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Un anno di NBA

Dirk & Wade: l’ultimo ballo

di Francesco Mecucci

Dirk Nowitzki e Dwyane Wade si sono ritirati nella stessa sera, in due luoghi diversi ma idealmente uniti per tributare il giusto saluto a due giocatori che hanno segnato la NBA del nuovo millennio. Il 10 aprile 2019, nell’ultima partita di regular season, D&D hanno avuto i riflettori tutti per loro, dal momento che i Dallas Mavericks, unica squadra di cui Nowitzki abbia vestito la maglia (21 stagioni, un record), e i Miami Heat, rapidamente ripresi in mano da Wade dopo le fugaci esperienze di Chicago e Cleveland, erano già estromessi dalla corsa ai playoff.

Non potrebbero essere più diversi, per background e caratteristiche fisiche. Dirk Nowitzki, un tedesco di 2,13 dalla Germania di provincia, svezzato da Don Nelson ai Mavs, dove arrivò nel 1998 come settima scelta, agli albori della prima ondata vera e propria di internationals. Dwyane Wade, un’esplosiva guardia afroamericana dal problematico South Side di Chicago, forgiatosi sui playground della Windy City, prima della grande occasione a Marquette e dell’arrivo in NBA. Entrambi hanno costruito straordinarie carriere da All-Star e portato al titolo le proprie squadre: tre volte Wade, una da protagonista assoluto (2006) e due in trio con LeBron James e Chris Bosh (2012 e 2013); una volta Nowitzki, nel 2011. Anche i loro rapporti, all’inizio caratterizzati da una certa freddezza, si sono man mano trasformati in un legame di reciproco rispetto.

I destini dei due si sono incrociati e delineati proprio sul palcoscenico più importante, le NBA Finals, sottraendosi e restituendosi a vicenda la massima gloria del basket mondiale. 2006: in Gara 3 Dwyane si carica sulle spalle Miami, che sta per andare sotto 3-0 con i Mavs, e la guida a una storica rimonta da -13 con 6 minuti da giocare, una vittoria che spiana la strada per il primo titolo di sempre in Florida (sarà MVP della serie). 2011: la rivincita di Dirk, primo titolo a Dallas e il tedesco MVP delle Finals. Contro ogni pronostico, i Mavs hanno la meglio sugli Heat per 4-2 al termine della prima campagna di LeBron James a South Beach. Un titolo salutato con estremo giubilo da una marea di fan, soprattutto in quel di Cleveland, che non aveva digerito The Decision.

Nowitzki, allenato da Don Nelson, Avery Johnson e Rick Carlisle, è stato l’alfiere dell’ascesa della franchigia di Mark Cuban, uno dei primi proprietari a intuire cosa sarebbe diventata la NBA e a darle un’impronta moderna e internazionale. Da biondo sbarbatello ventenne carico di interrogativi, il 41 di Dallas è diventato anno dopo anno un esempio di costanza e serietà, integrandosi in una città che lo considera un simbolo, tanto da intitolargli una strada e da riprodurre sul parquet la silhouette del suo iconico fadeaway. Dall’altra parte, senza Wade i Miami Heat non avrebbero probabilmente vissuto le migliori stagioni della loro storia: prima con Riley e poi con Spoelstra, e nonostante l’anno trascorso a Chicago e il mezzo anno a Cleveland, Dwyane è diventato il miglior Heat di sempre per punti, assist e presenze, nonché la star più ricordata e celebrata, anche più di Tim Hardaway e Alonzo Mourning. Entrambi hanno vestito la maglia delle rispettive nazionali: Nowitzki ha trascinato la Germania a uno straordinario bronzo mondiale e a un argento europeo; Wade, dopo lo smacco del bronzo ai Giochi olimpici di Atene 2004, è stato medaglia d’oro a Pechino 2008 con il cosiddetto Redeem Team.

Due giocatori, seppur simili nella loro grandezza, come detto diversi. E diverse sono state le modalità di annuncio del ritiro: mentre Dirk ha ufficializzato la decisione con molta discrezione e soltanto all’ultima gara in casa, nonostante fosse già ampiamente nell’aria, Wade lo ha fatto con largo anticipo, trasformando così la sua ultima stagione in un farewell tour forse meno eclatante di quello di Kobe Bryant, ma analogamente costellato di standing ovation e scambi di maglia con le altre star. Il tutto in una stagione in cui i due sono stati omaggiati con una convocazione speciale all’All-Star Game di Charlotte, una sorta di premio alla carriera.

Il 9 aprile 2019 Dirk Nowitzki annuncia il ritiro al termine di una vittoria sui Phoenix Suns 120-109 all’American Airlines Center di Dallas, con suoi 30 punti, 8 rimbalzi e 3 assist, oscurando leggermente l’impresa di un altro veterano, Jamal Crawford, autore di 51 punti. L’indomani, a San Antonio, il quasi 41enne tedesco riceve il saluto degli Spurs, rivali di mille battaglie che però si prendono la vittoria per 105-94 (20 punti e 10 rimbalzi per il tedesco). L’ultima apparizione per Dwyane Wade, a 37 anni, è nello stesso 10 aprile al Barclays Center di Brooklyn. Poche sere prima i Miami Heat hanno perso l’ultimo treno per i playoff, mentre i Nets sono già qualificati. La splendida arena newyorchese si popola dunque di un’ampia percentuale di fan con la canotta numero 3. A bordo campo, a pochi istanti dalla palla a due, si materializzano tre persone che per niente al mondo avrebbero voluto perdersi l’ultima partita del loro fraterno amico Dwyane: LeBron James, Carmelo Anthony e Chris Paul. Gli Heat perdono 113-94 ma il loro leader degli Heat realizza un’acclamata tripla doppia da 25 punti, 11 rimbalzi, 10 assist, congedandosi in un bagno di folla finale tra cori, emozioni e lacrime.

Nowitzki e Wade convocati speciali all’All-Star Game 2019

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Redazione NbaReligion

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