Curiosità

La vera storia del Logo NBA

Com’è nato il logo NBA? La National Basketball Association è la lega professionistica sportiva più riconoscibile al mondo: tale traguardo è stato raggiunto non solo grazie alla notorietà delle stelle che si sfidano in campo, alla cura del marketing e alla maniacale attenzione ai dettagli che questa lega ha sviluppato nel corso della sua storia. Questi elementi hanno contribuito a coltivare una notorietà sbocciata sotto la gestione di David Stern e grazie alle sfide meravigliose tra Larry Bird e Magic Johnson ma, oltre a tutto ciò, la NBA ha anche un altro segreto, meno evidente ad una prima analisi ma sicuramente capace di calamitare la nostra attenzione sin dal primo momento.

Stiamo ovviamente parlando del logo NBA, quella sinuosa forma bianca racchiusa nel rosso e nel blu, i colori degli Stati Uniti: un design che ci rapisce al primo sguardo e che contribuisce a sigillare sin dal primo momento nei nostri cuori l’idea di un’associazione estremamente cool. Ma com’è nato il logo NBA? Ripercorriamone insieme la storia.

 

Il Logo NBA e l’uomo che l’ha immaginato

La mente dietro al simbolo NBA è Alan Siegel, che nel 1969 ebbe la geniale intuizione in grado di rendere il simbolo NBA un’icona prima che un segno di riconoscimento. Siegel era un grande esperto di marketing e comunicazione ma anche un grande appassionato di basket: il mix perfetto per la riuscita dell’opera. Siegel infatti era fondatore della Siegel&Gale, una delle più importanti agenzie di marketing americane, e aveva avuto il compito di trovare un’idea che potesse fotografare al meglio lo spirito del gioco e avesse al contempo un forte impatto mediatico.

Prima di proseguire dobbiamo fare un breve excursus storico: in quel periodo la pallacanestro americana non si giocava sotto il marchio unificato NBA. Erano gli anni della durissima competizione tra la NBA e l’appena nata ABA (American Basketball Association), la seconda lega di pallacanestro americana che nacque nel 1967 e verrà poi inglobata dalla stessa NBA nel 1976. Sotto quest’ottica va vista la scelta della dirigenza NBA di commissionare un logo riconoscibile: il tutto rientrava all’interno di una più grande campagna di marketing per attrarre l’attenzione di tutto il mondo della pallacanestro. Già, perché qui non si parla solo dei tifosi ma anche dei giocatori, che si dividevano sulle due leghe, e degli sponsor, fondamentali in un epoca di vacche magre come quella di fine anni ’60 per l’intero mondo del basket a stelle e strisce.

Stiamo, infatti, parlando di un’epoca lontanissima dal giro di soldi e dall’organizzazione attuale. Smaltite le premesse storiche possiamo tornare al nostro Alan Siegel.

Fu Walter Kennedy in persona, allora Commissioner NBA, a commissionare a Siegel la grande opera.

Le direttive erano chiare: Siegel aveva il dovere di ispirarsi nella propria campagna di promozione all’operato della MLB (Major League Baseball), che nei mesi precedenti aveva attuato un’autentica campagna di svecchiamento volta alla riconquista del pubblico. Il Baseball in America è, però, considerato come lo sport dei padri della nazione, il basket, invece, non godeva di tale fama. Questo di certo complicava il lavoro di Siegel che, però, non si perse d’animo e seguì nel dettaglio le linee guida assegnategli, a partire proprio dalla creazione del marchio.

La Major League Baseball, infatti, aveva da poco adottato un simbolo al contempo semplice e diretto,che si stampava subito nelle menti degli appassionati e fotografava l’essenza del gioco: la stilizzazione, semplice e intuitiva, della figura di un battitore in attesa del lancio della palla. Un concept semplicissimo ma assolutamente perfetto anche per la NBA: ecco di cosa c’era bisogno per fotografare al meglio lo spirito del basket.

A correre in aiuto di Siegel fu una rivista dell’epoca, Sports Review che fotografava una delle più grandi stelle della storia NBA, Jerry West, che palleggiava con la propria mano sinistra il corpo leggermente inclinato sulla destra dell’osservatore mentre con la sua mano destra leggermente aperta si proteggeva dal difensore avversario. Un’immagine che fotografava tutto ciò che c’è nel basket: il dinamismo dello spostamento in palleggio, la verticalità che caratterizza l’intero svolgimento del gioco la raffinatezza della pulizia tecnica, la sinuosa eleganza del movimento elusivo e la forza bruta che serve a battere il proprio avversario. Il tutto condensato nel corpo di un campione senza tempo. Walter Kennedy e la NBA accettarono immediatamente l’idea, facendo realizzare a breve giro di posta l’opera che rese famosa l’intera lega negli anni a venire.

Piccola curiosità: la foto perfetta da cui viene l’ispirazione, nell’originale versione a colori pubblicata su Sports Review fotografa West con la maglia azzurra dei Lakers e non con quella giallo viola alla quale viene abitualmente associata l’immagine.

Questo lo scatto storico da cui è stato disegnato il logo NBA

 

Jerry West come Logo NBA: chi è?

