La maledizione dei Golden State Warriors ha un inizio ma non una fine. Le NBA Finals 2019 hanno rappresentato, per Golden State, un turning point importante nella loro storia recente. Prima Kevin Durant, poi Klay Thompson, quindi la rivoluzione estiva. Sembrava ora di ripartire per la franchigia di San Francisco, invece si ritrovano a fare i conti con un nuovo infortunio, quello di Stephen Curry.
Il playmaker si è fratturato una mano durante la gara contro i Phoenix Suns della scorsa notte. Golden State sta viaggiando con un record di 1-3, mostrando diverse crepe nel suo gioco. Steve Kerr aveva già lanciato un primo campanello d’allarme dopo la rovinosa sconfitta contro i Clippers che lo aveva spinto a dichiarare:
“Questa è la realtà dei fatti, non siamo più la squadra che ha fatto cose spettacolari nei 5 anni scorsi.”
Tuttavia gli Warriors, anche dopo lo stop di Curry, non vogliono pensare di dover rinunciare ad una stagione di livello per procedere al tanking e anticipare una ricostruzione che gli addetti ai lavori dicono sia necessaria. Il pensiero di Joe Lacob, presidente della franchigia, però è ben diverso:
“Il tanking? È contro ogni cosa che io e noi rappresentiamo. Combatteremo come se fossi all’inferno. Vogliamo sviluppare i nostri giovani. Imparare a vincere. Non si migliora cercando di perdere. Tutta la franchigia è stata costruita con una mentalità vincente. E vinceremo. Chiaro, incontreremo qualche ostacolo lunga la strada, ma non accetteremo mai di perdere.”
Dopo 3 titoli NBA negli ultimi 5 anni c’erano pochi dubbi…
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