potrebbe essere inizialmente accantonato.

Attorno ai giocatori giovani, però, andava costruita un’ossatura costituita da giocatori esperti, adatti a lavorare all’interno di un sistema e abituati a competere: il primo giocatore scelto da David Griffin in questo senso è stato il nostro Nicolò Melli, ritenuto da tanti General Manager NBA uno dei migliori talenti al di fuori della lega. L’italiano sarà, con ogni probabilità, la riserva di Zion Williamson e potrà provare a fornire il proprio apporto in termini di letture e tiro perimetrale a una squadra che, più che mai, potrebbe necessitare delle sue caratteristiche da glue player. Peccato per l’infortunio che lo ha recentemente colpito, costringendolo a saltare il training camp della nazionale e che potrebbe compromettere il suo inizio di carriera NBA.

L’ex giocatore di Olimpia e Fener è stato seguito a ruota due veterani di comprovato spessore: JJ Redick (biennale da 26 milioni) capace al contempo di portare pericolosità perimetrale ed esperienza e Derrick Favors, assorbito dopo la rivoluzione operata dagli Utah Jazz.

Riuscire a centrare una valutazione superiore all’otto in un’estate nella quale uno dei migliori giocatori al mondo ha lasciato la tua franchigia non è assolutamente un’impresa da poco. Il voto, con ogni probabilità, avrebbe potuto essere ancora più alto dinnanzi a ulteriori rassicurazioni sullo stato di forma di Lonzo Ball e Brandon Ingram ma, già adesso, il futuro dei Pelicans sembra estremamente più roseo rispetto a quanto apparisse non più di sei mesi fa. Il merito è, ovviamente, tutto di David Griffin.

2•  BROOKLYN NETS, Voto: 9

di Andrea Capiluppi

Immaginatevi di tornare per qualche minuto indietro nel tempo, al primo luglio 2017. I Brooklyn Nets hanno appena terminato la stagione 2016-17 con un record di 20 vittorie e 62 sconfitte, il peggiore dell’intera Lega. Pochi giorni prima la franchigia ha ricevuto D’Angelo Russell dai Los Angeles Lakers, ancora lontano dall’essere l’All-Star che è diventato in questa stagione. Insomma, se ci avessero detto che di lì a solamente due anni i Nets avrebbero firmato Kyrie Irving e Kevin Durant ci saremmo tutti stupiti. Eppure, è successo davvero.
Non solo: il GM Sean Marks è riuscito a portare nello stato di New York anche un altro ex All-Star, ovvero DeAndre Jordan, e inoltre ha realizzato più di qualche innesto funzionale per la squadra e per sopperire alle partenze. Dunque, il mercato dei Nets è da 9 pieno: proviamo a capire il perché analizzando le mosse principali della squadra.

Partiamo perciò dal primo free agent arrivato, ovvero Kevin Durant. L’ex Warriors ha posto la sua firma su un contratto da 164.2 milioni di dollari complessivi, spalmati su quattro anni, con una player option per l’ultimo anno. Come noto, il giocatore si è infortunato al tendine d’Achille nel corso delle passate Finals e i tempi di recupero potrebbero essere molto lunghi, tanto che potrebbe rimettere piede in campo addirittura non prima della stagione 2020-21. Se ci sono alcune riserve sul suo recupero fisico, bisogna comunque tenere conto che si sta parlando di uno dei top scorer e dei giocatori più completi dell’intera Lega.

Un atleta che è già a quota 22.940 punti segnati in NBA, con capacità realizzatrici disarmanti, che si tratti di un tiro da dietro l’arco o nei pressi del ferro, è un giocatore che Brooklyn vorrà avere a roster anche qualora non dovesse tornare a completo regime. Inoltre, Marks ha atteso il 6 luglio per completare l’operazione in modo tale da imbastire una sign and trade che portasse D’Angelo Russell agli Warriors in cambio dello stesso Durant e di una scelta al primo turno (protetta 1-20) al prossimo Draft: un asset in più che non fa mai male.

