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“Basketball Journey”, il libro che ti porta nel cuore del basket USA

Da Springfield, Massachusetts fino a Lawrence, Kansas, con puntatina finale a Toronto, Canada, ci sono quasi centotrenta anni e svariate miglia che Alessandro Mamoli e Michele Pettene hanno percorso on the road e riportato su carta per regalare agli amanti della pallacanestro le splendide 352 pagine, con foto a colori, che compongono Basketball Journey.

Il libro, edito da Rizzoli e presentato per la prima volta al Mondadori Megastore di Via Marghera a Milano, con Massimo Marianella di Sky Sport a condurre l’intervista, è un viaggio tra luoghi e leggende del basket USA. Appunti, incontri, esperienze, testimonianze, parole di un’avventura che racconta l’America attraverso alcune delle storie più straordinarie legate a uno sport che da lì si è diffuso in tutto il mondo.

Gli autori partono da Springfield, la città in cui in una gelida notte d’inverno del 1891 il professor James Naismith inventò il gioco, e arrivano a Lawrence, dove è sepolto, con l’aggiunta di una “bonus track” a Toronto, a chiusura di un cerchio ideale: Naismith era canadese; nel 2019 per la prima volta, con i Raptors, il Larry O’Brien Trophy ha varcato il confine settentrionale degli Stati Uniti.

In mezzo, affascinanti arene d’antan e personaggi leggendari nella loro semplicità, come l’ormai ultraottantenne Bobby Plump, l’uomo del Milan Miracle del 1954 in Indiana; gloriose scuole forse un po’ dimenticate quali la Overbrook di Wilt Chamberlain la Crispus Attucks di Oscar Robertson e playground dove si gioca duro come la Goodman League di Barry Farm, Washington D.C. O magari la palestra del film Hoosiers – Colpo vincente e le grandi rivalità universitarie. Queste e tante altre le storie presenti nel volume, raccontate con precisione di particolari e con quell’emozione che è impossibile trasmettere a chi legge o ascolta senza averla provata in prima persona. Perché il fascino del basket americano raccontato dal vivo, dai luoghi dove è stata costruita la sua storia, è semplicemente irresistibile.

Almeno due, infatti, sono gli aspetti da tenere imprescindibilmente a mente prima di iniziare a leggere Basketball Journey: primo, non è un libro sulla NBA né sulle star di oggi, ma parla di altro. Di qualcosa di più antico, quasi ancestrale, che sta alla radice di quel che il basket è diventato. Un tributo a Naismith per la sua invenzione a cui tutti gli appassionati devono essere grati. Secondo, la presa diretta: nel mondo di oggi dominato da internet, dove tutto si trova su Google, c’è sempre più bisogno di giornalismo sul campo, di racconto “vero”, di testimonianza diretta, di scrittura originale e di qualità in grado di dare al lettore quel quid in più che la Rete, seppur con i suoi mille vantaggi, non potrà mai e poi mai offrire.

Ha detto Mamoli:

“Oggi è facile essere informati sulla NBA. Grazie ai social, veniamo a conoscenza in tempo reale di ogni gesto compiuto dalle grandi star. Sarebbe stato ridondante parlare di LeBron James, di Steph Curry, o di Luka Doncic. Noi abbiamo raccontato altre storie, cercando di fornire qualcosa in più al lettore, un’originalità data dal fatto di essere stati di persona in quei luoghi, di aver dialogato con le persone del posto. Non raccontiamo soltanto il tiro decisivo di Bobby Plump, ma lo abbiamo incontrato nel suo ristorante e abbiamo chiesto a Plump stesso come si sentisse prima di scoccare quel tiro che diede alla piccola Milan High School il titolo di campione dell’Indiana”.

Aggiunge Pettene:

“Ogni viaggio ci ha regalato una diversa emozione e spesso è andato oltre le aspettative. Le nostre tappe sono state le ‘cattedrali’ del basket, come a noi piace definire non le grandi arene NBA, ma quelle storiche di high school e di college, come The Palestra a Philadelphia, oppure luoghi speciali come l’archivio dello Springfield College e il suo straordinario curatore che ci ha mostrato i primi tabellini di sempre, quelli in cui sono riportate le non esaltanti performance dello stesso Naismith, che amava giocare con i suoi allievi ma non riusciva a segnare neppure un canestro. Springfield è dove tutto è nato, è la nostra Betlemme”.

A proposito di Natale, Mamoli e Pettene, tra un aneddoto e l’altro, concordano nell’individuare come tappa più emozionante del loro Basketball Journey la Silent Night della sperduta Taylor University, sempre in quello scrigno di tesori cestistici che è lo stato dell’Indiana. Lì, in una piccola arena da 2500 posti, va in scena ogni anno a inizio dicembre una tradizione come soltanto nelle università americane si possono trovare: una partita in cui gli studenti gremiscono le gradinate mascherati come a Carnevale e se ne stanno in religioso silenzio fino al decimo punto della loro squadra, prima di esplodere in un tifo assordante che, di norma, spinge la Taylor verso un’ampia vittoria. E alla fine, tutti abbracciati, cantano all’unisono Silent Night, il brano natalizio noto in Italia come Astro del ciel. Come detto, la Taylor in questa occasione vince sempre: invece la cosa buffa, narrata nel capitolo dedicato, è che proprio nell’anno in cui i due giornalisti italiani hanno assistito alla tradizionale partita, la Taylor per la prima volta ha perso… Non che l’abbiano presa benissimo!

Questa è solo una delle tante storie contenute in Basketball Journey di Alessandro Mamoli e Michele Pettene, tra racconto di viaggio e flash back narrativi. Al termine della presentazione, durante le tante domande rivolte agli autori dal folto pubblico, si è ipotizzata la possibile traduzione del libro in inglese per metterlo in commercio sul mercato statunitense. Massimo Marianella, giornalista esperto non solo di America ma anche di libri sportivi che vengono pubblicati là, ha assicurato che un volume così negli USA non esiste e che andrebbe a impreziosire le conoscenze degli americani stessi.

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Pubblicato da
Francesco Mecucci

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