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NBA, Zion Williamson accusato di aver ricevuto introiti da Duke, Nike e Adidas

Uno dei giocatori più attesi prima dell’inizio della stagione NBA 2019/2020, per via soprattutto del suo atletismo straripante, è senza dubbio stato Zion Williamson. Prima scelta all’ultimo Draft NBA , il nativo di Salisbury si è trovato alle prese con pesanti infortuni fisici, specie al ginocchio destro, che lo hanno costretto prima a ritardare il suo esordio e poi a centellinare il suo impiego in campo.

Il ragazzo, vista la notorietà precocissima, deve però incominciare a fare i conti anche con casi spiacevoli di accuse, che non sempre lo riguardano dal punto di vista tecnico per i risultati ottenuti in campo. Nelle recenti ore l’agenzia “Prime Sports“, ex compagnia di marketing di Williamson, ha accusato Zion e la sua famiglia di aver ricevuto un compenso economico dall’università di Duke, violando l’attuale regolamento NCAA che vieta qualsiasi tipo di profitto per gli atleti e i loro parenti.

L’autrice del pesante biasimo è Gina Ford, incaricata fino al giugno scorso di gestire insieme alla sua compagnia (Prime Sports) le trattative di marketing legate al nome di Zion Williamson, ora accasatosi presso la celebre Creative Artists Agency di Los Angeles. Tra le due parti è in corso una disputa legale, divampata nel momento in cui Williamson denunciò Gina Ford e compagni come usurpatori, non vedendoli presenti in nessun albo ufficiale delle società di marketing della Florida e del North Carolina. Il tutto è scappato di mano quando questi ultimi hanno denunciato la CAA con l’accusa di aver sottratto loro Zion impropriamente, pretendendo un risarcimento di 100 milioni di dollari, ed hanno invitato pubblicamente la famiglia Williamson ad ammettere in tribunale di aver infranto le regole NCAA.

Le accuse che coinvolgono Nike, colpevole ipotetica di aver pagato 35 000 dollari la famiglia di Zion Williamson quando egli era ancora liceale, ed Adidas, additata per il medesimo motivo e per cifre similari, provengono da Michael Avenatti, avvocato sul quale grava una possibile condanna di 42 anni di prigionia per aver cercato di estorcere proprio all’azienda dell’Oregon 25 milioni di dollari, ricattando Nike con la minaccia di divulgare informazioni spiacevoli sul suo conto.

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Pubblicato da
Alessandro Valz

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