Un rapporto di fraterna amicizia, ben al di là del legame professionale che l’ha unito a Kobe nei vent’anni gialloviola. Rob Pelinka ha omaggiato così il compianto #24 e tutte le vittime della tragedia di Calabasas. Di seguito alcuni estratti del discorso.
“Il mondo conosce Kobe in quanto leggenda della pallacanestro, ma in vent’anni ho avuto l’onore di conoscerlo più in profondità. Il Kobe che conosco io era qualcosa di più, aveva tre ‘versioni’ […] Kobe il miglior amico, Kobe il papà e Kobe il marito. Parto con Kobe l’amico.
In quella mattina senza sole del 26 gennaio mi trovavo in chiesa con la mia famiglia per la funzione domenicale. Tenevo il cellulare nella tasca dei jeans e avvertii un suono di notifica familiare. Per un momento lo ignorai, ero in chiesa. Per qualche ragione, però, sentii un improvviso bisogno di controllare il telefono […]. Il messaggio veniva da Kobe. Non c’era nulla di strano, negli ultimi vent’anni abbiamo parlato e ci siamo sentiti quotidianamente. È ciò che fanno gli amici. D’istinto avrei riposto il cellulare nella tasca, ma una sorta di spinta ultraterrena mi costrinse ad aprirlo. Vidi rapidamente che Kobe mi chiedeva se per caso conoscessi un agente di baseball della California del Sud. La domanda di Kobe non mi parve urgente e decisi che avrei aspettato la fine della messa per rispondere. Ecco però un’atra spinta delicata. Risposi che avevo visto questa persona a una partita dei Lakers e che, per qualsiasi cosa, sarei stato felice di aiutarlo. Erano ormai le 9:30. Kobe rispose esplicitando il desiderio di sostenere un amico alla ricerca di uno stage per la figlia e si fece garante della sua personalità, unita a intelligenza ed etica del lavoro. Dissi che avrei messo in atto un piano per portare a termine quanto richiesto. Pochi minuti dopo, Kobe, Gianna e altre sette splendide anime sono salite in Paradiso. Mi aveva scritto dall’elicottero e la ragazza che voleva aiutare era Lexi Altobelli, la figlia sopravissuta di John Altobelli, anche lui presente sul velivolo. L’ultima azione di Kobe è stata eroica. Ha voluto mettere a servizio la sua immagine per plasmare il futuro di una giovane ragazza.”
IL RICORDO
Pelinka ha poi esteso il proprio messaggio condividendo una dedica di Kobe davvero evocativa:
“Il giorno dopo la sua scomparsa, ero a casa mia e mi sentivo del tutto perso. Non potevo immaginare la vita senza la forza e la guida del mio migliore amico. Nell’elaborazione del lutto personale, sentii il bisogno travolgente di legarmi a qualcosa di tangibile che rappresentasse la nostra amicizia – una foto, un messaggio in segreteria, qualcosa che Kobe avesse lasciato dietro a sé. Mia moglie mi ricordò il libro scritto da Kobe che lui stesso mi aveva consegnato di recente. Andai al piano di sopra, scovai il libro nella mia libreria e lo aprii. Sulla copertina interna Kobe aveva scritto… queste parole: ‘A Rob, mio fratello: ricordati sempre di goderti la strada, soprattutto quando è impervia. Con affetto, Kobe.’ Mi scrisse queste parole solo pochi mesi fa. Ora capisco che forse erano rivolte a tutti noi. Kobe, fratello mio, questa strada è davvero dura e non so come muovermi senza di te. So però che vuoi che andiamo avanti e i nostri ricordi con te ci aiuteranno a farlo, in qualche modo. Come hai scritto, anche di fronte a una perdita inimmaginabile, troveremo il modo di gioire […] Kobe e Gigi continueranno a illuminarci ma, a differenza del sole, non bruceranno mai perchè la loro luce è eterna. Sì, l’asse terrestre del nostro mondo si è spostata in quella terribile mattinata qualche settimana fa ma, illuminati dalla luna di Kobe e Gigi, non dovremo più vivere nell’oscurità della notte. Andremo avanti finché non ci troveremo assieme in Paradiso, stavolta per sempre. Vi voglio bene, caro Kobe e dolce Gigi. Vi amiamo, Vanessa, Noni, BB e Coco. Saremo qui per voi con grande affetto fino alla fine dei nostri giorni.”
Il discorso di Rob Pelinka
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