4. Bernard King, il “Natale di New York”
Il Christmas Day, la partita NBA nel giorno di Natale. Da godersi sul divano, tra parenti chiassosi e vetri appannati. Un tempo, magari, non sarà stato l’evento di marketing luccicante e studiato ad arte che è oggi, ma giocare il 25 dicembre significava comunque avere gli occhi della nazione puntati addosso.
Natale 1984. Al Madison Square Garden i New York Knicks ricevono i “cugini” dei New Jersey Nets. Fin troppo facile giocare con le parole e ritenere Bernard King, che tra l’altro è originario di Brooklyn, il “Re” della Grande Mela cestistica negli anni ’80. Un sovrano che però non vincerà mai un titolo in carriera. Una vita difficile, una carriera non sempre limpida e irreprensibile, dentro e fuori dal campo.
Quel giorno però Bernard, davanti al fratellino Albert che gioca coi Nets ma siede infortunato in tribuna, sembra dimenticarsi di tutto e mette dentro 60 punti, di cui 40 nei primi due quarti di gara, 19/30 dal campo (63%) e 22/26 ai liberi (84%). Quello del 1984 passerà alla storia del basket come il “Natale di New York”, una bella definizione se non fosse per il risultato finale: vittoria Nets 120-11 con due straordinari Michael Ray “Sugar” Richardson e Mike Giminski.
“Ogni partita qui è Natale”, dirà in seguito King, parlando del Madison Square Garden e di come ogni volta che entrasse su quel parquet sentisse un brivido di emozione. I suoi 60 punti sono la miglior prestazione individuale di sempre nella storia del Christmas Day. Fu uno dei pochi motivi per cui gioire, quell’anno, dal momento che i Knicks conclusero la stagione 24-58.