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NBA, Steve Kerr si schiera a favore dei giovani manifestanti

Steve Kerr, uomo di fine intelligenza ed acuta sensibilità, si è dimostrato abitualmente interessato alle vicende della contemporaneità politica, non esitando a esprimere dissensi marcati ed espliciti anche all’indirizzo del presidente statunitense Donald Trump. Non si può certo dire che i rapporti tra i due siano idilliaci, a partire dal rifiuto unanime della sua franchigia di far visita alla Casa Bianca dopo la vittoria del titolo NBA 2017.

L’allenatore dei Golden State Warriors aveva già sostenuto nel 2018 la March for Our Lives, manifestazione studentesca organizzata dagli studenti sopravvissuti al massacro della Stoneman Douglas High School (Florida) e accolta da altri 800 siti di formazione in tutto il Paese, ritenendola più che giustificata e lodandone l’impatto mediatico del messaggio cautelare, nonché la riuscita organizzazione interstatale dell’evento.

Kerr non si è nemmeno fatto sfuggire la foto che ritrae il presidente Trump con una Bibbia in mano, dimostrandosi ironicamente orgoglioso di vivere sotto un capo di Stato religioso, eticamente integerrimo e attento alla salute dei propri cittadini, capace di liberare l’America dal gravame del razzismo.

Ritornando nell’ambito della realtà e tralasciando commedia ed utopia, si è ovviamente espresso sulla ben più seria vicenda che gravita intorno all’omicidio di George Floyd, dichiarandosi soddisfatto delle nuove generazioni di americani e manifestando positività per il futuro della nazione:

“La nuova generazione è più tollerante, capace di informarsi e dotata di una coscienza politico-societaria ben superiore a quelle delle precedenti. Sono ragazzi in continuo contatto mediatico tra loro e desiderosi di cambiare questo Paese in meglio, in modo tale da trasformarlo in un contesto protetto in cui ognuno si senta al sicuro ed uguale al proprio vicino. Manifestando contro il razzismo questa generazione ci fornisce quella speranza di cui abbiamo disperato bisogno.”

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Pubblicato da
Alessandro Valz

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