Gli Houston Rockets l’8 e il 10 ottobre scenderanno in campo a Saitama, in Giappone, per affrontare i Toronto Raptors, attuali campioni NBA.
La franchigia texana da sempre ha rapporti (soprattutto economici) molto importanti con il mondo orientale e specialmente con quello cinese, da quando Yao Ming alla prima scelta al draft del 2002 (primo cinese ad arrivare nella lega), incantò l’NBA e il mondo intero.
Ha fatto molto discutere un tweet del GM dei Rockets, Daryl Morey che prima di partire ha pubblicato una foto a supporto delle proteste in corso ad Hong Kong.
Il post è rimasto online per pochissimo tempo visto che Morey lo ha immediatamente eliminato. Questa presa di posizione non ha per niente reso contento il proprietario Tilman Fertitta, che ha subito messo in chiaro le cose:
“Ascoltate… Daryl Morey NON parla a nome degli Houston Rockets. La nostra presenza a Tokyo è all’interno della volontà di promuovere la NBA sui mercati internazionali e noi NON siamo una organizzazione politica”
Si è creata quindi un po’ di tensione all’interno dell’associazione texana e chissà quali saranno le ripercussioni, dietro le quinte, all’interno della franchigia e della Lega intera.
Non è la prima volta che nella lega ci si confronta su temi politici, come nel 2018, quando LeBron James espresse il suo disaccordo sull’operato di Trump. Oppure ancora quando Golden state rifiutò l’invito alla casa bianca.
Più volte giocatori e staff hanno toccato argomenti di carattere politico. Spesso i i loro interventi sui social sono stati cancellati o nascosti per non creare scandali o semplicemente per non influire l’andamento degli affari.
E’ giusto che personaggi con tutta questa attenzione mediatica non possano esprimere liberamente la propria opinione? E’ corretto stare zitti e limitarsi a parlare di basket, invece che affrontare temi di carattere politico e soprattutto umano?
Il dibattito è aperto.