L’era di Steve Kerr sulla panchina dei Golden State Warriors è ancora lontana dal finire. I risultati in queste cinque stagioni e mezzo sono stati straordinari: cinque Finals consecutive con tre titoli vinti, il nuovo record di vittorie in regular season, 73, e una nuova filosofia di gioco che ha stravolto la lega e costretto tante altre franchigie ad adattarsi, volenti o nolenti.
L’inizio di questo idilliaco rapporto è stato però molto in bilico. Coach Kerr arrivò sulla panchina di Golden State nell’annata 2014/2015: a quel tempo, il presidente dei New York Knicks era Phil Jackson. Il Maestro Zen tentò in tutti i modi di portare il suo ex giocatore sulla panchina della Grande Mela, come rivelato da Travis Schlenk, ex assistente GM degli Warriors:
“Steve era corteggiato in maniera persistente dai Knicks e da Phil Jackson. Ad un certo punto, sembrava fosse cosa fatta. Non pensavamo nemmeno di avere la possibilità di sederci ad un tavolo per parlare con lui”
“Credo che fosse proprio mentre stavamo parlando con Stan [Van Gundy, ndr] ad Orlando: Steve chiama Bob [Myers, ndr] e gli dice che ha cambiato idea, voleva incontrarci”
Col senno di poi, la scelta di Kerr sembra essere stata la migliore possibile. Insieme a Curry, Thompson, Green e in seguito Durant, l’ex giocatore dei Bulls ha riscritto pagine e pagine di record NBA. I Knicks, invece, dopo aver licenziato Phil Jackson nel 2017, hanno continuato a essere la turbolenta e inconcludente franchigia degli ultimi anni.
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