Strettamente connesso all’arrivo di Durant c’è anche quello di Kyrie Irving. Sull’approdo ai Nets dell’ex Cavs e Celtics si era speculato molto nei mesi precedenti, e il giocatore ha finito per accordarsi con la franchigia sulla base di un contratto da circa 136.5 milioni di dollari per quattro anni. Come nel caso di Durant, anche Irving avrà una player option sull’ultimo anno: una combinazione interessante, poiché proiettandoci in un futuro che ora sembra davvero lontano, i Nets potrebbero vivere una free agency 2022 tanto movimentata quanto quella attuale. In ogni caso, tornando al presente, l’ex Cavs dovrà ancora una volta dimostrare di poter guidare da solo una franchigia ai Playoff, dopo il rocambolesco biennio a Boston: ogni esperimento di intesa fra lui e Durant è rimandato alla prossima stagione.

Il nuovo play dei Nets potrà contare su DeAndre Jordan, il terzo grande nome arrivato alla corte di coach Kenny Atkinson. Il centro ha firmato un accordo quadriennale da circa dieci milioni l’anno (questa volta senza player option), sostanzialmente dimezzandosi lo stipendio rispetto allo scorso anno. Proprio quella di Jordan è forse la firma che lascia un minimo dubbio sulla free agency dei Nets, non tanto per la durata o le cifre, quanto per le prestazioni dello stesso giocatore. Sebbene si stia parlando di una macchina da doppia doppia di media, di un due volte membro dell’All-Defensive Team e di un atleta che ha dominato la classifica rimbalzi per due stagioni, sembra che Jordan abbia subito un periodo di flessione una volta sfaldato il trio dei Clippers con Paul e Griffin.

Dunque, con lo spot lasciato libero dalla partenza di Ed Davis in direzione Utah Jazz, il prossimo anno l’ex Mavs e Knicks potrebbe contendersi il posto da titolare con l’astro nascente Jarrett Allen, che nella passata stagione si è dimostrato un efficace bloccante nel giocare il pick and roll in attacco e un rimbalzista tenace — anche se fisicamente meno solido di Jordan nel contenere centri più fisici come Joel Embiid. Anche in questo caso, però, è ancora molto presto per fare previsioni, e dunque non ci resta che lasciare il verdetto al parquet.

Firmati i tre All-Star, Brooklyn ha poi dovuto rinunciare a DeMarre Carroll, Jared Dudley, Rondae Hollis-Jefferson, Allen Crabbe e i già citati D’Angelo Russell ed Ed Davis. La partenza di Allen Crabbe, in uno scambio con gli Atlanta Hawks, è servita a liberare lo spazio salariale per firmare Kyrie Irving, visto che il suo contratto pesava per oltre $18 milioni di dollari sul libro paga della franchigia ed era in scadenza solo il prossimo anno. In cambio, aggiungendo al pacchetto anche il rookie Alexander-Walker e una scelta al primo giro, i Nets hanno ottenuto Taurean Prince. Il giocatore andrà a coprire la mancanza di DeMarre Carroll e soprattutto di Kevin Durant nella prossima stagione.

L’ex Hawks, che sarà restricted free agent al termine della prossima stagione, ha mostrato ampi miglioramenti rispetto alla sua stagione da rookie, quella 2016-17, e dopo soli tre anni ad Atlanta si è affermato come un ottimo realizzatore da dietro l’arco (39% di realizzazione e 13.5 punti di media in meno di mezz’ora di gioco a partita nella scorsa stagione).

Dalla free agency è poi arrivato anche Garrett Temple, firmatario di un contratto annuale da $4.7 milioni di dollari: l’ex Grizzlies aggiunge esperienza nel ruolo di guardia, agendo come cambio di Caris LeVert. Infine, altre firme minori comprendono l’arrivo di Wilson Chandler per $2.5 milioni di dollari per un solo anno, che andrà ad allungare le rotazioni nel ruolo di ala e David Nwaba a completare il reparto guardie, firmato a $3.6 milioni di dollari complessivi per i prossimi due anni, di cui solo il primo garantito.

In conclusione, sulla base delle mosse viste, se Brooklyn non ha vinto la free agency 2019 è solamente perché i Clippers sono riusciti a portarsi a casa l’ultimo MVP della Finali e un finalista al premio di MVP della stagione 2018-19 in un solo colpo. In ogni caso, la proprietà può ritenersi davvero soddisfatta dall’operato di Sean Marks: firmare due giocatori così prolifici, probabilmente fra i migliori 15/20 della NBA, in una sola sessione di mercato, non era cosa affatto facile; sopperire alle partenze mantenendo i giovani di maggiore talento che ancora non sono definitivamente esplosi (LeVert ed Allen su tutti) nemmeno.

