4. Elgin Baylor: 23.149 punti
Elgin Baylor / Credits to Pro Hoops History
Famoso per le sue acrobazie in campo, Elgin Baylor ha regolarmente illuminato gli occhi dei fan dei Los Angeles Lakers grazie alle sue accelerazioni a canestro e i suoi tiri in sospensione.
Selezionato al Draft del 1958, sempre come prima scelta, ha terminato la sua carriera con 23.149 punti, 3.650 assist e 11.463 rimbalzi in 846 partite.
Dalla sua carriera di livello stellare però è possibile individuare un unico neo: sfortunatamente infatti, non ha mai potuto alzare un titolo NBA. Elgin Baylor infatti, pur arrivando alle NBA Finals otto volte, risultò sconfitto in tutte quante le edizioni.
3. Kareem Abdul-Jabbar: 24.176 punti
Ferdinand Lewis Alcindor Jr, meglio conosciuto come Kareem Abdul-Jabbar, è il terzo marcatore nella storia dei Los Angeles Lakers, grazie ai suoi 24.176 punti raccolti nell’arco di 14 stagioni, di cui 5 concluse con il titolo di campione NBA.
Kareem detiene il maggior numero di MVP conquistati nella storia della NBA, grazie ai sei premi, uno in più di Micheal Jordan, conquistati a cavallo degli anni 70.
Questo record però non è l’unico detenuto dal campione losangelino: il giocatore infatti è conosciuto per essere anche il miglior marcatore nella storia della NBA, con 38.387 punti.
Kareem Abdul-Jabbar ha giocato sei stagioni con i Milwaukee Bucks, prima di essere scambiato nel 1975 ai Los Angeles Lakers, con i quali ha giocato fino al suo ritiro nel 1989.
E’ stato infine inserito nella Hall of Fame nel 1996, prima di essere selezionato come uno dei 50 migliori giocatori nella storia della NBA.
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Ho apprezzato questo articolo che mi ha rispolverato i miei anni 90 e inizio 2000 con American Superbasket, dove, oltre l'attualità si leggeva anche articoli di storia della NBA.E già allora, su quella rivista, si scriveva in maniera fantasiosa e articolata avendo già a disposizione Federico Buffa e altri.. È bello scrivere, romanzare a volte, ma non bisogna farlo a mio parere con una verità dei fatti che va' comunque mantenuta. Una verità che può nascere da una ricerca, apparentemente lunga o meno, se si vuole davvero immaginare qualcosa su fatti che siano giornalisticamente certi, documentati.Il mio piacere di leggere l'articolo, è sfumato proprio alla fine sul capitolo dedicato a Kobe Bryant. Ho in casa da un paio di anni la biografia su di lui:"Showboat".
Stavo leggendo il libro, prima dell'incidente in elicottero, e avevo ancora in mente la parte dedicata alla primavera 1996.
Mi è piaciuta, e ha avuto un senso, l'analisi di quel draft perché fatta con osservazioni e dichiarazioni pubbliche di quel tempo... NON è plausibile lo sliding door di Kobe a Charlotte. Perché i fatti andarono diversamente. Gli Hornets, erano una delle poche squadre NBA a non aver fatto a BRYANT nessuno provino individuale, e fu colta questa occasione dal GM Jerry West. I Lakers, che avevano deciso di prenderlo dopo il secondo provino durato pochissimo tanto quanto fu fantastico, ragionarono sul draft e le necessità delle squadre e su chi avrebbe voluto davvero un 18 enne poco conosciuto di Philadelphia. In conclusione :i Syxers, non lo presero con uno scambio di scelta per Jerry Stackhouse, perché avevano pensato che un ragazzo di Philadelphia avrebbe ceduto sotto pressione della sua città , come era successo a suo padre.Una vera sliding door può essere :Kobe e Iverson (scelta numero 1 scontata allora) insieme nel 1996...L'altra sliding door possible davvero fu New Jersey Nets perché ai vari provini, era piaciuto ai manager dei Nets e legato bene con il loro allenatore di allora :John Calipari. Non fu' scelto dalle "retine" perché l'agente di Kobe (scelto per lui da Adidas)li aveva spaventati dicendo che avrebbe preferito "tornare "in Italia piuttosto che giocatore per loro. È importante il suo agente di allora, perché fu lui che godeva dell'amicizia di West, a procurargli un provino a cui i Lakers non pensavano neanche perché avevano Jones e Van Exel in “guardia" e stavano prendendo O'neal....In conclusione Charlotte, che ripeto non lo conosceva e non lo avevano potuto vedere nemmeno ai tradizionali draft camp sempre per scelta dell'agente, scelse al 13 un giocatore su richiesta dei Lakers indicata loro davvero solo 5' prima, perché gli Hornets avevano ottenuto il centro giallo viola Vlade Divac "ormai" superfluo.
Quindi, le due "sliding doors del suo iniziò carriera furono la squadra della"sua città" natale e quella del New Jersey stranamente le finaliste dell'est che affrontò rispettivamente nel 2001 e 2002 con la squadra dei suoi sogni d'infanzia fatti in Italia.