Dwight Howard ha una sola cosa in testa: riscatto. Le numerose foto, diventate virali, che lo ritraggono muscoloso e continuamente al lavoro ne sono la testimonianza. D’altro canto, chi non vorrebbe riscatto dopo esser passato da prima scelta assoluta ad un Draft, ad un fantasma che nell’ultima stagione ha disputato solamente nove partite. Superman è quasi pronto, la seconda chance concessagli dai Lakers non può sfuggirgli di mano.
Nell’attesa che la prossima stagione prenda il via, l’8 volte All Star si è concesso ad un’intervista con Stadium e, a Shams Charania, ha svelato qualche retroscena particolare sulla sua prima esperienza nella città degli angeli (2012/2013), esperienza passata alla storia più per le controversie con Kobe Bryant che per le sue prestazioni.
“Credo che sostanzialmente ci fossero due grossi problemi. Gli infortuni e l’ego. In una squadra di basket, questi fattori possono essere gli elementi che segnano un’ascesa o un declino. Poi, il fatto di avere altri compagni che si infortunano ti porta lontano da ciò che stai cercando di realizzare.”
Howard ha aggiunto:
“Quando non tutti sono d’accordo tra loro a causa degli ego, hai una squadra in cui ognuno pensa solo a sé. Quando lasci il tuo ego a casa e vai a lavoro facendo quello che devi fare, tutto va meglio.”
Quando gli è stato chiesto cosa cambierebbe di quella stagione, l’ex Orlando Magic ha risposto così:
“Cosa farei diversamente? Aspetterei la completa guarigione. Volevo mostrare fortemente che fossi pronto per giocare, ma non ero al 100%. Sono uscito ed ho provato a dare tutto quello che avevo, ma volevo anche divertirmi nel frattempo. Pensavo: ‘Ehi questa è Los Angeles, gioco per i Lakers, voglio cercare anche di divertirmi’. Dovevo saltare tutta la stagione, invece tornai dopo 4-5 mesi. Non avrei dovuto, ma volevo vincere a tutti i costi.”
Infine, ha criticato il suo stesso egoismo:
“L’altra cosa che cambierei, è il fatto di fare solo quello che il team avrebbe voluto. A volte, essere egoisti causa delle ripercussioni sull’intera squadra, non solo su sé stessi.”
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