1• LOS ANGELES CLIPPERS, Voto: 9

di Jacopo Gramegna

Non una grande sorpresa in cima al nostro pagellone ma, senza dubbio, la conferma più lampante che la programmazione e la coerenza in NBA portano sempre a risultati strabilianti, capaci di cambiare il corso della storia di un’intera franchigia.
I Los Angeles Clippers sono riusciti finalmente a raggiungere lo status di contender dopo un’estate che li ha visti effettuare mosse intelligenti e conservative in attesa di conoscere la scelta di Kawhi Leonard. Una volta assicuratisi il numero 2, però, i Clippers sono stati capaci di cambiare il proprio atteggiamento, divenendo iper aggressivi e portando immediatamente a casa una seconda stella del rango di Paul George. È grazie a questa capacità di porre attenzione ai dettagli, modulare le proprie scelte senza mai farsi prendere dalla frenesia ed effettuare lo step decisivo verso la contendership che gli angeleni siedono sul gradino più alto della graduatoria del mercato NBA.

L’estate dei Clippers si è aperta, come detto, senza grossi colpi ma con una serie di scelte calibrate: la prima mossa è stata quella di acquisire i diritti sulla 27esima scelta assoluta dello scorso Draft dai Brooklyn Nets -in cambio della 56esima pick (divenuta Jaylen Hands) e di una prima scelta futura- per assicurarsi i servigi di Mfiondu Kabengele, lungo da Florida State che ha catturato l’attenzione della dirigenza capitanata da Jerry West grazie alle sue doti atletiche e alla sua mobilità. Al secondo giro, invece, è arrivato Terrence Mann con la scelta numero 48. Se è probabile che il primo riesca a ritagliarsi un piccolo spazio come back-up center, di certo Mann vedrà tanti minuti in G League nel corso del 2019-20.

In seguito è arrivato, poi, il momento dei rinnovi: il primo a essere confermato è stato Patrick Beverley, che ha siglato un triennale da circa $40 milioni di dollari, mentre la seconda conferma è stata quella di Rodney McGruder che firmando un triennale da $15 milioni ha permesso ai Clippers di rendere ancor più solida una panchina che ha l’assoluta intenzione di confermarsi come la migliore dell’intera lega.

In seguito, gli angeleni sono anche riusciti a inserirsi nella trade-Butler, ottenendo Mo Harkless, l’ennesima ala solida da inserire in un roster da battaglia, e una prima scelta che, però, non sarebbe rimasta a lungo a Los Angeles.

A una settimana dall’apertura della free-agency è arrivata, quindi, la notizia che tutti aspettavano: Kawhi Leonard ha scelto i Clippers e Paul George ha chiesto di essere spedito a Los Angeles per comporre con l’MVP delle ultime Finals una delle combo più incredibili della NBA. La capacità di convincere il free-agent più atteso dell’estate e di farsi trovare pronti ad assecondare ogni sua richiesta, compresa quella di portare a Los Angeles George a un prezzo carissimo, potrebbe davvero valere da sola la prima posizione in questo pagellone. Ma, come abbiamo visto, i Clippers non si sono fermati.

Essere pronti a rinunciare al proprio futuro per cambiare la storia della franchigia: i Clippers fanno scuola.

A questo punto l’obiettivo è diventato completare il roster e le scelte sono cadute su altri due rinnovi importanti: il quadriennale da $28 milioni fatto firmare a Ivica Zubac e il biennale da $10 milioni sottoposto a JaMychal Green hanno permesso ai Clippers di dare continuità a un roster che ora li colloca nelle zone altissime della intera NBA.

In una sola estate i Los Angeles Clippers sono riusciti a portare a termine ciascuno degli obiettivi che una franchigia NBA può inseguire attraverso il mercato: convincere un free-agent di livello a sceglierli, portare a termine una trade epocale anche assumendosi dei rischi, allungare e confermare un roster di spessore e, cosa più importante tra tutte, raggiungere uno status che non era mai stato affiancato al loro nome. Una serie di mosse ampiamente sufficienti a consacrarli al rango di assoluti vincitori dell’estate NBA.

 

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NbaReligion Team

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