Nella nostra serata di ieri è arrivata la notizia che tutti gli appassionati aspettavano nervosamente da qualche settimana: la stagione NBA riaccende i motori. Una votazione quasi unanime: 29 voti favorevoli e uno solo contrario, quello dei Portland Trail Blazers. Dunque, dopo lo stop datato 11 marzo, le franchigie potranno tornare in campo a partire dal 31 luglio. Dove? A Orlando, la soluzione di maggior gradimento ormai da molto tempo.
Insomma, la testa al toro è finalmente stata tagliata. Anche a quello dei Chicago Bulls, purtroppo. Infatti, nella ripartenza saranno coinvolte solo 22 franchigie – 13 della Western Conference e 9 dalla Eastern Conference – e i Bulls sono tra le otto squadre che non riprenderanno a giocare. Le altre sono: Cleveland Cavaliers, Minnesota Timberwolves, Atlanta Hawks, Detroit Pistons, New York Knicks, Charlotte Hornets e Golden State Warriors. Franchigie la cui stagione non aveva oramai più nulla da dire. Ad esempio, il team di coach Kerr, al momento dello stop, sostava all’ultimo posto della Western Conference con 15 vittorie e 50 sconfitte e la corsa ai Playoff era effettivamente già finita.
Queste le parole, espresse attraverso un comunicato, del presidente dei Minnesota Timberwolves Gersson Rosas:
“Siamo delusi che la stagione per il nostro team e i nostri tifosi sia giunta al termine, ma comprendiamo e accettiamo il piano della lega di proseguire con 22 squadre. È importante che la franchigia si comporti da buon compagno non solo in NBA, ma anche accanto alle altre 29 squadre per supportare lo sforzo nel completare la stagione e nel preparare la prossima in maniera sicura e salutare.”
Le franchigie tagliate fuori non hanno sicuramente perso l’intenzione e la voglia di riprendere a giocare. Ma, stavolta, c’è stato bisogno di un sacrificio.
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