Golden State Warriors

Thompson tra NBA Finals e infortunio: “Ero all’apice della mia carriera”

Le ultime Finals hanno lasciato molti più strascichi di quanto ci si potesse immaginare in casa Golden State Warriors. Il tanto agognato three-peat non è arrivato e dopo aver visto Kawhi e compagni alzare il trofeo, nella Baia è stata presa la decisione di ricominciare con un ciclo semi-nuovo.

Le gare della finale hanno costretto Curry e soci a rinunciare a due dei migliori giocatori della squadra e dell’intera lega: Kevin Durant, a cui Kerr ha risposto recentemente, e Klay Thompson. Mentre il primo ha deciso di accasarsi a Brooklyn, il numero 11 non ha abbandonato la sua squadra, firmando un rinnovo contrattuale che sa di legame a vita. In piena fase di recupero, Klay è voluto ritornare sul grave infortunio che lo ha colpito in Gara 6. La diagnosi parla di rottura del legamento crociato e di un lungo stop:

“È la parte umiliante dello sport. Quando sei al tuo meglio, può succedere qualcosa di traumatico. Onestamente, mi sentivo all’apice della mia carriera in NBA. Ero al meglio, sia per come tiravo sia per come difendevo”

I numeri gli danno ragione: Thompson stava mantenendo una media di 26 punti con un incredibile 58% dall’arco.

“Mi sentivo uno dei migliori giocatori in campo. Nelle scorse Finals ero in grado di fare la differenza, ma nelle ultime mi sentivo davvero inarrestabile”

L’episodio che ha colpito gli spettatori è stato senza dubbio il rientro in campo appena dopo l’infortunio, per tirare i due tiri liberi assegnatigli dall’arbitro:

“Non so, qualcosa in me mi ha detto che era la cosa giusta da fare. Sai, erano le Finals, capisci? Non volevo lasciare dei punti per strada. Sono difficili da ottenere, ci sono giocatori che vivono una carriera senza avere mai un assaggio delle Finals”

“Appena finite le Finals non pensavo fosse chissà cosa. Ma a mente fredda, risentendo la reazione della folla, ho capito che lo era. È la cosa più importante, perché mostra ai tifosi quanto io ci tenessi, quanto io volessi essere in campo”

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Pubblicato da
Simone Trunfio

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