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NBA, Doc Rivers furioso riguardo al “coach challenge”

Con l’inizio della stagione 2019-2020 nuove regole sono entrate all’interno dell’NBA. Tra queste è stata introdotta la “coach challenge”, che permette agli allenatori di contestare una chiamata arbitrale (una sola e non di più) nel corso della partita. Inoltre la regola può essere applicata solo se in possesso di almeno un timeout, necessario per interrompere il gioco. Per quanto riguarda gli arbitri, sono tenuti a cambiare la decisione presa inizialmente solo davanti a una netta evidenza di errore.

Recentemente Coach Doc Rivers ha avuto modo di utilizzare la challenge, ma è rimasto molto deluso dai risultati ottenuti.

La prima volta contro Phoenix il 26 ottobre; la seconda nel corso dell’ultimo quarto di Clippers-Bucks, per via del fallo chiamato a Lou Williams nei confronti di Eric Bledsoe. In entrambi i casi gli arbitri non hanno effettuato alcun cambiamento, facendo così perdere un timeout a coach Rivers, il quale sperava che la decisione arbitrale venisse rettificata.

Il Coach dei Clippers, infuriato, ha dichiarato (in riferimento alla partita contro i Bucks):

“Avrebbero dovuto cambiare la decisione. È per questo che odio la nuova regola: nessuno vuole avere torto, fatemelo dire. Quella era una chiamata da cambiare. Non c’era assolutamente nessun tipo di fallo, a meno che fosse stato addirittura Bledsoe a far fallo su Lou [Williams]. L’ho detto fin dal primo giorno: questa regola non mi piace. E ora mi piace ancora meno”.

Pare comunque che non sia l’unico ad avere un pensiero negativo su ciò che è accaduto durante la partita. Infatti nel momento in cui il capo arbitro Zach Zarba ha confermato la validità del fischio iniziale, dagli spalti dello Staples Center sono arrivati parecchi fischi rivolti contro gli arbitri.

Per menzionare un dato statistico, nelle prime due settimane di campionato sono state chiamate 70 challenge, ma solo in 25 occasioni la chiamata arbitrale è stata modificata.

Si attendono dunque novità o chiarimenti. L’obiettivo sarà sicuramente quello di rendere il gioco il più onesto e tranquillo possibile, dando la possibilità agli allenatori di contestare alcune scelte degli arbitri, purché essi mantengano il loro potere decisionale.

 

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Pietro Carfì

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