In questi giorni caratterizzati dall’uscita del documentario sull’ultima stagione dei Chicago Bulls di Michael Jordan, “The Last Dance”, i paragoni tra quei Bulls e altre squadre che hanno fatto la storia della NBA si stanno sprecando.
Shaq sostiene che i suoi Lakers avrebbero potuto battere Chicago; Magic Johnson gli ha fatto eco. Tra le altre squadre paragonate ai Bulls non potevano poi che esserci i Golden State Warriors, in grado di strappare proprio a quella squadra il record di vittorie in regular season.
Senza ombra di dubbio, si può affermare che la pallacanestro di Golden State ha funzionato da apripista per una nuova filosofia di gioco, ormai affermatasi nella quasi totalità della NBA. Gli Warriors sono giunti alle Finals per cinque annate consecutive, vincendo il titolo in tre occasioni. Ingranaggio fondamentale nel meccanismo di coach Kerr, Draymond Green ha analizzato l’impatto che la sua squadra ha avuto sulla NBA:
“Credo che, insieme a Steph, abbiamo cambiato il gioco. Credo che io e Curry ci siamo aiutati a vicenda nel farlo. Abbiamo raggiunto un livello d’intesa paradisiaco. Poi è arrivato Klay Thompson e si è affermato come uno dei due migliori tiratori al mondo… noi tre insieme abbiamo cambiato per sempre il basket”
Come sempre, Draymond Green non ha alcun problema nell’esprimere ciò che pensa, anche se queste opinioni possono risultare forti. Non si può negare, però, che i Golden State Warriors abbiano intrapreso una via mai battuta prima e lo abbiano fatto in una maniera unica e apparentemente irripetibile.
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