4. Aron Baynes, Phoenix Suns
Phoenix era attesa all’ennesima stagione negativa, avendo vissuto diverse annate nei bassifondi della Western Conference. Invece, grazie a qualche importante aggiunta a roster, la squadra sembra si stia risollevando, nonostante la squalifica per 25 partite di DeAndre Ayton.
Una delle principali ragioni di questo successo è da accreditare allo straordinario e forse inatteso inizio di stagione di Aron Baynes. Dopo due stagioni da comprimario ai Boston Celtics, infatti, il lungo ha sfruttato al meglio l’assenza di Ayton per mettersi in luce come una delle pedine fondamentali per coach Monty Williams. Così, dai 5.6 punti e 4.7 rimbalzi di media in 16 minuti di gioco lo scorso anno, Baynes è passato a 14.5 + 5.6 di media in appena 24 minuti di gioco in queste prime uscite del 2019-20.
La sua maggiore produzione offensiva è frutto del lavoro sul proprio tiro da tre punti: se lo scorso anno tentava appena 1.2 tiri dalla distanza (che convertiva con il 34.4%), in questa stagione ne sta tentando 4.3, che converte con un letale 44.2%. Numeri davvero niente male per un lungo che fino ad appena due anni fa nemmeno tirava da dietro l’arco.
La sua maggiore pericolosità su tutto il fronte dell’attacco si riflette quindi anche in un maggiore coinvolgimento di Baynes quando si tratta di circolazione palla: la sua Usage Percentage è del 20.9% (contro il 15% dello scorso anno) e i tocchi ogni 100 possessi sono diventati 39.2, contro i soli 23.8 dell’anno scorso. Tutto ciò si riflette in un career-high per quanto riguarda gli assist, che ora sono 3.1 a partita, mentre in carriera ne distribuiva appena 0.8 a serata.
La domanda ora resta solo una: sarà capace di mantenere questa straordinaria efficacia anche quando Ayton sarà rientrato? Qualora dovesse riuscirci, Aron Baynes sarà un altro nome da tenere in considerazione per il premio di Most Improved Player.