Dwight Howard sta vivendo una seconda giovinezza con la maglia dei Lakers. Arrivato in fretta e furia, questa estate, dopo il brutto infortunio in pre-season occorso a DeMarcus Cousins, l’ex Hornets si è inserito nel migliore dei modi in un ruolo secondario.
I tempi della prima avventura ai Lakers, finita nel peggiore dei modi possibile, sembrano decisamente lontani. Arrivato come superstar insieme a Nash, Howard aveva il compito di riportare i gialloviola sul tetto della NBA. Il resto è storia: un rapporto molto difficile con Kobe Bryant e una difficoltà sistematica ad inserirsi nei meccanismi di coach D’Antoni ne hanno minato la permanenza, con l’immediata partenza direzione Houston.
A sette anni di distanza da quella difficile stagione, Jeanie Buss è tornata a parlarne durante una conferenza con gli abbonati dei Lakers. Secondo la co-proprietaria, gran parte della responsabilità sarebbe da imputare proprio al coach:
“Capisco perché se n’è andato: avevamo un coach che non valorizzava il suo modo di giocare, non lo aiutò ad inserirsi con successo. Un giocatore, quando diventa free agent, ha tutto il diritto di trasferirsi dove ritiene di essere il più utile possibile. Fortunatamente, non abbiamo mai del tutto chiuso i rapporti”
Intervistato a proposito di queste parole, Howard ha seppellito l’ascia di guerra:
“Beh, grazie Jeanie per aver preso le mie parti, lo apprezzo. Ma vorrei lasciare indietro ciò che è accaduto nel 2013 e concentrarmi su questa stagione. Siamo la miglior squadra della NBA, abbiamo l’opportunità di vincere il titolo. Perciò non voglio tirare fuori niente dal passato”
“Non ha funzionato come speravamo. Adoravo coach D’Antoni, il suo modo di giocare, credeva potesse funzionare con noi. Ci abbiamo provato ma non ha funzionato. Adesso invece tutti i pezzi sono al loro posto, abbiamo degli ottimi role-player, altri che sanno segnare, un grande coaching staff. Tutto ciò che serve per vincere”
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