Charlotte Hornets 101 – 120 Los Angeles Lakers
Tutto secondo copione per LeBron, AD e soci, che senza spingere troppo sull’acceleratore trovano la seconda vittoria stagionale contro gli Hornets di coach James Borrego. Con un LeBron James in versione pilota automatico – alla fine saranno 20 i punti per lui, conditi da 6 rimbalzi e ben 12 assist, dopo aver segnato il primo quarto quasi allo scadere del secondo quarto – ci ha pensato Davis a scaldare il pubblico dello Staples Center mettendo a segno ben 25 dei suoi 29 punti finali nel primo tempo. Privi di individualità di spicco, almeno inizialmente gli Hornets hanno comunque retto bene l’impatto con i losangelini, dimostrando una buona organizzazione che però nel terzo periodo non ha impedito loro di subire la mareggiata Lakers. Il parziale di 18-2 fatto registrare dai padroni di casa ha contribuito a tagliare le gambe agli avversari, che dopo un apprezzabile tentativo di reazione si sono visti costretti ad alzare bandiera bianca nel corso dell’ultima frazione di gioco. Da segnalare i grandi applausi riservati dal pubblico di casa a Dwight Howard, tornato a Los Angeles dopo l’addio di sei anni fa, sei anni trascorsi non esattamente da idolo delle folle in quel di LA, che però non gli hanno impedito di reinventarsi nel nuovo ruolo di centro di riserva e di riconquistare, almeno in parte, la fiducia dei tifosi gialloviola.
Buona la prova, tra le fila degli ospiti, di Miles Bridges, autore di 23 punti e 6 rimbalzi, coadiuvato nell’occasione da Terry Rozier e Cody Zeller, che chiuderanno entrambi con 19 punti.
Golden State Warriors 92 – 120 Oklahoma City Thunder
Sul parquet della Chesapeake Energy Arena di Oklahoma City degli irriconoscibili Warriors incappano nella seconda sconfitta stagionale in altrettante partite giocate, venendo travolti da dei Thunder che non sono esattamente quelli di Westbrook e Durant, ma che per l’occasione bastano e avanzano per rispedire a mani vuote a San Francisco i vicecampioni in carica. Una gara senza mai storia che ha visto i padroni di casa surclassare Curry e soci in ogni aspetto del gioco, con i ragazzi di coach Kerr che, seppur in versione vistosamente rimaneggiata rispetto ai fasti degli anni scorsi, non sono mai riusciti a tirar fuori quantomeno quell’orgoglio che era lecito attendersi di fronte ad una partita in cui i Thunder hanno sfiorato i 40 punti di vantaggio in più di un’occasione. Il 70-37 con cui le due squadre sono rientrate negli spogliatoi dopo la fine del primo tempo è più che sufficiente per descrivere lo strapotere di Gallinari e soci su degli avversari che solo sul finale, mentre già scorrevano i titoli di coda, sono riusciti a rosicchiare qualche punto ai Thunder. Decisamente troppo poco visti i nomi scesi sul parquet, con il solo Curry a tenere alto l’onore dei vecchi Warriors con 23 punti, 8 rimbalzi e 5 assist; a dir poco evanescente invece D’Angelo Russell, che chiude con 6 punti in 23 minuti di gioco. Tra le fila dei padroni di casa segnaliamo i 22 punti conditi da 8 rimbalzi e 6 assist messi a referto da Dennis Schroder in uscita dalla panchina, a sostegno di un Danilo Gallinari da 21 punti e di un ottimo Shai Gilgeous-Alexander da 19 punti, 9 rimbalzi e 4 assist.