3. Eric Paschall, Golden State Warriors
Nelle idee di Coach Kerr, probabilmente Eric Paschall doveva essere il giovane da far crescere lentamente, facendolo partire dalla panchina alle spalle di giocatori più esperti come Draymond Green. La miriade di infortuni che ha bersagliato Golden State ha però inaspettatamente regalato minuti al giocatore, tanto da garantirsi spesso un posto da titolare.
Da giovane di belle speranze, Paschall è così diventato il faro nella notte di questo disastroso e soprattutto sfortunato avvio degli Warriors, ancora privi, oltre ai lungodegenti Klay Thompson e Stephen Curry, di D’Angelo Russell. In effetti, l’ex Villanova ha colto tutti di sorpresa: scelto con la chiamata numero 41 al Draft 2019, sta mandando a referto medie di 16.5 punti e 5.4 rimbalzi a serata. È la terza matricola per media punti, e occupa la terza posizione fra i rookie anche per rimbalzi catturati a serata. Inoltre, Paschall ha segnato 20 o più punti già in cinque occasioni, segnando un career high da 34 punti nella sfida contro i Trail Blazers del 4 novembre, giorno del suo ventitreesimo compleanno. Non ci sono solo numeri, però: l’ala ha infatti dimostrato di avere una buona versatilità sul fronte dell’attacco, scegliendo spesso il tiro da fuori.
Proprio il tiro dalla lunga distanza, però, è l’aspetto che Paschall deve migliorare di più: sta tirando con un rivedibile 20.3% di realizzazione, su una base di 2.5 tentativi a partita. In ogni caso, la matricola ha già dimostrato di meritarsi un ruolo di rilievo all’interno del roster Warriors: bisognerà vedere se sarà in grado di mantenerlo anche nel corso della stagione. Qualora dovesse continuare così, potrebbe essere la steal of the Draft di quest’anno.