Il Covid-19 ha messo in ginocchio tutto il mondo dello sport. È già stato deciso che alcuni campionati non ripartiranno, come il calcio argentino o il basket italiano, ma l’NBA tiene ancora vivo il fuoco della speranza. Il tema della ripartenza è ancora sul braciere rovente, ma è chiaro ormai che, anche in caso di via libera, la pallacanestro dovrà trasformarsi per un periodo di tempo non quantificato. Questo significa che, ad esempio, i seggiolini degli stadi rimarranno completamente vuoti.
Solo giocatori sul parquet e staff a bordo campo, niente più cori, applausi, insulti. E Steph Curry, nel corso del suo intervento a Jimmy Kimmel Live, è stato incalzato proprio su questo argomento. Il playmaker dei Golden State Warriors ha cercato di lanciare un messaggio positivo, affermando che senza la baraonda del pubblico gli spettatori a casa potrebbero divertirsi ascoltando le conversazioni dei giocatori sul campo. Conversazioni che spesso mutano in trash talking. Spettacolo garantito, quindi:
“A tutti capita qualche volta di avere dei microfoni attaccati alla maglia, e di conseguenza ci si comporta come se fossimo in ‘Inside Trax’ o qualcosa di simile. Questo innalzerebbe tutto ciò che diciamo sul campo ad un livello di pura follia.”
Il tre volte campione NBA aggiunge:
“Il trash talking accade, e talvolta anche io ne sono parte. E credo che dal punto di vista dei fan, a prescindere che tu sia in campo o in panchina, possa essere qualcosa di veramente invitante. Invitante per avvicinarsi personalmente a quello che facciamo sul parquet.”
E quando gli viene chiesto quale compagno verrebbe censurato più spesso, Curry risponde:
“Draymond [Green]. Tutti sanno che Draymond ama parlare ed è un espertissimo trash talker.”
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