1. Kobe Bryant: 33.643 punti
Il nome di Kobe Bryant non poteva che trovarsi in cima alla classifica dei marcatori Lakers, con i suoi 33.643 punti segnati nell’arco di 20 stagioni NBA, tutte in maglia gialloviola.
Recentemente scomparso nel tragico incidente dello scorso gennaio, è stato insieme a Shaquille O’Neal il giocatore piu rappresentativo dei californiani nel recente passato, divenendone senza dubbio una delle sue stelle piu luminose.
Per farsi un’idea della sua grandezza, basti pensare come sia divenuto il primo giocatore NBA a vedersi ritirare ben due diversi numeri di maglia, l’8 e il 24, dalla stessa squadra. Nel corso della sua carriera, Kobe Bryant ha vinto cinque anelli con i Lakers, di cui due da MVP delle Finals.
Oltre ai titoli di squadra, per scorrere tutto il suo palmares è necessaria un’impresa titanica: MVP del 2008, 18 volte All-Star, di cui 4 da MVP, selezionato 11 volte nel primo quintetto NBA, campione dello Slam Dunk Game e per finire, al secondo posto per punti segnati in una singola partita, con gli 81 messi a referto contro i Toronto Raptors.
I canestri messi a segno però non sono l’unico record all-time conquistato da Kobe Bryant: il giocatore infatti guida i Lakers anche per partite giocate (1.346), minuti (48.637), e tiri liberi (8.378). Curiosità: forse non tutti sanno che Kobe Bryant avrebbe potuto non vestire mai la maglia dei losangelini.
Al Draft del 1996 era stato infatti selezionato con la tredicesima scelta dagli Charlotte Hornets, che tuttavia lo scambiarono ai Lakers per Vlade Divac. Immaginate quanto sarebbe diversa la cartina della NBA se gli Hornets non avessero commesso un errore così grande.
Leggi anche:
NBA, Adam Silver non esclude la possibilità di tornare a giocare in estate
La Lega apre l’NBA League Pass a tutti: gratis fino al 22 aprile
NBA, Wade sui rookie preferiti: “Morant, Zion e White i migliori”
Guarda i commenti
Ho apprezzato questo articolo che mi ha rispolverato i miei anni 90 e inizio 2000 con American Superbasket, dove, oltre l'attualità si leggeva anche articoli di storia della NBA.E già allora, su quella rivista, si scriveva in maniera fantasiosa e articolata avendo già a disposizione Federico Buffa e altri.. È bello scrivere, romanzare a volte, ma non bisogna farlo a mio parere con una verità dei fatti che va' comunque mantenuta. Una verità che può nascere da una ricerca, apparentemente lunga o meno, se si vuole davvero immaginare qualcosa su fatti che siano giornalisticamente certi, documentati.Il mio piacere di leggere l'articolo, è sfumato proprio alla fine sul capitolo dedicato a Kobe Bryant. Ho in casa da un paio di anni la biografia su di lui:"Showboat".
Stavo leggendo il libro, prima dell'incidente in elicottero, e avevo ancora in mente la parte dedicata alla primavera 1996.
Mi è piaciuta, e ha avuto un senso, l'analisi di quel draft perché fatta con osservazioni e dichiarazioni pubbliche di quel tempo... NON è plausibile lo sliding door di Kobe a Charlotte. Perché i fatti andarono diversamente. Gli Hornets, erano una delle poche squadre NBA a non aver fatto a BRYANT nessuno provino individuale, e fu colta questa occasione dal GM Jerry West. I Lakers, che avevano deciso di prenderlo dopo il secondo provino durato pochissimo tanto quanto fu fantastico, ragionarono sul draft e le necessità delle squadre e su chi avrebbe voluto davvero un 18 enne poco conosciuto di Philadelphia. In conclusione :i Syxers, non lo presero con uno scambio di scelta per Jerry Stackhouse, perché avevano pensato che un ragazzo di Philadelphia avrebbe ceduto sotto pressione della sua città , come era successo a suo padre.Una vera sliding door può essere :Kobe e Iverson (scelta numero 1 scontata allora) insieme nel 1996...L'altra sliding door possible davvero fu New Jersey Nets perché ai vari provini, era piaciuto ai manager dei Nets e legato bene con il loro allenatore di allora :John Calipari. Non fu' scelto dalle "retine" perché l'agente di Kobe (scelto per lui da Adidas)li aveva spaventati dicendo che avrebbe preferito "tornare "in Italia piuttosto che giocatore per loro. È importante il suo agente di allora, perché fu lui che godeva dell'amicizia di West, a procurargli un provino a cui i Lakers non pensavano neanche perché avevano Jones e Van Exel in “guardia" e stavano prendendo O'neal....In conclusione Charlotte, che ripeto non lo conosceva e non lo avevano potuto vedere nemmeno ai tradizionali draft camp sempre per scelta dell'agente, scelse al 13 un giocatore su richiesta dei Lakers indicata loro davvero solo 5' prima, perché gli Hornets avevano ottenuto il centro giallo viola Vlade Divac "ormai" superfluo.
Quindi, le due "sliding doors del suo iniziò carriera furono la squadra della"sua città" natale e quella del New Jersey stranamente le finaliste dell'est che affrontò rispettivamente nel 2001 e 2002 con la squadra dei suoi sogni d'infanzia fatti in Italia.