Il rischio di vedere annullata la stagione NBA 2019/2020 si fa sempre più concreto. Nonostante, infatti, le ipotesi che stanno circolando su possibili soluzioni alternative per terminare il campionato, come quella di giocare tutte le partite a Las Vegas, filtra sempre più pessimismo tra gli addetti ai lavori. Ne è stato un esempio Brian Windhorst di ESPN, che meno di una settimana fa aveva espresso tutte le sue riserve sulla possibilità di veder concludere la stagione prima ancora che la situazione negli USA precipitasse. Ma se l’annullamento della stagione dovesse concretizzarsi, non avrebbe per tutti le stesse conseguenze. Per alcuni giocatori, infatti, il lockdown e l’annullamento della stagione, sarebbero un enorme problema.
Chris Paul
Quando in estate è stato spedito a Oklahoma City sembrava la fine delle ambizioni di carriera del playmaker nativo della Carolina del Nord. Lo scambio con Westbrook aveva spedito Paul in una franchigia impegnata a smantellare e ricostruire in vista del futuro. O perlomeno così pensavano tutti.
Non sappiamo quanto sia stato programmato dal front office Thunder, e quanto sia stata solo fortuna. Resta il fatto che Oklahoma ha smentito e zittito tutte le opinioni degli esperti. I giocatori hanno sviluppato un’alchimia inaspettata e il playmaker veterano ha ricominciato a insegnare basket. Non tanto per le statistiche personali, che non si discostano molto da quelle dei due anni precedenti a Houston, quanto per la continuità di gioco e la padronanza dimostrata in mezzo al campo.
E a beneficiarne infatti sono stati tutti i compagni i di squadra (tra cui il nostro Gallo) ma anche la franchigia stessa che nonostante abbia perso in estate una coppia All-Star del livello di Paul George & Russell Westbrook, veleggiava in quinta posizione della Eastern Conference.
Il problema però sta tutto nella parola “veterano”. Chris Paul quest’anno ha raggiunto quota 34 anni e, nonostante non abbia saltato nemmeno un incontro di questo campionato, deve comunque fare i conti con la carta d’identità. L’intelligenza e il QI cestistico sono superiori alla media dei suoi colleghi, ma è un dato di fatto che il giocatore nel prossimo campionato dovrà ricominciare la sua routine per riavviare il suo fisico che avrà un anno in più.
La nota lieta però pare venire dal mercato. Secondo CBS infatti, sembra che i Lakers vogliano provare a prendere Paul per la prossima stagione, concludendo così quello scambio che ancora oggi rimane uno dei più grandi What if della NBA.
Markelle Fultz
Per chi ancora credeva in lui questo era l’anno del “Ve l’avevo detto”. Fultz a Orlando pare aver trovato la sua dimensione. Lontano dalle pressioni dell’essere la prima scelta assoluta, nella città della magia Disney il giocatore ha ripagato la fiducia con continuità di condizione e prestazioni. Le statistiche personali hanno dimostrato una maggior confidenza col parquet e coi compagni rispetto ai due anni di Philadelphia, proiettando Fultz tra i candidati al Most Improved Player della stagione. E meritandosi parole di elogio da LeBron stesso.
La possibilità quindi di veder annullato del tutto il campionato vorrebbe dire interrompere quanto di buono fatto quest’anno. Orlando infatti stava consolidando sempre di più l’ottavo posto nella Eastern Conference e anche solo una serie di playoff da titolare avrebbero contribuito non poco nel processo di crescita del giocatore.
E’ vero, Fultz è giovane e pare che i problemi fisici siano stati lasciati da parte, ma i rischi maggiori per il nativo del Maryland potrebbero venire dalla tenuta mentale. Già ai tempi dei Sixers infatti, sul giocatore erano sorte perplessità in termini di impegno e costanza. Starà quindi alla dirigenza Magic riuscire a mantenere alto il livello di concentrazione del giocatore e farlo proseguire nel processo di crescita. Così da smentire anche gli ultimi detrattori.
LeBron James
Avendolo citato sopra non si poteva non aprire un appunto anche sul Re. Partendo da un presupposto. Nessuno, e va sottolineato nessuno, è in grado di dire quando LeBron James inizierà a subire il decorso fisiologico dato dall’età. Anche quest’anno, infatti, James ha dimostrato una tenuta fisica e mentale impressionante per un giocatore della sua età. Nonostante infatti a formare la coppia di star con lui ci sia un giocatore di dieci anni più giovane come Anthony Davis, LeBron è stato in grado di ribadire chi è ancora il leader della franchigia.
Non si può esimersi da porsi il quesito: l’anno prossimo LeBron riuscirà ancora ad essere così dominante? Vedremo, ma quel che è certo è che i gialloviola potrebbero comunque aver trovato in Davis un nuovo leader, specialmente nel ‘dopo LeBron’ poiché la carta d’identità di quest’ultimo tra 7 mesi dirà 36 anni. Però LeBron e LeBron… mai porre dei limiti al ‘Prescelto’.
Vince Carter
Se per i giocatori finora citati si parlava di una questione tecnica, pratica, per Vinsanity la cosa si fa sentimentale. Questa infatti doveva essere a tutti gli effetti l’ultima stagione di Carter nel mondo della NBA giocata. Per l’8 volte All-Star già la decisione di giocare anche quest’anno aveva creato dubbi e perplessità tra gli addetti ai lavori. Ma al di là delle male lingue, Carter aveva deciso di continuare per amore della pallacanestro. Si era ritagliato il suo angolo di mondo ad Atlanta ed aveva accettato di condividere la sua ultima stagione NBA con un gruppo di giocatori giovani la metà dei suoi, con tutta l’umiltà con cui un veterano accettava di giocare pochi minuti dando però sempre il massimo.
Il rischio di veder finita anticipata questa stagione vorrebbe dire non omaggiare come meriterebbe un giocatore che, nonostante non abbia mai vinto un anello, ha però segnato in maniera indelebile la pallacanestro del nuovo millennio.
La sola speranza, nel caso questo accada, è che l’anno prossimo gli venga fatto il giusto tributo e Toronto gli faccia vestire, per un ultima volta in campo, la maglia Raptors. Questo è l’augurio di un fan.
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