Era il 3 maggio 1968 quando i St.Louis Hawks furono trasferiti ad Atlanta, lasciando la città dove avevano scritto pagine indelebili della storia della pallacanestro e dove, dieci anni prima, avevano conquistato uno storico titolo NBA.
Ripercorriamo dunque assieme la storia degli Hawks per celebrare una delle più antiche franchigie della lega.
Buffalo, Tri-Cities e Milwaukee: le origini degli Hawks
Nel 1946 la città di Buffalo, New York, ottenne il diritto a ospitare un expansion team su proposta di Les Harrison, allenatore e proprietario dei Rochester Royals. La sfida venne raccolta da Leo Farris e Ben Kerner – soci in affari in un’agenzia pubblicitaria locale – e la nuova franchigia dell’allora NBL disputò la prima partita ufficiale contro i Syracuse Nationals di Danny Biasone, vincendo 50-39.
Il General Manager Leo Farris, però, riteneva Buffalo una città troppo piccola per ospitare una squadra di basket e, dopo appena 13 partite, decise di trasferire la franchigia nel Midwest, area metropolitana denominata Trie-Cities – le città in questione erano Moline, Rock Island e Davenport. La squadra fu ribattezzata Trie-Cities Blackhawks in memoria di Chief Black Hawk capo di una tribù di indiani nativi che aveva rivendicato a lungo il controllo dei territori. Sarà questa una delle 17 franchigie della nuova lega che si sarebbe formata di lì a qualche anno: la NBA.
Leo Ferris (a sinistra) insieme al presidente NBA Maurice Podoloff (al centro); Credits to: stargazzette.com
Nel 1949 i Blackhawks centrarono i Playoffs sotto la guida di coach Red Auerbach che,in seguito, plasmerà una delle più forti squadre della storia NBA, nonché grande rivale dei futuri Hawks: i Boston Celtics. Nel Draft dell’anno seguente i Blackhawks scelsero Bob Cousy che, rifiutato il trasferimento, venne girato prima ai Chicago Stags e successivamente, dopo il fallimento di questi ultimi e varie vicissitudini, finì proprio ai Celtics.
Al termine della stagione i Blackhawks non riuscirono a staccare il biglietto per la postseason e la squadra venne trasferita a Milwaukee dove prese il nome di Milwaukee Hawks.
Bob Pettit e il titolo NBA: la leggenda dei St.Louis Hawks
Dopo quattro anni anonimi nel Wisconsin, segnati da tre cambi di guida tecnica in panchina e un costante fondo classifica, nel 1954 gli Hawks scelsero al Draft una promettente power forward che rispondeva al nome di Robert “Bob” Pettit. Tuttavia, il giovane da LSU non ebbe il tempo materiale di adattarsi al nuovo contesto: infastidito dall’interesse crescente catalizzato dai Braves – neonata squadra di Major League Baseball in città– Kerner optò infatti per l’ennesimo spostamento, stavolta a St.Louis. La prima stagione in Missouri coincise con il miglior record mai fatto registrare nei sei anni di sua gestione (33-39), ma la strada per uscire dall’anonimato era ancora piuttosto lunga.
Nel 1956 gli Hawks scambiarono Bill Russell, appena scelto al Draft, spedendolo ai Boston Celtics in cambio di Ed Macauley e Cliff Hagan. Uno dei tanti What If della storia NBA nasconde retroscena interessanti raccontati in “Tall Tales“, libro a firma di Terry Pluto. Così Kerner:
“Auerbach avrebbe ceduto Macauley per la scelta. Dissi di volere anche Cliff Hagan […] Lui e Macauley o non se ne fa nulla. Quella trade rese Boston grande, vero, ma ci permise di lottare per il titolo e preparò il terreno per il trionfo del 1958.”
Guidati prima da Red Holzman, poi dalla point guard Slater Martin e infine, ancora nel doppio ruolo di allenatore/giocatore, da Alex Hannum, gli Hawks chiusero l’annata a 34-38, stesso record di due delle altre tre squadre a Ovest [Minneapolis e Fort Wayne ndr.] e conquistarono il loro primo titolo della Western Division, battendo proprio i Lakers.
Bob Pettit (a sinistra) & Cliff Hagan (a destra)
Alla loro prima apparizione alle Finals NBA, gli Hawks dovettero cedere il passo ai Boston Celtics al termine di un’entusiasmante serie, conclusasi solo a gara 7 dopo un doppio overtime, e non priva di momenti di tensione. Celebre, tra gli altri, il pugno in volto a Kerner da parte di Auerbach nel prepartita di gara 3 Alla base dello scontro, si racconta vi fosse un’ irregolarità riscontrata nell’altezza del canestro. L’allenatore non venne squalificato ma rimediò una multa di 300 dollari.
