Curiosità

Dino Meneghin e i 50 anni di Italia nella NBA

Il prossimo Draft, previsto per fine giugno, si appresta ad essere un altro grande giorno per il panorama cestistico italiano. Tra i possibili selezionati infatti ci sarà anche Nico Mannion. Parliamo al condizionale ancora sia per scaramanzia, sia per l’incertezza riguardo la posizione con cui potrebbe essere scelto il play italo-americano. Ma al di là della decima chiamata o della quindicesima o della ventesima, l’approdo di un altro giocatore italiano sarebbe motivo di orgoglio (e speranza) per la pallacanestro italiana. Anche perché quello di quest’anno sarà un Draft molto speciale per il basket nostrano e festeggiarlo così sarebbe la ciliegina sulla torta. Col Draft 2020 infatti si festeggeranno anche i 50 anni dal primo giocatore italiano mai chiamato nella NBA. Quel Dino Meneghin ancora oggi mito e leggenda.

Non sempre ci si ricorda, però, che il giocatore italiano più vincente di tutti i tempi ha anche questo primato. E questo per un motivo molto semplice. Perché la storia tra Dino e la NBA è una storia assurda, o per meglio dire, una storia mai esistita. Come riportato in una intervista recente da Meneghin stesso, infatti, il centro di Varese non andò mai in NBA semplicemente perché nessuno gli disse mai che era stato scelto.

Accadde nel 1970. Gli Atlanta Hawks in quel Draft decisero di spendere la loro chiamata numero 182 selezionando l’allora ventenne Dino. Era una NBA differente e lo era anche la selezione dei giocatori. Le franchigie avevano diritto a 12 chiamate per rinforzare i roster. Anche perché ogni anno molti venivano chiamati alle armi per il Vietnam.

Il lungo all’epoca giocava in serie A da quattro anni e si avviava a vincere, già da protagonista, il suo secondo scudetto ed il primo trofeo europeo. Il paradosso però fu che dell’esito di quella scelta dalla franchigia delle Georgia non fu mai informato il diretto interessato e, come se non fosse mai accaduto, il giocatore rimase in Italia.

NBA che provò di nuovo a rientrare nella sua vita. Nel 1974 infatti furono i New York Knicks a chiamarlo. Lo invitarono alla Summer League di quell’anno. Ma stavolta fu il giocatore stesso a dover rifiutare. Stava recuperando da un infortunio e non era in grado di prenderne parte. In più c’era l’altra faccenda. Quella del professionismo. In Italia infatti i giocatori erano dilettanti e se il centro avesse disputato anche solo una partita in NBA non avrebbe più potuto giocare con la nazionale. E noi probabilmente non avremmo mai vinto né gli Europei né una medaglia olimpica.

Tanti se che lasciano il tempo che trovano. Ma a cui è doveroso aggiungerne un altro. Come sarebbe stato veder giocare assieme Meneghin e Pete Maravich? Domanda che purtroppo non avrà mai una risposta adeguata.

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Pubblicato da
Gianmaria Concetti

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