È uno degli argomenti più caldi degli ultimi giorni a livello sportivo. Con la sospensione obbligata per colpa della pandemia, le società sportive di tutto il mondo sono in trattativa con i propri giocatori per un eventuale taglio degli stipendi. Anche qui in Italia, principalmente nel mondo del calcio, un accordo è però ancora lontano dall’essere preso.
La stessa solfa riguarda gli Stati Uniti, dove da qualche tempo si è alla ricerca di un accordo tra le franchigie ed i giocatori nel merito. Durante una conference call nella giornata di ieri, i dirigenti della National Basketball Player Association (NBPA) hanno informato gli agenti dei giocatori che un eventuale accordo potrebbe anche prevedere una sorta di rimborso da parte di questi ultimi a favore dei proprietari.
Questa eventualità colpirebbe in maniera “più forte” coloro che ricevono la paga a cicli di 6 mesi, ossia durante la stagione e non nella offseason.
Non è ancora chiara alcuna modalità di questo eventuale rimborso. I dirigenti della NBPA hanno già avvertito i propri associati che, nel caso la stagione venisse cancellata, i proprietari potrebbero avanzare questa richiesta. Tra i più famosi, Kevin Durant e Blake Griffin potrebbero risentire di ciò, oltre a 9 assistiti della Klutch Sports di Rich Paul.
Un’eventualità che è comunque già stata contestata in maniera veemente dal vicepresidente della NBPA, CJ McCollum, che ha spiegato come tale situazione costringerebbe diversi giocatori a vivere una grande difficoltà economica. Le parole del giocatore di Portland hanno scatenato diverse polemiche, visto che gran parte dell’opinione pubblica vede nei giocatori NBA un ceto di privilegiati.
Leggi anche:
LeBron James si sta preparando “mentalmente e fisicamente” durante lo stop
Garnett al vetriolo contro il proprietario dei T’Wolves: “Non voglio avere a che fare con serpenti”