Nel momento in cui il logo ha visto la luce Jerry West era davvero l’equivalente umano di un logo: era una delle più grandi stelle della lega. Ora è, invece, uno degli All Time Greatest sia a livello di prestazioni in campo che a livello di scelte dirigenziale. Al suo nome sono legati anche diversi record che ora andremo brevemente a ricapitolare per fotografare al meglio la grandezza di un autentico genio del basket di ogni epoca.

Jerry West ha legato la sua intera carriera professionistica ai Lakers, squadra per cui ha giocato dal 1960,anno in cui fu scelto al Draft dai giallo viola con la seconda scelta assoluta da West Virginia. Jerry West arrivava in NBA con un palmares di tutto rispetto aveva già vinto l’oro ai Giochi Panamericani di Chicago nel 1959 e alle Olimpiadi di Roma nel 1960, aveva già vinto il titolo di Most Outstanding Player alle Final Four NCAA nel 1959 ed era stato già inserito per ben due volte nelle migliori formazioni del torneo NCAA nel 1959 e nel 1960, anni in cui venne anche eletto giocatore dell’anno nella Southern Conference.

Il suo fu un Draft particolarmente fortunato: oltre a lui vennero scelti Oscar Robertson (con la numero 1 assoluta), Lenny Wilkens e Tom Sanders: ben quattro Hall of Famers. Jerry West, per la precisione è stato introdotto nella classe del 1980 della Basketball Hall of Fame.

La sua carriera con i Lakers è stata leggendaria: sempre ai vertici della lega vinse il titolo nel 1972 assieme ad altre due grandi leggenda del basket mondiale, Wilt Chamberlain ed Elgin Baylor, ma fu nel 1969 che ottenne il più incredibile dei risultati: vinse la prima edizione assoluta del titolo di MVP delle Finals NBA pur non facendo parte del team vincente. Un record tuttora imbattuto che certifica la sua grandezza. Nel corso della sua carriera fu 14 volte All Star, 12 volte All NBA, 5 volte All Defensive, miglior realizzatore nel 1969-70 e miglior assistman nel 1971-72. Una carriera mostruosa a cui fa da contraltare un solo titolo NBA a fronte di ben nove finali disputate. Un’unica, minuscola, macchia in una carriera monumentale. La sua maglia, la leggendaria numero 44, è stata ovviamente ritirata dai Los Angeles Lakers.

Ma non è finita qui: la sua grandezza è proseguita dietro la scrivania dei Lakers stessi. Da dirigente della franchigia californiana ha vinto ben 7 anelli nel periodo compreso tra il 1982 e il 2002 e un titolo di dirigente nell’anno nel 1995. Nel 2004 West vinse per la seconda volta il riconoscimento ricostruendo i Memphis Grizzlies e portandoli per la prima volta nella loro storia a vincere 50 gare stagionali. Successivamente è diventato il consulente principe dei Golden State Warriors della dinastia degli Splash Brothers e, ancor più di recente, al suo nome è legata la straordinaria ricostruzione dei Los Angeles Clippers che ha visto arrivare a Los Angeles Paul George e Kawhi Leonard. Che sia lui il primo a portare alla vittoria sia i Lakers che i Clippers? Questo solo la storia può dirlo.

 

Il pensiero di Jerry West sul logo NBA

A scoperchiare il vaso di pandora relativo alla figura dietro il logo NBA fu proprio Alan Siegel che affermò che la NBA non voleva né poteva rendere noto il nome del giocatore raffigurato nel simbolo per non dover riconoscere a Jerry West una quota spropositata legata alla propria immagine, ma anche per una questione concettuale: il logo NBA doveva essere universale, scevro da associazioni con qualsiasi giocatore NBA e dalla sua squadra di riferimento. In realtà Jerry West è sempre stato poco leggibile quando la questione è stata tocata. Lui ha sempre preferito tenersi al di fuori dalla polemica relativa allo stemma NBA, spesso nicchiando o comunque evitando di andare allo scontro con la lega che lui può chiamare casa sua.

Nella 2010 è stata pubblicata la biografia del giocatore Jerry West: The Life and Legend of a Basketball Icon, un libro nel quale Rolan Lazenby , l’autore, racconta il momento in cui West una scherzosamente, incalzato sulla questione, rispose:

“Il logo sono io”

A dirla tutta West ha anche recentemente affermato che, secondo lui, è il momento di rinnovare il marchio sostituendo la sua figura con quella di Michael Jordan intento a compiere la più famosa delle sue schiacciate.

Siegel si è nuovamente inserito nella diatriba dicendo di essere sfavorevole all’idea, un po’ per tutelare il proprio lavoro e un po’ perché convinto della valenza universale del Logo.

Un logo che difficilmente cambierà mai, per ovvie ragioni di immagine, di marketing e di importanza storica. Un logo che, però, ci fa innamorare sempre come se fosse la prima volta. E questo testimonia, una volta in più, la grandezza del lavoro di Siegel e l’unicità iconica di Jerry West.

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Pubblicato da
Redazione NbaReligion

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