Era da parecchio tempo che l’All-Star Game non regalava una sfida tanto competitiva. La decisione di giocare ogni quarto come se fosse una mini-partita, per poi sommare i punteggi e arrivare a una quota già prefissata ha regalato un grande stimolo ai giocatori in campo.
Difese accese, discussioni con gli arbitri, falli e addirittura sfondamenti presi (vedasi Lowry). L’ultima partita delle stelle ha regalato davvero tutto ciò che si poteva desiderare, non solo triple a ripetizione e alley-oop. L’idea di fissare un punteggio da raggiungere ha insomma avuto grandissimo successo, sia tra i fan che hanno potuto finalmente assistere ad una partita vera, sia soprattutto tra i piani alti della NBA, che ora valutano di applicare in pianta stabile queste regole.
Secondo ESPN, inizialmente i punti da aggiungere alla somma dei primi 3 quarti dovevano essere 38, media punti delle squadre NBA durante l’ultimo quarto di gioco. La quota è stata poi ridotta a 35 e infine a 24, per omaggiare Kobe Bryant. Verosimilmente, già dall’anno prossimo i punti verranno incrementati. Così facendo la durata della sfida crescerà ancora (e si potrà inserire anche un altro degli odiati time-out ricchi di pubblicità). Quest’anno, l’ultimo quarto è durato 39 minuti pause comprese, con 15 minuti di pallacanestro effettiva.
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