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È un viaggio, l’NBA

“È un viaggio, l’NBA”

Che viaggio. Un piano sequenza fluido, un itinerario senza inizio e fine. Dai granai dell’Indiana alle slums filippine, dai playground colorati ai canestri solitari appesi a porte, garage, balconi. Angoli nascosti, teatri en plein air, sacri luoghi di culto.

Salutate gli dei, sono tornati, hanno ripreso posto nell’olimpo. Hanno lottato per un’intera estate contro i propri demoni, contro la fatica, contro l’esasperante autoesigenza. L’hanno fatto per sfatare tabù e insuccessi, l’hanno fatto per loro stessi e per voi silenti o rumorosi adulatori, l’hanno fatto per un fine superiore, rarefatto, magico.

Aspirazioni, incubi, obiettivi, fallimenti. In questo tragitto non c’è spazio per la stabilità, non c’è spazio per progetti a lungo termine: tutto è cedevole e limaccioso. Particolare dopo particolare, possesso dopo possesso, lettura dopo lettura. Mai il gotha del basket aveva riservato tante aspettative per la marcia verso il titolo.

Un paradiso sportivo dalle mille sfaccettature. Un’utopica cittadina fondata sul diritto alla pallacanestro ed esondata come un fiume in piena nell’arte, nella politica, nella moda, nella musica. Un’opera omnia marchiata Spalding.

“È un viaggio, l’NBA”

Chi oblitera il biglietto dev’essere consapevole, come sempre, più di sempre, a cosa va incontro. Non si tratta solo della retina che si muove, non si è mai trattato solo di questo. Qui si va oltre il seriale movimento fisico, oltre la coreografia studiata, oltre i limiti imposti dalla natura.

Siamo pellegrini disposti a tutto per contemplare il mai realizzato, nerd alla ricerca del particolare feticcio, sognatori e replicanti soddisfatti nel ripetere piccoli gesti seduti sul nostro divano. Le spalle che ciondolano, i passi che si allungano, le dita che vibrano.

Ci colpisce, ci rapisce questo viaggio. Siamo giovanissimi alle prime nottate insonni, siamo datati maestri del VHS. L’NBA unisce trasversalmente, tira un buffetto a chi canzona le dorate movenze dei più grandi, regala incessanti novità a chi nel labirinto a spicchi è capitato decenni addietro.

Una Lega che cambia l’economia, che veste arcobaleno e apre ai diritti LGBTQ, che si affaccia su Africa e Asia, che ci fa leggere ore di approfondimenti sul panorama sociale cinese. Giocatori che non si limitano ad allacciare i loro calzari fatati, anche se alcuni vogliono farci credere il contrario… Influencer dai corpi perfetti, ammaestratori di folle oceaniche, potenti gladiatori dal cervello attivo, pensante, influente.

“È un viaggio, l’NBA”

Così diceva Larry Bird. Un viaggio partito quel lontano 6 giugno 1946 e culminato oggi in un cosmo che non smette mai di palpitare, di emozionare, di tendere verso il nuovo e lo sconosciuto.

Allora viaggiamo. Per un’altra stagione lasciamoci trascinare da storie, buzzer beater, inchiodate lunari, visioni mistiche, iperattività atletica e fascino estetico. L’emozione, l’attesa, tutto è uguale alla prima volta. Tutto è pronto come la prima volta. Si parte, si riparte. Per fortuna. Buon viaggio a tutti.

 

di Gianmarco Pacione

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Pubblicato da
Redazione NbaReligion

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