L’NBPA, associazione giocatori NBA, ha formalmente denunciato con una lettera una proposta della NCAA, la lega collegiale americana.
La questione è spinosa e riguarda il ruolo dell‘agente sportivo: la NCAA vorrebbe introdurre un formale processo di certificazione per quegli agenti interessati a rappresentare giocatori che si dichiareranno eleggibili per il Draft.
La lettera della NBPA, ottenuta da Adrian Wojnarowski, recita:
“Agenti esperti, competenti e affermati non hanno alcun interesse nel sottoporsi a questa regolamentazione, decisamente troppo restrittiva e pesante”
Inoltre, la NBPA condivide la volontà della NCAA di provvedere ad un solido e utile aiuto/consiglio ai giovani giocatori pronti ad affacciarsi al mondo del professionismo, ma così facendo, insiste la NBPA, la NCAA rischia di andare contro al proprio statuto e al benessere dei propri giocatori.
“L’NCAA non ha esperienza in materia di rappresentanza di atleti professionisti e dovrebbe delegare la NBPA per qualsiasi questione essa riguardante. Se un agente è certificato dalla NBPA, la NCAA non dovrebbe avere alcuna giurisdizione nel giudicare le sue capacità professionali”
Attualmente, gli atleti che si dichiarano eleggibili per il Draft scelgono un agente durante i processi precedenti il Draft stesso. La proposta della NCAA andrebbe ad appesantire il lavoro degli agenti, già sottoposti alla sorveglianza della NBPA.
Non è la prima volta che la NCAA si muove nella direzione del “regolamentare” il lavoro degli agenti sportivi: già qualche mese fa era salita alla ribalta la questione della, così nominata da LeBron James, “Rich Paul rule“, che prevedeva la necessità di una laurea per quegli agenti interessati a rappresentare i prospetti collegiali. La regola avrebbe così di fatto escluso il potente Rich Paul.
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