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NBA, Carmelo Anthony e l’aneddoto sul primo incontro con Kobe Bryant

In questi giorni di autoisolamento totale, i giocatori NBA cercano di passare il tempo in maniera alternativa, avviando diverse dirette Instagram per interagire con i tifosi. L’ultima in ordine temporale è quella che ha visto Carmelo Anthony protagonista con Dwyane Wade nel quale l’attuale giocatore dei Trail Blazers ha raccontato di come LeBron James gli abbia salvato la vita durante una vacanza alla Bahamas e del primo incontro su un parquet NBA con Kobe Bryant.

Queste le parole di Melo sulla prima sfida con il numero 8 gialloviola, diventato successivamente uno dei suoi più grandi amici fuori dal campo:

“Non lo conoscevo, per cui non sapevo come comportarsi con lui: non sai mai se un giocatore ti stringerà o meno la mano, non sai mai se ti parlerà nel corso della partita oppure no… Kobe iniziò col fare un po’ di trash talking: ‘Ti facciamo divertire un po’ ora, ma poi nel quarto quarto le cose cambiano: nel quarto quarto ti marco io’. ‘Cosa stai dicendo? Perché non mi marchi adesso, allora?’, ricordo di avergli risposto. Comunque: la partita va avanti, arriva il quarto quarto. Gli arbitri iniziano a fischiare solo in suo favore, ogni contatto un fallo, mentre lui mi trattiene, mi colpisce, fa di tutto — e nulla, mai un fischio. Da quel momento abbiamo iniziato un duello super intenso, e lui comincia a toccarmi con la mano sul collo, dietro la testa — una delle cose più irrispettose verso un altro giocatore. ‘Calmati ragazzino’, continuava a ripetermi. Io ho pensato: ‘Ora lo ammazzo’. Siamo andati avanti così fino alla fine delle partita, quando è venuto da me e mi fa: ‘Ti sei guadagnato il mio rispetto’. ‘Cosa?!? Dobbiamo giocare per il tuo rispetto?!? Questo si crede di essere ‘Il Padrino’… Pensa che dobbiamo baciargli l’anello?’, mi dicevo… Ma Kobe era così: ‘Non ti sei tirato indietro, hai accettato la sfida, lo apprezzo’. Da quel momento ci siamo avvicinati molto, all’inizio parlavamo solo di pallacanestro, poi è diventata una bella amicizia, poi anche le nostre famiglie si sono conosciute e parlavamo davvero di tutto, della vita in generale”.

 

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Pubblicato da
Simone Ipprio

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