Alzi la mano chi non ha dimenticato questo tweet del 2016, scritto dalla moglie di Stephen Curry dopo la sconfitta alle Finals NBA. Uno sfogo derivante dalla frustrazione di veder perdere la propria squadra, che è poi stato rimosso pochi minuti dopo, ma che ha sollevato un gran polverone. Perché tutti, magari anche inconsciamente, almeno una volta ci siamo posti la fatidica domanda:
“Ma le partite NBA sono pilotate? Non farà tutto parte di uno spettacolo studiato nei minimi dettagli?”.
La storia ci ha insegnato che ogni volta si sia presentato un episodio controverso i cosiddetti “complottisti” siano saltati fuori come funghi da ogni dove. Il Draft del 1985 è stato truccato, il primo ritiro di Michael Jordan era in realtà una sospensione segreta, fino a giungere alle più recenti Finali del 2016: sono queste le teorie del complotto che ci hanno fatto sollevare più di qualche domanda.
Alcune di esse sono piuttosto elaborate e difficili da smontare, tanto che potrebbero rivelarsi veritiere; altre, invece, sono frutto della semplice fantasia dei tifosi, poiché si basano su pochi e verificabili elementi. Abbiamo così deciso di riportare di seguito le sette teorie del complotto più fantasiose della storia NBA, illustrando, dove possibile, le varie motivazioni che possano smontare tali miti o confermarli: starà poi a voi decidere da che parte schierarvi.
La vera identità di Ersan Ilyasova
Cominciamo dunque da quello che probabilmente è il mito più singolare della NBA moderna. Non solo perché riguarda un probabile scambio di identità (e di nazionalità) di Ersan Ilyasova, centro turco attualmente in forza ai Bucks, ma anche perché non ci sono prove ufficiali che possano smentire i fatti.
Per capire di cosa stiamo parlando bisogna tornare al 7 agosto del 2002, giorno in cui un giovane diciottenne di nome Arsen Ilyasov, nato a Bukhara, in Uzbekistan, varcò insieme al padre il confine della Turchia, con un permesso di 15 giorni. Arsen Ilyasov però, scaduto il permesso, non fece ritorno in patria, né si seppe più niente su dove potesse essere finito. Nessuno sporse denuncia per la scomparsa: Ilyasov sembrò semplicemente sparire nel nulla. Un mese dopo, il 19 settembre 2002, un signore di nome Semsettin Bulut si recò con il figlio quindicenne all’anagrafe di Eskişehir, capoluogo dell’omonima provincia turca, sostenendo di non aver mai dichiarato la nascita del proprio figlio. L’ufficio accettò la dichiarazione, rilasciando al ragazzo, registrato con il nome di Ersan Ilyasova, un passaporto turco e un certificato che attesta come sua data di nascita il 15 maggio 1987. Altra strana coincidenza è il fatto che il giovane Ersan verrà tesserato dall’Ulkerspor poco tempo dopo, diventando anche una presenza fissa nella nazionale Under 20 turca.
La federazione cestistica dell’Uzbekistan, non appena ebbe modo di notare Ersan Ilyasova nelle competizioni internazionali, ebbe ragione di credere che quel prospetto del 1987 di nome Ersan Ilyasova fosse in realtà Arsen Ilyasov, ragazzo del 1984 scomparso qualche tempo prima dall’Uzbekistan. Così la federazione denunciò la cosa alla FIBA, presentando una lettera di protesta nella quale chiedeva di avviare un’indagine, da affidare alla stessa federazione uzbeka o a terzi. Nonostante le pressioni degli uzbeki, la FIBA decise di lasciare le indagini alla Turchia, la quale però ritardò di circa due settimane l’inizio delle indagini. Nel mentre, l’Uzbekistan continuò a pressare la FIBA sostenendo che i colleghi turchi stessero ritardando le indagini per far sparire ogni possibile traccia di Arsen Ilyasov. Tale paura non risultò essere infondata: quando le indagini iniziarono, del giocatore classe 1984 non si trovò documento alcuno. La vicenda si protrasse per diversi mesi, fino al punto in cui Ilyasova si dichiarò eleggibile al Draft 2005: solamente a quel punto la FIBA si schierò con la federazione turca. Alla fine, questa incredibile storia potrebbe essere solamente stato un insieme di coincidenze; in mancanza di documenti ufficiali, ad eccezione del certificato di nascita di Ersan, il mistero che aleggia attorno alla giovinezza del giocatore turco (o uzbeko?) rimane ancora irrisolto.