6. Andrew Wiggins, Minnesota Timberwolves
Flop. È questa la parola che molti tifosi dei Timberwolves hanno associato ad Andrew Wiggins. Il canadese era reo di essere un giocatore monodimensionale, e addirittura in involuzione se paragonato alle aspettative che si erano create intorno a lui dopo la chiamata con la prima scelta al Draft 2014. Tant’è che la sua produzione è calata dai 23.6 punti di media della stagione 2016-17 ai 18.2 dello scorso anno.
Eppure, riguardando le prime partite di questa stagione, Wiggins sembra un giocatore completamente diverso, così tanto che un paio di settimane fa abbiamo analizzato nel dettaglio la sua trasformazione in questo articolo. Per prima cosa, il giocatore ora tenta molti meno tiri dalla media distanza (solamente il 10.5% dei suoi tiri, mentre lo scorso anno erano il 18.1% e tre anni fa addirittura il 25.3%), spostando maggiormente il suo gioco sul perimetro (6.7 tentativi a partita contro i 4.8 della passata stagione e i soli 1.5 della stagione da matricola). La sua percentuale dal campo ha subito un sensibile miglioramento 47% dal campo (l’anno scorso era appena il 41) e il 52.4% di efg (contro il 46.1% dell’anno scorso).
Il risultato di questa trasformazione è un maggior coinvolgimento negli schemi di squadra (il suo Usage Rate è del 28.2%, 8 punti percentuali in più rispetto allo scorso anno) e, di conseguenza, una maggior produzione offensiva: i 25.2 punti di media a partita sono il suo miglior dato in carriera. Dovesse continuare così, Andrew Wiggins sarà uno dei principali candidati alla corsa del premio di Most Improved Player.