Phoenix Suns
Dopo anni di fallimenti e continui tentativi di ricostruzione i Phoenix Suns hanno deciso di dare un’accelerata ai propri piani, effettuando scelte che dicono molto chiaramente una cosa: la dirigenza dell’Arizona vuole provare a migliorare da subito il rendimento della franchigia per non rischiare di ritrovarsi, tra qualche stagione, a vivere lo psicodramma che comporterebbe un’eventuale volontà di dire addio da parte di Devin Booker.
Sull’altare di questo, dunque, il primo sacrificato è stato coach Igor Kokoskov, che dopo un solo anno di esperienza sulla panchina dei Suns ha dovuto lasciare il posto a coach Monty Williams, sempre molto apprezzato nella lega e finalmente tornato sulla panchina di un team NBA dopo le tristissime vicissitudini familiari che lo hanno afflitto.
Il compito di Williams sarà, sin da subito, quello di regolarizzare il rendimento di questa squadra, cercando di portarla il più lontano possibile dal fondo della Conference. In questa ottica va letta, dunque, l’intera estate operata dalla franchigia.
Dopo un Draft che li ha visti puntare su due dei giocatori più “maturi” della scorsa class, Cameron Johnson (scelta che ha destato non poca sorpresa) e Ty Jerome, anche in free-agency sono arrivati nomi dall’impatto certo sulla lega: Ricky Rubio, Dario Saric e Aron Baynes, oltre a Frank Kaminsky, Javon Carter e Cheick Diallo.
Ricky Rubio arriva piuttosto caldo alla sua nuova esperienza in maglia Suns.
Rubio è la point-guard che i Suns hanno per anni cercato di affiancare a Devin Booker, oltre che un giocatore di pick-and-roll più che affidabile se l’idea è quella di armare con continuità DeAndre Ayton in situazioni dinamiche; Dario Saric ha espresso il meglio della sua esperienza NBA da glue-player in un sistema in crescita come quello dei Sixers e Aron Baynes ha già mostrato nel corso della sua carriera di poter lavorare alla grande con un secondo centro. Anche il rinnovo di Oubre è da leggere nell’ottica di massimizzare le potenzialità a disposizione di questo roster, visto che il prodotto di Kansas si sposa perfettamente con la timeline dei giocatori cardine della squadra: insomma, l’obiettivo non troppo velato di questa estate è stato far contenti Booker e Ayton, costruendo attorno a loro un ecosistema quantomeno coerente.
Così si spiegano anche le scelte di Cameron Johnson e Ty Jerome: entrambi sono due giocatori con punti di forza ben riconoscibili. Entrambi lasciano già intuire quelli che potrebbero essere gli strumenti sul quale fonderanno il loro impatto sulla squadra: Johnson è un tiratore puro dotato di stazza che potrebbe portare versatilità ai quintetti di coach Monty Williams mentre Jerome è stato scelto per il suo range di tiro e per la pulizia delle sue scelte.
Dando uno sguardo ai nomi del roster viene spontaneo prevedere che i Suns potrebbero essere una delle squadre a più alto voltaggio della lega: ritmo elevato, difesa da seconda metà delle chart e la possibilità, quanto meno, di far divertire i tifosi dell’Arizona sembrano essere tre punti di partezza. Il resto, a partire dalla solidità, dovrà arrivare con il lavoro.
Questa chiarezza di idee basterà a rendere i Suns un team da playoff? Con ogni probabilità no.
Basterà almeno a mostrare a Booker e ad Ayton la volontà di smettere di perdere e cominciare a costruire? Questo è ciò che la dirigenza si aspetta.
Lasciare i bassifondi della Conference e giocarsi il penultimo posto della Division con i Kings potrebbe, quanto meno, essere un inizio convincente per questi Suns. La strada verso la competitività sarà, in ogni caso, ancora molto lunga e lastricata di errori.
Un quintetto quantomeno intrigante: basterà a risalire la china?