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NBA, Marco Belinelli: “Tutta l’America guarda The Last Dance”

Fin dalle prime puntate, The Last Dance è divenuta una serie evento, capace di alimentare a dismisura la leggendaria aura di imbattibilità di Michael Jordan.

In questo periodo di sospensione inoltre, la disciplina più diffusa tra i giocatori è stata quella di commentarne e le varie puntate, raccontando aneddoti o storie che in qualche modo li ricollegassero con la serie.

Per l’Italia, ad avere l’onore di giudicare la bontà del prodotto di ESPN è toccato a Marco Belinelli, che tramite una diretta Instagram, si è soffermato su diversi punti.

“Non pensavo che The Last Dance potesse essere una serie così bella. Di Michael Jordan già si sono spesi fiumi di parole. Tutti sono consapevoli di quanto fosse forte o il migliore, era una cosa nota. Ma la cosa impressionante della serie è come descrive la mentalità che aveva. Ogni volta, che si trattasse degli allenamenti, di una partita di regular season o una finale, andava in campo cercando una motivazione per distruggere l’avversario. Io davvero credo che come Jordan non ci sia stato più nessuno. Probabilmente non sarà stato il più simpatico, non sarà stato quello con cui era più facile giocare, ma dico una cosa: mi sarebbe piaciuto trovarmi in quello spogliatoio. Anche perché io un anno ai Bulls l’ho fatto. Ho avuto la possibilità di allenarmi nella stessa palestra, la stessa dove ha giocato Michael Jordan. Da lì si possono vedere i banner con tutti i titoli vinti. È bellissimo, e ancora di più giocare allo United Center, dove vieni introdotto con la musica. Io a San Antonio sto benissimo, ma Chicago è davvero il massimo.”

Oltre alle lodi su Michael Jordan, Marco Belinelli si è soffermato anche sulla figura di Dennis Rodman, tanto controverso fuori dal campo, quanto professionale negli allenamenti.

Dennis Rodman si allenava a rimbalzo in maniera incredibile, studiando e analizzando ogni traiettoria di tiro. Gioco in NBA da dodici anni e posso dire di non aver mai visto nessuno allenarsi a rimbalzo. Al tiro sì, ma a rimbalzo nessuno. E un giocatore come Rodman era proprio quello che serviva ai Bulls. La storia di Jordan che va a riprenderlo a Las Vegas e trova Carmen Electra in stanza la sapevo già, me l’avevano già raccontata, ma ora diciamo che se ne può parlare anche ufficialmente.”

Tuttavia, la guarda dei San Antonio Spurs non ha lesinato anche alcune critiche, soprattuto per il ruolo di nicchia riservato a Toni Kukoc.

L’unica cosa a non essermi piaciuta tanto è il ruolo minore dato a Kukoc. Non è stato neppure incluso nella foto copertina della serie, dove ci sono Michael Jordan, Scottie Pippen, Dennis Rodman, Phil Jackson e Steve Kerr. Si meritava decisamente di più, è stato un giocatore fenomenale, un campione, come avevamo già visto noi a Treviso.

Infine, Marco Belinelli si è soffermato su quanto sia cambiata la pallacanestro nel corso degli anni, e di come i campioni odierni avrebbero faticato ad imporsi con le difese dell’epoca.

“Stephen Curry e James Harden sono giocatori fenomenali, ma se avessero giocato negli anni ’90, Dennis Rodman gli avrebbe spezzato un braccio a entrambi. Era quasi impossibile tirare con quelle difese. Adesso la pallacanestro è diventata molto meno aggressiva, rispetto a una volta. Se penso alle scazzottate che tiravano i giocatori di Detroit e New York, al giorno d’oggi alcuni giocatori starebbero fuori almeno una settimana.”

 

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Pubblicato da
Lorenzo Garbarino

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