2. Jimmy Butler
Jimmy Butler ha una delle storie più dure dietro di sè. Un GM NBA, prima del Draft 2011, dirà di lui:
“La sua è una delle storie più notevoli che abbia mai visto in tutti i miei anni nel basket. Ci sono state così tante volte nella sua vita in cui sembrava dovesse fallire. Ogni volta, invece, ha superato le più grandi aspettative. Quando gli parli – ed è sempre piuttosto esitante nel parlare della sua vita – hai la sensazione che questo ragazzo abbia una sorta di grandezza dentro di sé.”
Il padre abbandonò la famiglia quando era ancora un neonato. Jimmy fu cacciato di casa all’età di 13 anni. Perché? “Non mi piace il tuo sguardo. Vattene”, gli avrebbe detto la madre. Barcamenandosi tra i suoi vari amici, di casa in casa, riuscì ad andare avanti, fino a quando fu notato da Jordan Leslie, un freshman della Tomball High School, che lo ospitò a lungo. Se gli si parla della sua famiglia, non mostra il risentimento che molti potrebbero pensare nutra nei loro confronti:
“Non porto rancore, parlo ancora con la mia famiglia, con mia madre e con mio padre. Ci vogliamo bene e credo che questo non cambierà mai.”
Scelto all’ultima chiamata del primo giro, dimostrerà al mondo la sua voglia di riscatto.