Le 10 clausole nei contratti più assurde della storia dell’NBA

I contratti NBA sono un argomento di conversazione destinato a non avere mai fine: tra innalzamenti del salary cap, giocatori strapagati, clausole birdDerrick Rose rule, contratti da rookie, mid-level exception il materiale su cui discutere è inevitabilmente vasto.

Oggi la nostra riflessione non è però destinata a soffermarsi sulle cifre dei contratti, questione che ultimamente desta non poco scalpore. Ogni contratto ha infatti le sue piccole particolarità, i suoi dettagli, le sue righe in piccolo che molto spesso sfuggono e di cui non ci è dato sapere. Abbiamo però raccolto le dieci clausole più assurde mai inserite in un contratto NBA. Non solo strane, ma incredibilmente incomprensibili sia per i soggetti da essi coinvolti sia per i bizzarri requisiti previsti.

 

10. Larry Hughes

Alla guardia del Missouri fu garantita una clausola che di per sé non sembra avere nulla di particolare. Lo aspettava infatti un corrispettivo da poco più di un milione e mezzo di dollari se la compagine in cui avrebbe militato nella stagione 2009-10 avesse ottenuto più di 55 vittorie (non poche, nemmeno per una squadra da playoff).

Quell’anno solo 4 squadre in tutta l’NBA chiusero con un numero di vittorie pari o superiore a 55, e Hughes fu scambiato appena prima della trade deadline da Chicago a New York. Se con la prima squadra Larry avrebbe potuto avere qualche speranza di raggiungere il numero di vittorie prestabilite (i Bulls approderanno ai playoff anche se con solo 41 vittorie), con i Knicks trovò una situazione alquanto disastrosa e disastrata (i newyorchesi raccoglieranno infatti la miseria di 29 vittorie). Addio playoff, addio bonus. Coraggioso quantomeno nello sperarci.

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Pubblicato da
Marco Alocci

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