Nella stagione 1957-58 Alex Hannum svestì i panni da giocatore restando alla guida del gruppo dalla panchina: i St.Louis Hawks stabilirono il loro record di vittorie (41-31), spazzarono via i Detroit Pistons nella finale di divisione e volarono alle Finals NBA per il secondo anno consecutivo. Ad attenderli, ancora una volta, i Celtics, che avevano sbaragliato la concorrenza in stagione regolare aggiudicandosi la corona dell’Est con ben otto partite di margine sugli inseguitori.
Complice l’infortunio di Bill Russell ma, soprattutto, i 50 punti messi a segno da Bob Pettit in gara 6, il 12 aprile 1958 i St.Louis Hawks conquistarono il loro primo titolo NBA, entrando di diritto nella storia della lega.
Tu… Non puoi… Passare!; credits to: si.com via Google
Negli anni a seguire gli Hawks tornarono in finale in altre due occasioni, nel ’60 e nel’61, venendo sconfitti in entrambe le occasioni dai Boston Celtics, ormai i dominatori assoluti della NBA. Grazie anche all’ingaggio di Lenny Wilkens, gli Hawks erano diventati a loro volta una grande realtà nel panorama del basket statunitense, ma un nuovo cambiamento si profilava all’orizzonte.
1968: Il trasferimento ad Atlanta e la fine dei St.Louis Hawks
C’è un anno nella storia dell’umanità che ha portato una serie di stravolgimenti sociali, politici e anche sportivi: il 1968.
Ben Kerner, desideroso di avere un impianto più grande rispetto al Kiel Auditorium, chiese alla città di St.Louis la costruzione di una nuova arena dove poter disputare le gare casalinghe degli Hawks. L’obiettivo mai nascosto, ovviamente, aumentare i ricavi della squadra attraendo più tifosi possibile al palazzo. Il sindaco respinse le istanze di Kerner, costretto dunque a rivedere i suoi piani, In più occasioni, gli Hawks disputarono delle partite alla St.Louis Arena e Kerner valutò la possibilità di farci giocare la squadra in pianta stabile.
Nel ’67 la struttura venne rinnovata, sì, ma al solo scopo di ospitare e le partite dei Blues, squadra che avrebbe militato nella massima serie di hockey su ghiaccio (NHL). Il messaggio era arrivato forte e chiaro al destinatario: la gente preferiva vedere l’hockey piuttosto che il basket.
I rapporti tesi con le istituzioni cittadine si andarono a sommare ben presto a episodi ben più gravi di manifesto razzismo all’interno della comunità locale. Come scrive Greg Macerek nel suo libro “FULL COURT: The Untold Stories of the St.Louis Hawks”, un giornale locale pubblicava una rubrica dove venivano raccolte tutte le lamentele dei cittadini nei confronti di Kerner, reo di avere troppi giocatori di colore in squadra. Gli stessi giocatori ricevettero molti messaggi d’odio, tra cui una lettera dove c’era scritto:
“Perché non cambiate il nome direttamente in Globetrotters?”
Kerner, che aveva visto e sentito abbastanza, maturò la decisione di vendere la squadra per 3.5 milioni di dollari all’imprenditore Tom Cousins e all’ex governatore della Georgia Carl Sanders, i quali trasferirono la squadra ad Atlanta al termine della stagione. Pettit si era ritirato nel 1965, Hagan era passato ai Dallas Chaparrals in ABA; toccò dunque a Wilkens trascinare i i St.Louis Hawks fino alle semifinali di Western Division, dove uscirono sconfitti per mano dei San Francisco Warriors in sei partite.
Il 3 maggio 1968 la squadra partì alla volta di Atlanta senza Lenny Wilkens, ceduto ai Seattle SuperSonics dopo aver rifiutato il trasferimento nella nuova città. L’epilogo è ben fotografato dall’articolo apparso sull’edizione del giorno seguente del St. Louis Dispatch, quotidiano locale.
L’articolo del St.Louis Dispatch; credits to: newspapers.com
Dal ’68 ad oggi, gli Atlanta Hawks hanno avuto una serie di alti e bassi nel corso delle loro stagioni NBA, non eguagliando mai le imprese dei loro predecessori: dei St.Louis Hawks rimane il ricordo scandito da imprese e nomi dei loro eroi, Pettit, Hagan, Macauley, assieme a tutti gli altri impressi a fuoco nella leggenda della NBA.
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