La decisione che tutti noi appassionati di basket, e sopratutto di NBA, stavamo aspettando è finalmente arrivata. La stagione interrotta lo scorso 11 marzo avrà un seguito e verrà portata a termine. Le 22 franchigie riunite per la ripresa – 13 della Western Conference e 9 dalla Eastern Conference – continueranno a darsi battaglia sul parquet e avremo di nuovo un vincitore al termine dei Playoff, scenario che pareva improbabile fino a qualche settimana fa.
Orlando sarà la fortezza adibita alla protezione dalla pandemia, la quale negli Stati Uniti incute ancora paura a livello di contagiati e deceduti: rispettivamente, quasi due milioni e circa 110mila. Il luogo in cui la lega ha deciso di far riprendere le danze non è certamente immune da questo nemico invisibile e, uno degli interrogativi più grandi riguarda la tabella di marcia da seguire nel caso in cui vengano scoperti nuovi positivi al virus. Poco importa se si tratti di giocatori o di membri dello staff.
Una risposta estremamente affidabile è arrivata dal commissioner Adam Silver, che ha affrontato il tema durante la sua partecipazione al programma NBA on TNT. Alla domanda di Charles Barkley circa la possibilità di escludere l’intera squadra nel caso in cui un suo membro risulti positivo ai test, Silver ha risposto così:
“La risposta è che non crediamo che questo sia necessario.”
Poi continua:
“Ci siamo confrontati con un gruppo di esperti e con le autorità di salute pubblica in Florida. Se siamo in grado di fare i test tutti i giorni e di tracciare tutti i contatti che un giocatore ha avuto, allora siamo in grado sostanzialmente di isolare il giocatore e di separarlo dall’intera squadra. E stiamo tuttora continuando a fare test. La convinzione è che non avremo bisogno di chiudere tutto se un singolo giocatore risulta positivo ai test.”
Questa è la volontà del commissioner e di tutta la lega: portare a termine la stagione, costi quel che costi.
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