7. La particolare vita di Jaylen Brown fuori dal campo
Jaylen Brown costituisce, insieme a Jayson Tatum e Kemba Walker, il nucleo dal quale ripartire senza mezzi termini per i Boston Celtics. Da quando fu selezionato con la terza scelta assoluta nel Draft 2016 il ragazzo ha sempre mostrato, oltre che grande talento, un’abnegazione elitaria, assistita da un atletismo di quelli veramente intriganti (in molti, soprattutto in Lettonia, ricordano la schiacciata staccando con il piede sbagliato sulla testa di Porzingis). Ebbene, di superficie dalle sembianze incrociate nella sua esperienza sportiva non si riscontra unicamente il Boston Garden, perché furono gli scacchi la prima vera, grande passione del nativo di Marietta, Georgia:
“Giocai per la prima volta alle scuole elementari, per poi continuare seriamente con i compagni della squadra di matematica delle medie e così via fino agli ultimi giorni del liceo. Ho meditato a lungo sul significato extrasportivo degli scacchi, anche perché ho passato ore a giocare contro me stesso. Credo che questo rasenti alla perfezione la metafora della vita: noi stessi siamo i nostri diretti rivali, con le nostre debolezze ed attitudini. Sfidarmi reiteratamente mi ha permesso di individuare i miei punti deboli, conoscermi a fondo e capire quanto sia importante ponderare una scelta prima di attuarla, ricordando che spesso nella vita si è soli nel decidere”.
Ora, che questa disciplina antichissima, che non nasce e non si aggiorna unilateralmente, bensì trasversalmente, fosse una pratica profondissima ed allenante lo si percepiva, ma che un giocatore di pallacanestro del livello più alto reperibile la definisca “metafora della vita” è splendido.
Dopo due settimane in NBA ha “salutato” il mental coach affidatogli, come Irving con Knight nel Rookie game di Houston 2013, proprio grazie a questa sua profondità di meditazione, che gli deriva da un emisfero cerebrale sinistro ben sviluppato, nel quale risiede una ragionamento logico strabiliante (Jaylen possiede grandi doti matematico-calcolatorie ed i suoi insegnanti hanno sempre sottolineato una predisposizione per la curiosità ed un rifiuto della passività):
“La scacchiera è ingombrante da trasportare durante la stagione; gioco quindi sul telefono oppure leggo libri di ogni genere, per mantenere la mente allenata in vista delle partite. Il nostro è uno sport che esercita soprattutto pressione mentale”.
Mai una dichiarazione fuori posto, mai uno sgarro, sempre e solo quegli occhi, attenti ed analitici, così da quando erano fissi sul pianoforte che gli regalarono i suoi per imitare quel salisburghese che se la cavicchiava con i tasti bianchi e neri a suo tempo. Continua così Jaylen, rispetto a molti hai una marcia in più.